
Villa Necchi Campiglio, donata nel 2001 al FAI dalle sorelle Gigina Necchi Campiglio e Nedda Necchi, è stata aperta al pubblico dopo un lungo lavoro durato più di tre anni. I lavori di restauro, necessari al ripristino dell’immobile e all’adeguamento degli impianti e degli spazi, sono stati curati dall’architetto Piero Castellini – nipote del progettista arch. Piero Portaluppi – che ha diretto gli interventi in maniera rispettosa tenendo presenti, ove possibile, le soluzioni originarie del nonno. Il lungo lavoro ha portato alla luce particolari architettonici e di dettaglio quasi impensabili al giorno d’oggi. “Scrostando gli intonaci, durante il restauro, su una parete abbiamo trovato persino gli schizzi per le sedie” dice l’arch. Castellini
A Milano, in pieno centro storico, una prestigiosissima villa storica è stata riaperta al pubblico, grazie ad un attento restauro realizzato dal FAI. Villa Necchi Campiglio è una villa unifamiliare realizzata tra il 1932 e il 1935 dall’architetto milanese Piero Portaluppi e di seguito aggiornata dall’arch. Tommaso Buzzi.
La dimora, circondata da un’ampio giardino, in cui trovano collocazione una piscina ed un campo da tennis, rappresenta uno dei primi esempi di architettura razionalista in cui si leggono però ancora gli influssi del precedente gusto Decò. Il complesso residenziale non ha mai subìto modifiche sostanziali legate ai cambi generazionali o ai bombardamenti bellici, e così come fu progettato dall’arch. Portaluppi è giunto a noi.
La famiglia Necchi Campiglio, esponente della borghesia industriale lombarda, ha arricchito l’architettura della casa con eleganza e con un gusto molto raffinato, attraverso una riuscita fusione di arti decorative, mobili e opere d’arte.
Gli ampi volumi interni, la preziosità dei materiali e il vasto spazio dedicato alle sale di rappresentanza contribuiscono a raccontare la storia della Milano della prima metà del Novecento, con i suoi riti, le sue mondanità, le sue etichette. Allo stesso tempo, hanno un’importanza notevole tutti gli spazi di servizio, come gli office, le cucine, i bagni, ambienti tutti dotati di arredi ed impianti tecnici originari.
Da casa privata a museo aperto
Con il restauro della Villa e la trasformazione da casa privata in museo aperto al pubblico, è cambiato l’utilizzo degli ambienti. Per questo motivo hanno assunto molta importanza tutti gli interventi di integrazione degli impianti che hanno permesso di realizzare questo importante recupero funzionale dell’edificio, che diviene in tal modo un luogo multifunzionale, che è possibile fruire come visitatore, nel quale si possono organizzare mostre temporanee, cene di rappresentanza, conferenze, eventi ecc.
Inoltre – a completamento di questo intervento di valorizzazione – si collocano le due importanti donazioni che sono state fatte a restauro ultimato: la straordinaria collezione di opere d’arte del primo Novecento della gallerista Claudia Gianferrari, con importanti opere di Sironi, Martini, de Chirico e altri e la raffinatissima collezione di dipinti e arti decorative del XVIII secolo di Alighiero ed Emilietta De’ Micheli, che annovera- tra le diverse opere – tele di Canaletto, Rosalba Carriera e Tiepolo.
Il progetto di illuminazione
Il progetto di illuminazione, sviluppato in stretta collaborazione con il FAI e con gli architetti coinvolti nel restauro dell’intera villa, è stato concepito cercando di mantenere inalterata l’atmosfera di una casa privata.
Sono state sviluppate tre differenti tipologie di illuminazione, in funzione delle svariate esigenze funzionali: luce storica, in cui l’illuminazione generale è data dalle lampade originarie restaurate e migliorate dal punto di vista delle sorgenti luminose; luce di integrazione, in cui gli apparecchi di illuminazione sono nascosti tra gli arredi e l’architettura; ed infine una luce per l’arte, modalità della quale l’illuminazione d’accento mette in risalto le opere più importanti e significative della casa e della collezione Gianferrari.

I quattro piani della villa sono stati riletti attraverso l’illuminazione in relazione alla loro destinazione d’uso: nei due “piani nobili“, il rialzato e il piano primo, vi è il cuore della “casa” in cui si trovano le stanze più belle: la biblioteca, la veranda, le camere da letto, l’ufficio, la sala da pranzo ecc.
In questi spazi, l’illuminazione si presenta come un filo conduttore che avvolge ed esalta gli ambienti senza nessun intervento invasivo, sia dal punto di vista estetico che costruttivo; tutti gli apparecchi sono stati dotati di una luce di colore caldo, sono integrati negli arredi o nascosti dietro essi, portano accessori antiabbagliamento e diffusori per una luce più omogenea e delicata.

L’obiettivo era quello di realizzare una luce d’accento, per creare atmosfera e mettere in risalto sia i particolari architettonici, che le rifiniture degli arredi, o le importanti opere esposte, senza però far percepire la presenza degli apparecchi.
Nel piano interrato e nel sottotetto gli ambienti preesistenti sono stati adattati alle esigenze funzionali, che variano da spazi per conferenze, cene, rinfreschi, mostre temporanee; pertanto anche l’illuminazione, al fine di creare le corrette condizioni luminose per ogni evento, è stata realizzata facendo convivere sia una luce diffusa e fluorescente (ad esempio per i momenti in cui si necessita di un compito visivo elevato, come durante le conferenze), che una luce puntiforme ed alogena per creare atmosfera durante le cene ed i rinfreschi, e allo stesso tempo mettere in risalto le opere esposte durante le mostre.
In questi due piani è stata inoltre predisposta la possibilità di creare scenografie luminose, grazie all’utilizzo di uno speciale pannello touch screen, che rende il sistema più flessibile e facilmente gestibile dall’utenza finale.
L’illuminazione esterna
Il progetto si completa con l’illuminazione degli ambienti esterni, dove è stato ricreato un effetto moonlighting nei percorsi del giardino, attraverso proiettori che simulano il rapporto luce/ombra che si crea nelle ore del giorno; una luce d’accento su alcuni alberi del percorso, sulle statue, e in alcune zone del giardino particolarmente significative, come nel pergolato vicino alla piscina, negli ingressi, nell’orto ecc.
Le zone di bar, caffetteria, bookshop e il campo da tennis completano il tutto attraverso un’ illuminazione scenografica ma anche funzionale realizzata mantenendo la filosofia adottata negli ambienti interni e nel giardino, che prevede l’inserimento non invasivo di apparecchi di illuminazione con l’intento di creare il giusto connubio tra le esigenze tecniche e quelle estetico/storico.

L’intero progetto è stato realizzato con apparecchi di serie e speciali Fosnova Disano, sponsor tecnico, sia per quanto riguarda gli interni della villa che per gli esterni.
(Barbara Balestreri, Lisa Marchesi)
Milano, Villa Necchi Campiglio

Direttore generale culturale: dott. Marco Magnifico
Curatrice: dott.ssa Lucia Borromeo
Responsabile della proprietà e coordinatrice eventi: arch. Paola Candiani
Responsabile ufficio tecnico: ing. Giorgio Rigone
Una serie Direttore lavori: dott. ing. Gianluca Arrighi
Restauro: arch. Piero Castellini
Progetto organizzazione estetico-funzionale e adeguamento per l’accoglienza del pubblico: arch. Corrado Anselmi
Allestimento e progettazione ristorante: arch. Nicola Saibene
Progetto di illuminazione: studio Balestreri Lighting Design, Barbara Balestreri con Lisa Marchesi