
La nuova sede della Fondazione Fashion Research Italy (FRI) sorge ad est della città di Bologna, nella zona artigianale Roveri, all’interno dei volumi architettonici anni ottanta rinnovati del Gruppo La Perla, importante brand del lusso
La Fondazione FRI Fashion Research Italy è stata voluta dal suo patron e Presidente, Alberto Masotti, con l’obiettivo di mantenere un equilibrio tra passato, presente e futuro all’interno di un grande polo didattico, espositivo e archivistico dedicato alla formazione, all’innovazione e alla valorizzazione del settore moda, fra gli elementi chiave del sistema economico produttivo italiano.
Il concept architettonico e il Design degli arredi
I corpi di fabbrica originari sono stati oggetto di un progetto di completa ristrutturazione a cura dello Studio Cervellati e Associati ed in particolare gli spazi della nuova Academy, fulcro dell’intero progetto, che si sviluppano su due livelli e si allungano tra i due edifici esistenti, collegati fra loro da una passerella fortemente iconica.

L’ arch. Pierluigi Cervellati con il suo team ha sempre amato il riutilizzo e la rigenerazione degli edifici: in questo complesso iniziato negli anni Ottanta, si leggono i tratti tipici della cultura architettonica del territorio con un richiamo estetico ai fienili dei casolari contadini, integrati con tecnologie di ultima generazione, che lo hanno convertito in un edificio hi-tech.
L’interessante manufatto centrale a forma di ellisse dove troviamo l’elemento della passerella è un elemento forte di giunzione e snodo e nel concept architettonico il rivestimento materico esterno viene caratterizzato da una texture in solid surface¹, scelto proprio per evocare un tessuto, una trapunta: si tratta di elementi compositivi che emergono nell’insieme di notte, valorizzati dalla luce generata dagli incassi tra le lame della porzione curvilinea.
Lungo la passerella, veniamo introdotti in modo simbolico al mondo del Fashion attraverso una sfilata virtuale di monitor video: qui troviamo un allestimento (a cura di Videoworks), la prima installazione di questo tipo al mondo per dimensioni e tipologia di video (otto schermi da 85” disposti in modalità portrait) che ci propone di fatto un unico grande display da oltre 16 mln di pixel, mentre un potente sistema di diffusione sonora digitale ad alta definizione permette all’ospite di immergersi completamente nello spettacolo multimediale.


Oltre l’ingresso neoclassico preesistente, il primo edificio ospita la reception, le aule multimediali, le sale meeting/laboratori workshop, la sala professori e l’Auditorium.
Ritornando poi allo spazio della passerella, la sfilata virtuale culmina all’interno della palazzina espositiva con un’altra installazione luminosa, evocazione di una figura femminile, alta oltre 10 m e definita da 21.120 LED inseriti all’interno di 5.280 sfere bianche opaline, un’opera realizzata da Senso – Immersive Experience che grazie ad un software di gestione dedicato (VJ) permette il controllo di ogni singolo LED la creazione di forme 3D, consentendo alla luce di fondersi con le componenti sonore, sottolineandone l’aspetto emozionale.

Gli spazi della seconda palazzina sono invece articolati in biblioteca, area archivistica, area espositiva ed area uffici. Il Design scelto per gli arredi è di estrema semplicità, con tinte neutre giocate sul grigio e la presenza del legno negli spazi principali della reception e della biblioteca, e su colori forti e decisi per le sedute delle aule, come il rosso, blu, giallo, verde.Il logo FRI Fashion Research Italy campeggia in rilievo sui principali desk.
Le scelte del lighting design

Sul piano del progetto della luce, l’approccio seguito dallo studio Cervellati – che ha collaborato qui strettamente con l’arch. Chiara Rinolfi (Studio Riluce) per le scelte illuminotecniche – è stato quello di realizzare una luce al servizio delle esigenze dell’architettura, non connotata da elementi troppo caratterizzati in un contesto come questo dedicato alla moda, che per coerenza deve essere ‘allestito’ con immagini, pannelli, video, installazioni e set a carattere temporaneo.
Il tema progettuale sviluppato dall’arch. Chiara Rinolfi dello Studio Riluce ha visto quindi per la Fondazione la realizzazione di un impianto di illuminazione gestito da un sistema domotico DALI, che opera su una temperatura colore di 3000 K in tutti gli spazi e rende invitante questo contesto architettonico minimale caratterizzato dalle tonalità dai bianchi, che sarebbero risultati troppo freddi con temperature colore più elevate. Sono stati previsti alti livelli d’illuminamento nella maggior parte degli spazi (300 lux), ma dimmerabili e con rilevatore di presenza annesso.
Sotto l’elemento elissoidale, la reception accoglie il visitatore con un’illuminazione diffusa definita da tagli di luce ad incasso posizionati parallelamente secondo una sorta di codice a barre (profili Macrolux e stripLED da 19,2W/ ml di LineaLight). Nei corridoi e lungo le scale un’unica linea luminosa ad incasso radente accompagna il visitatore creando forti linee guida. La presenza di apparecchi ad incasso IP40 (da 13,9 W di Egoluce) sottolinea la curvatura nell’atrio di ingresso, ripresi negli intervalli di posizionamento sul registro alto in esterno da incassi stagni (di Ares) posizionati tra i brise soleil dell’auditorium.
Nelle sei aule i profili sono a sospensione, più potenti e con schermo prismatizzato x mantenere l’UGR < 19. Per questi spazi sono stati richiesti elevati livelli di illuminamento (500 lux) anche per un utilizzo eventuale da parte di pubblici differenziati e per assecondare i più differenti approcci didattici.
Sono in tutto 150 le postazioni dotate di strumenti di interazione digitale per garantire la miglior esperienza d’aula ai docenti e agli studenti che hanno modo di condividere elaborati, file e momenti di brainstorming grazie a lavagne multimediali e workstation virtuali.

Al primo piano, la sala riunioni/auditorium traspare di giorno e di notte dall’ellisse prominente sull’area esterna: in questa zona la presenza di incassi circolari di caratterizza lo spazio parzialmente schermato sul corridoio da pannelli in lamiera metallica che ne seguono l’andamento (di Esse-ci, con potenze di 18, 26 e 60 W).
L’edificio dove sorgono le aree biblioteca, archivistica, espositiva e uffici è caratterizzato da 2000 m² di open space su tre piani, ottenuti tramite lo svuotamento interno della palazzina a 4 piani recuperata, e consente la massima flessibilità per accogliere esposizioni, spettacoli, incontri ed è una delle collezioni di design tessile più importanti in Europa.

L’esigenza era quella di avere luce per tante diverse occasioni: sul plafone scuro dove insistono pannelli quadrati bianchi fonoassorbenti sono stati disegnati due tagli di luce quadrati paralleli uno dentro l’altro: all’interno del primo sono state posizionate stripLED da 19,2W, mentre nel quadrato esterno binari con proiettori Par 90 (di Lucifero’s con 24W e angolo di emissione 15°) per un’illuminazione più puntuale.
( a cura di arch. Giordana Arcesilai, lighting designer – Bologna)
¹ – Il solid surface è un materiale composito avanzato, e il suo potenziale di trasformazione è stato discriminante per la scelta del materiale: morbido, caldo al tatto ma anche luminoso, profondo, facilmente riparabile e al 100% riciclabile
BOLOGNA – FRI FASHION RESEARCH ITALY
Committente: Privato
Architetto: arch. Pierluigi Cervellati – Studio Cervellati Associati
Gruppo di progetto: Ulrich Seum, Pier Luigi Cervellati, Federica Finelli, Giorgio D’Albano, Ana Bigarella, Duilia Madonia
Consulente per il lighting design: arch. Chiara Rinolfi – Studio Riluce
Rivestimento ceramico di facciata: Porcelanosa
Impianti audio-video: Videoworks, Senso Immersive Experience
Appaltatore principale: Paolo Castelli SpA
Superficie lorda: 6.180 m²
Costo dei lavori: 8.700.000 Euro
Fotografie: © Daniele Domenicali, © Ulrich Seum
STUDIO CERVELLATI ASSOCIATI
Lo Studio Cervellati Associati è uno studio di architettura specializzato nel settore Restauro e Recupero a livello edile ed urbano garantendo ai propri clienti soluzioni che possano conciliare l’aspetto di ricerca tecnica e intellettuale con l’elaborazione “artigianale” del progetto. Il processo creativo fa parte del più ampio processo produttivo, bilanciando ricerca, sperimentazione, esperienza e know-how