
A seguito di un concorso bandito dall’Arcidiocesi di Lucca volto alla promozione di nuovi modelli di edilizia di culto, ed un cantiere durato più di due anni, il quartiere operaio del Varignano a Viareggio ha visto nascere con il nuovo complesso parrocchiale della Resurrezione di nostro Signore un luogo di comunità aperto, motore di rigenerazione sociale e urbana all’insegna della sostenibilità
Un complesso parrocchiale dalle radici profonde, capace di rinascere dalle proprie ceneri per diventare un nuovo luogo aperto alla comunità del quartiere e alla città. Con questa importante premessa, lo studio di progettazione italiano TAMassociati – famoso in tutto il mondo per i suoi importanti interventi nell’ambito del social design – ha voluto realizzare con il nuovo complesso parrocchiale della Resurrezione di nostro Signore a Viareggio, consacrato l’8 giugno 2019, una vera e propria “chiesa fabbrica”.
Per gli architetti di TAMassociati l’obiettivo da raggiungere era infatti quello di offrire “…un segnale forte di rinnovamento per l’intero quartiere e un modello di partecipazione tra committenza, progettisti, attori sociali e istituzionali, aperto alla città. In questo edificio l’aula liturgica, in grado di ospitare oltre 400 fedeli, la canonica, le aule per la catechesi, le zone per lo studio, il gioco e l’incontro di associazioni e comunità, le aree verdi, il sagrato e il nuovo campanile sono il cardine di un processo di rigenerazione urbana in un’area cittadina storicamente difficile. Un compito, e un fine, impegnativo dell’architettura, che aveva il dovere di rendere il nuovo complesso un terreno fertile e un centro propulsivo di rigenerazione anche sociale”.
Il concept del progetto architettonico
Il progetto architettonico è stato sviluppato per ottenere un grande edificio in grado di contenere spazi per varie attività, di natura sia liturgica che sociale, con aree dedicate anche all’incontro delle varie associazioni di quartiere; si tratta infatti di un complesso di circa 1700 m², che si completa ulteriormente grazie anche alle aree verdi ed al sagrato che ospita il nuovo campanile.
L’intero concept architettonico è stato pensato dallo studio di architettura con sobrietà concettuale e costruttiva, senza alcun monumentalismo sfrontato, in modo da porsi come memoria e rinascita delle radici attraverso il coraggio, la semplicità e la grande cura nei dettagli simbolici: “La nuova chiesa della Resurrezione non vuole cancellare l’identità dell’attuale edificio, né vuole “dimenticare” una memoria così stratificata e condivisa nel quartiere. Vuole piuttosto comprendere le ragioni e la forza che hanno generato quel progetto, e restituirle alla comunità in un nuovo edificio collocato in contesto adeguato, bello ed accogliente, che mantenga il senso ed il valore di quell’esperienza umana e cristiana, rinnovandone la grande originalità”, così raccontano gli architetti.
Da un punto di vista architettonico, il progetto si snoda tra percorsi lineari e volumi semplici, dove le funzioni liturgiche e sociali si compenetrano: una chiesa che si fa casa, si apre a spazi luminosi interni che sfondano il volume principale, che si dischiude sul patio e dialoga con i locali parrocchiali.
Dalla grande aula con l’immensa vetrata, che si pone come un vero e proprio fondale per il presbiterio, e che richiama il cielo giottesco della Cappella degli Scrovegni, alla eterea fonte battesimale, dalla simbologia molto densa delle opere d’arte, sino al soffitto, il tutto richiama al tema dell’ascesa con una simbologia serrata e delicata, densa e garbata in cui non soltanto lo spazio assume un ruolo predominante, ma anche la luce svolge una funzione determinante.
Da un punto di vista tecnico l’edificio appare invece come altamente performante, sia per il risparmio energetico, sia per la manutenzione: la costruzione, in pannelli di legno X-lam, è dotata di semplici tecnologie per il ricambio e il trattamento dell’aria primaria, alimentate da un campo fotovoltaico da 27 kW posto in copertura.
Al comfort ambientale dell’edificio, gli architetti hanno dunque affiancato un progetto di manutenzione a basso costo così come un progetto di illuminazione che pone quali obiettivi principali il risparmio energetico e la valorizzazione dell’architettura. Ecco che quindi piani, sequenze e viste architettoniche sono ideate per “unire” gli spazi sia interni che esterni ed il progetto della luce segue questo particolare concept architettonico andando ad integrarsi perfettamente, valorizzando gli ambienti e diversificando le soluzioni in relazione alle esigenze.
Le forme della luce naturale come esperienze simboliche
Il concept di illuminazione parte dal presupposto che nel progetto per una chiesa la luce è fondamentale in quanto luce di Cristo: è il luogo della comunità dove si ritrova la luce del Signore.
Il “pensiero luminoso” è stato in questo senso pensato a più mani dagli architetti di TAMassociati, dal liturgista Alessandro Toniolo e dal parroco Don Marcello Brunini. Punto di partenza è stato l’orientamento N/S della chiesa stessa, una vera eccezione rispetto allo standard realizzata così come avveniva per alcuni edifici monacali con abside puntato verso la stella polare ad indicare un punto fisso come meta e guida per i fedeli.
La luce naturale è preponderante in questo concept e la volontà è stata quella di lavorare con la luce che arriva dal Nord, fredda ed in grado di far vivere al popolo di Dio una nuova esperienza.
Sono stati analizzati tre elementi importanti: il presbiterio, con la vetrata illuminata in maniera omogenea e senza alcun tipo di abbagliamento, che ricorda un cielo e diviene un vero punto cardinale; i lucernari, che fanno entrare una luce dall’alto fredda in tutta l’aula liturgica, quasi a ricordare il baldacchino che copre la comunità raccolta in preghiera, come la luce dello Spirito Santo che cala, protegge e scalda i fedeli; il battistero, dove una luce ‘lavorata’ attraverso tagli zenitali mette in risalto la scultura presente, quasi a ricordare una cascata di luce che scendendo dall’alto rimanda al battesimo. Tre elementi nei quali la luce naturale doveva quindi emergere ed essere protagonista della scena.

la scelta di apparecchi con toni neutri della luce a 4000K che dialogano per contrasto con i toni tenui delle finiture degli arredi della grande aula (photo: © Andrea Avezzù)


L’illuminazione artificiale e il progetto illuminotecnico
In coerenza a queste scelte, il progetto dell’illuminazione artificiale è stato sviluppato con prodotti a scomparsa, integrati nell’architettura e in grado di creare luminosità senza essere visti.
Era inoltre necessario avere un passaggio progressivo per mantenere l’atmosfera di luce mistica e questo è stato possibile grazie all’utilizzo di un sistema di gestione DALI in grado di regolare la quantità della luce artificiale in funzione di quella naturale.
A completamento di questa luce che avvolge i fedeli, una serie di interventi dedicati di illuminazione per alcuni particolari come il grande crocifisso, posizionato alla destra del presbiterio, recuperato dalla chiesa preesistente, e l’affresco, anch’esso recuperato.
Tramite questi inserimenti il tema della memoria appare enfatizzato dalla luce artificiale attraverso scenografie particolari. Il filo conduttore di tutto il progetto risiede nel rapporto tra luce e materiali, che sono stati scelti in relazione proprio alla loro reazione agli effetti luminosi: ecco dunque la scelta di legno, vetro, oro e materiali lapidei. Il progetto della luce artificiale va a supporto di quella naturale trasformando la chiesa in un regno della luce, attraverso scenografie luminose che si mettono in funzione nel momento in cui la luce del sole inizia a calare.
Il progetto illuminotecnico per l’intero complesso è stato eseguito, seguendo le richieste dello studio di architettura, da Performance iN Lighting che attraverso l’ampia offerta, in termini di apparecchi disponibili, ha soddisfatto le varie esigenze illuminotecniche sia per gli spazi indoor che per quelli outdoor, garantendo elevati standard qualitativi e offrendo condizioni ottimali di comfort visivo, e una costante attenzione rivolta ai costi di gestione. Per tutti gli ambienti sono stati scelti apparecchi con sorgenti a LED, e temperature colore di due tipologie, calda a 3000K e neutra a 4000K, con potenze contenute da 16 fino ad un massimo di 70 W.
Per quanto concerne la scelta degli apparecchi è stata prestata particolare attenzione all’illuminazione degli spazi interni; entrando nella sala dell’assemblea infatti si viene immersi in un vero e proprio oceano di luce. L’illuminazione è ottenuta dal dialogo tra la luce naturale zenitale, che proviene dagli ampi lucernari, con la luce fornita da incassi a soffitto (serie NV414NL LED) e da apparecchi lineari (SL764EB LED) incassati nei rivestimenti in cartongesso delle strutture trasversali del tetto.

La scelta degli apparecchi, del tono cromatico della luce e l’utilizzo di diffusori opalini permette di ottenere un corretto comfort visivo in modo da non affaticare la vista dei fedeli.
L’immensa vetrata è stata enfatizzata attraverso la scelta di apparecchi con toni neutri della luce a 4000K che dialogano per contrasto con i toni tenui delle finiture degli arredi della grande aula, creando un punto di attrazione dell’attenzione verso il presbiterio. Dal lato opposto, esternamente, la vetrata prende vita grazie alla luce dei proiettori professionali (serie GUELL) di diverse taglie.
Per le sale di aggregazione, le aule polifunzionali, gli spazi di servizio e gli ambienti della casa canonica posta al piano superiore, sono state scelte varie tipologie di apparecchi che sono in grado di fornire un’illuminazione efficiente e corretta per ciascun ambiente: apparecchi ad incasso (serie DLSB220 LED e NV414LED) forniscono l’illuminazione generale, pannelli luminosi rettangolari e tondi sono utilizzati invece per l’illuminazione diffusa e altri apparecchi (serie MIMIK e QUASAR) sono utilizzati per illuminare le pareti.

L’illuminazione esterna del complesso è risultata altresì fondamentale per la sua valorizzazione nell’ambiente circostante.
Alcuni apparecchi (serie MIMIK 30) illuminano le pareti perimetrali del piano terra definendo i volumi architettonici attraverso un ricercato equilibrio tra luce e ombre, mentre le pareti superiori della grande aula dell’assemblea sono illuminate nella loro interezza con una buona uniformità grazie ai proiettori (serie GUELL) che inondano le superfici di luce.


Il sagrato, il giardino esterno e le aree verdi a ridosso del corpo di fabbrica sono a disposizione del quartiere come centro di aggregazione per la comunità: per questo l’illuminazione pianificata ha messo in sicurezza queste zone con apparecchi su palo per l’illuminazione urbana (serie SPILLO e THEOS MINI).
(a cura di Lisa Marchesi, lighting designer – mldlab, Milano)
VIAREGGIO. COMPLESSO PARROCCHIALE DELLA RESURREZIONE

Progetto architettonico: TAMassociati
Lighting concept: TAMassociati, con il liturgista Alessandro Toniolo e il parroco Don Marcello Brunini
Consulenza illuminotecnica e apparecchi di illuminazione: Performance iN Lighting
Opere arte: maestro Marcello Chiarenza
Opere fotografiche: Andrea Avezzù
Paesaggio: Agrisophia Progetti
Progettazione strutturale: Milan Ingegneria

Progettazione meccanica: K&G progetti
Progettazione elettrica: Ghetti & Formignani Associati
Acustica: prof Barbaresi, prof D’Orazio – UniBO
Computi: studio Forghieri
DL strutture e Sicurezza: studio Marino
Responsabile Procedimento: arch. Marco Bettini
Collaudatore: ing. Raffaelli
DATI DI PROGETTO
Superficie lotto: 4123 m² lotto edificabile e 1071 m² giardino
Superficie coperta: 1616 m²
Superficie lorda totale: P0 1428 m², P1 254 m²
Volume totale: 7229,84 m³
Importo lavori – imponibile € 2.317.550,57