Un nostro incontro con il fondatore di uno dei più grandi brand internazionali dell’illuminazione, un testimone attento delle nuove tecnologie e del mercato, designer e da sempre con Artemide partner dei nomi storici del design e dell’architettura

Il confronto con le nuove tecnologie e con le differenti possibilità poste dall’evoluzione dell’elettronica nel controllo e nella gestione dei sistemi di illuminazione ha visto quest’anno in modo particolare Artemide al centro della proposta di differenti itinerari, che vedono da una parte la presentazione di prodotti concettualmente nuovi, che integrano architetture di gestione inedite, insieme a riletture innovative di soluzioni già a catalogo.
Di questo e altro abbiamo parlato con Ernesto Gismondi, Presidente del Gruppo Artemide.
Un linguaggio semplice per l’innovazione
La luce costruisce la percezione dello spazio: sempre di più Artemide ha lavorato su questa idea, e i risultati presentati dall’ultima collezione per l’architetturale sembrano ancora di più evidenziarlo…
“Il tema della costruzione attraverso la luce della nostra percezione dello spazio è per noi una delle condizioni più importanti sulle quali lavorare, un dialogo essenziale: su questa idea abbiamo iniziato a lavorare già ai tempi di “The Human Light”, in un momento nel quale il mercato della luce era molto statico e non si capiva bene che direzione avrebbe preso..
Noi vogliamo fare luce per il benessere, non intendiamo realizzare semplicemente apparecchi, perché la nostra mission è da sempre quella di porre attenzione in primo luogo all’uomo… Da queste premesse abbiamo capito come per riuscire a dare alla luce il suo migliore valore aggiunto è necessario partire dalla ricerca, se no sei costretto ad utilizzare soluzioni preconfezionate e fra loro simili.
Una volta iniziato questo tipo di percorso, l’abbiamo sviluppato a tutti i livelli, non soltanto in relazione al tema delle applicazioni della luce, ma in merito agli aspetti relativi all’ottica e a quelli propri al progetto dell’elettronica, lavorando anche in questo caso per realizzare per il nostro utente un approccio ‘personale’ e mai standard, on/ off, per superare la logica semplice e basica del ‘telecomando’ “
Come vede dal punto di vista della sua esperienza come designer il futuro del progetto? Si lavorerà in modo sempre più rilevante attorno al concept di integrazione tecnologica fra i sistemi di gestione della luce e i nuovi apparecchi o si tenderà a trasferire i risultati ‘visibili’ del comfort del progetto sulle modalità di scelta dell’utente finale?
“Da questo punto di vista sono convinto che sia necessario evitare di creare dei ‘martiri’, ovvero di trovarsi in futuro di fronte a persone che dispongono di ‘macchine’ stupende che possono realizzare effetti meravigliosi e poi devono constatare di non saperle utilizzare!.. Trasferire quindi a senso unico sulle modalità di scelta dell’utente le funzioni di una macchina complessa è qualcosa che resta nella pura teoria.
Questa cosa, abituati come siamo a porre una grande attenzione al mercato, l’abbiamo imparata bene, e preferiamo pensare già oggi per il futuro che il vero problema sia quello di semplificare il nuovo lessico tecnico da rivolgere al cliente che ci permetta di raccontargli meglio gli elementi di novità che devono essere appresi.
Ovvero, il nostro compito è quindi già ora quello di fare sapere all’utente cosa può fare oggi la luce e quali sono gli effetti che si possono ottenere, ma nello stesso tempo dobbiamo trovare il modo di attuare soluzioni di regolazione e gestione dell’illuminazione tali.. che possibilmente evitino ciò che accadeva un tempo in tutte le famiglie, ovvero che ci si debba picchiare ‘per il telecomando’!!!“.
Dalla ‘task light’ alla luce per la grande architettura
Ci vuole raccontare il concept di partenza e le logiche di sviluppo che ha seguito per il design della nuova lampada “ Emera”? E quali erano gli obiettivi in termini di utilizzo da parte dell’utente da Lei pensati nel lavoro di sviluppo condotto insieme a Daniele Moioli sul nuovo prodotto?
“Per ‘Emera’ siamo partiti dal porci una domanda: qual è il bisogno dell’uomo? L’invenzione non precede l’esigenza, può succedere…ma se parliamo della normalità operativa progettuale del nostro mondo, devi riuscire a capire e a partire dalla più piccola e semplice esigenza.

‘Emera’ è una lampada da comodino, caratterizzata da una geometria essenziale pensata per supportare la funzionalità dei singoli elementi. Nella base c’è una zavorra e una batteria a lunga durata, poi il corpo lampada si restringe fino alla giunzione con la testa ottica nella quale è presente il LED centrale.
Dal punto di vista del design, il profilo inclinato della lampada aiuta la diffusione della luce nell’ambiente, mentre l’ottica brevettata permette un’emissione luminosa sul piano perfettamente controllata, uniforme e non abbagliante.
Si tratta di una macchina che vuole essere attenta anche alla logica di prezzo, che estende quindi la sua funzione alla portabilità e alla durata: così nel nostro concept siamo passati da una luce da comodino alla luce da ristorante, una luce concentrata per la funzione che deve esercitare e semplifica la soluzione del problema.
Questa lampada non ha fili, è attivata da un sensore ottico ed è pienamente spostabile, oltre che regolabile. La lampada – che è realizzata con corpo in tecnopolimero e ottica in PMMA – è realizzata in due versioni, quella con batteria (con durata di 4 h), potenza di 3 W (CRI 90, flusso luminoso 100 lm, tc 3000 K) e a tensione di rete (con potenza di 8 W, CRI 90) con flusso luminoso di 800 lm.”
L’esperienza del Design è sempre più un valore da condividere nell’ambito del nostro quotidiano e vostri progetti come quello per la nuova sede della Fondazione Feltrinelli lo dimostrano..
“Vedo abbastanza chiaramente che in relazione agli ambiti cui allude la domanda, a questo punto dell’evoluzione della tecnologia della luce e per i dispositivi di comando che accoppiamo oggi alla luce e sui quali stiamo lavorando, è possibile dire che forse siamo più avanti degli altri, nel senso cioè che abbiamo già individuato con chiarezza la strada da percorrere.
La luce per noi non è più un corpo fisso, non è una lampada o una sorgente LED da applicare. La luce è esattamente qui un invito aperto: cari architetti abbiamo bisogno di voi e voi di noi, in quanto da soli dovreste studiare a lungo una materia davvero ampia e complessa. Così succede che loro ci chiamano e ci dicono: abbiamo questo problema e vorremmo risolverlo. E noi a loro: diteci cosa volete, quanto avete in animo di fare e noi lavoriamo per concretizzare le vostre idee, non dico che risolviamo il problema in modo completo ma probabilmente possiamo individuare insieme le risposte… Certamente quindi continueremo su questa strada di collaborazione e integrazione professionale, abbiamo necessità di questo tipo di clienti..”.


Li Fi & C: il futuro viene dalla ricerca
Dal punto di vista delle tecnologie, oltre alla luce LED, come valuta il futuro delle nuove possibilità in termini di sistemi e soluzioni per quanto riguarda la ricerca? Come vede ad esempio le opzioni applicative possibili legate al Li-Fi e alla trasmissione dati con la luce?
“Questa parte di scelte rientra nel novero delle nostre ricerche più innovative, che fanno capo agli studi applicativi attorno a tutta una serie di soluzioni che hanno gradi di complessità che stiamo studiando a fondo, e un esempio è quello della tecnologia Li Fi che ci consente di trasmettere i dati attraverso la luce.
Un mondo totalmente nuovo che si apre per l’utilizzatore: abbiamo fatto una sperimentazione in tal senso che funziona (sistema ‘Light As Quanta’).

Il sistema utilizza gli stessi LED presenti nei nostri apparecchi ed è operativo in una infrastruttura che gestisce l’informazione e i dati inviati senza alterare le proprietà ottiche e le performance illuminotecniche dell’apparecchio.
La trasmissione è in senso bidirezionale, è possibile inviare e ricevere informazioni grazie alla presenza di un LED IR che rimanda il segnale al ricevitore integrato nella lampada (segnale maggiore di 10Mbit/secondo in download).
La sensibilità del sistema di ricezione è elevata e premette uno scambio dati efficiente fino a livelli di illuminamento di 50 lux, ed il segnale non viene significativamente influenzato da altre fonti di illuminazione presenti nell’ambiente”.

Un’ultima considerazione in merito ad Artemide ed al suo brand: dove vi ha condotti il percorso compiuto fino ad oggi e verso quali prospettive operative si muoverà nel prossimo futuro il Vostro Gruppo?
“Bisogna evitare di confondere i sogni, però noi lavoriamo con i sogni, perché da questi vengono le visioni che poi ci permettono di mettere a fuoco risposte e soluzioni ai problemi.
Noi crediamo di essere su una buona strada; abbiamo sempre ritenuto di sviluppare il futuro della nostra azienda avendo sempre messo i nostri soldi dove servivano: la ricerca, e noi la finanziamo. Dalla ricerca nasce il nostro futuro in termini di prodotto e tecnologie, e dalla ricerca nasce la possibilità di scelta fra percorsi differenti. Inoltre la ricerca ci permette anche di rimanere autonomi rispetto alle esigenze e alla domande del mercato, e questa forse è la cosa più importante.
Forse per risolvere anche un annoso problema che è quello del prezzo della materia prima dei LED sempre in crescita, un modo ci sarebbe: basterebbe forse trovare un accordo e un’intesa fra noi acquirenti”.
Massimo Maria Villa