
La dimensione sociale della luce è un aspetto del lighting design che sconfina dalle relazioni tra progettista e progetto per acquisire un forte legame con la socialità e con le esperienze emotive dei fruitori
Si portano avanti ricerche e lavori nel campo del social lighting, a diverse scale, da quella della progettazione del singolo oggetto ad uso della comunità a sistemi integrati a scala urbana.
Tra etnografia e progettazione
Foroba Yelen: si tratta di un’esperienza tra etnografia e progettazione, realizzata dall’architetto italiano Matteo Ferroni in Mali, a partire da uno studio antropologico sulle comunità rurali dal quale emerge l’importanza della notte nella vita quotidiana dei villaggi. L’autore realizza il primo prototipo di lampione mobile, accolto dagli abitanti col nome di ‘foroba yelen’ (luce collettiva). Una bicicletta, tubi idraulici, alluminio riciclato, un modulo LED assemblato in loco: questi sono gli ingredienti del progetto, che non tarda a diffondersi su richiesta delle associazioni femminili dei villaggi.
Social Light Movement è un’organizzazione filantropica con sede a Londra con lo scopo di creare una rete di lighting designer e altri attori interessati a collaborare sul tema del miglioramento dell’illuminazione in funzione delle persone, in particolare per coloro che non possono fruire di un’illuminazione di qualità a causa dell’ambiente in cui vivono.
Guerrilla Lighting è un evento “dal basso”. Fondato nel 2006, a Manchester, dal lighting designer inglese Martin Lupton, il movimento ha lo scopo di stimolare una discussione sul lighting design a livello urbano, sociale, fornendo un esempio concreto di ciò che si potrebbe ottenere con un’illuminazione adeguatamente progettata. L’obiettivo è quello di far percepire una città diversa e godere della luce pensata per l’evento progettato ma anche sollevare un dibattito sulla illuminazione urbana e sulla professione del lighting coinvolgendo attivamente la popolazione
Un lavoro di ricerca
a) Rapporto e influenza della luce sull’uomo e sulla percezione della città notturna;
b) Incentivo alla dimensione sociale urbana: comfort, accessibilità, interattività e socialità;
c) Inclusione dei cittadini nel progetto di illuminazione urbana.

Sono derivati alcuni approfondimenti: un’illuminazione socio-orientata sembra conciliare scopi ambientali, sociali ed energetici attraverso scenari che trasformano lo spazio urbano con un potere evocativo e, al contempo, ristabiliscono un rapporto di fiducia tra gli abitanti e la città notturna.
Alcune variabili di illuminazione contribuiscono maggiormente alla creazione di un’atmosfera luminosa positiva, evocativa a dimensione umana, in particolare: la distribuzione spettrale della luce bianca, la composizione e distribuzione di luminanza e la prossimità spaziale degli apparecchi di illuminazione.

In aggiunta a ciò, l’illuminazione urbana adattiva ed interattiva sembra influenzare positivamente l’impressione dell’immagine notturna favorendo la personalizzazione dello spazio, la libera socializzazione tra le persone, un senso di maggiore controllo dell’atmosfera luminosa della città.
La ricerca riflette inoltre sul vasto argomento dell’inclusione sociale nel processo di progettazione dell’illuminazione urbana.
Recenti sviluppi e applicazioni della ricerca
Di recente si è cercato di applicare l’approccio progettuale, il metodo e il tema in una proposta progettuale che è risultata vincitrice del concorso internazionale di idee «Urban Lightscape – Paesaggi della città contemporanea» promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti – Cnappc e Aidi, Associazione Italiana. Il progetto proposto «Genius luci» è nato dall’incontro di un team multidisciplinare di progettisti costituito da Daria Casciani, Helena Gentili, D’Alesio & Santoro per l’elaborazione di un nuovo sistema di illuminazione del quartiere romano dell’EUR.

Accanto alla progettazione architetturale tradizionale, l’indagine della dimensione sociale e umana dell’illuminazione è stata effettuata in un’estesa fase preliminare al progetto: al fine di esplorare le esigenze e la percezione locali è stato predisposto un breve questionario on-line integrato con una vasta ricerca etnografica digitale (netnografica).
L’analisi si è inoltre focalizzata sul “considerare la vita urbana prima del luogo e prima della tecnologia” mappando l’uso sociale e la vitalità di EUR di notte, attraverso un analisi dei flussi, dei percorsi, dei servizi, delle zone di aggregazione e delle attività notturne.
(arch. Sara Berta, progettista – Roma)
Ricerca universitaria & social lighting
Social lighting: quali sono a suo parere i temi che andrebbero sviluppati con la ricerca?

Risponde: arch. Matteo Ferroni, Matteo Ferroni Architecture
“..Sono convinto che nel campo del social lighting, perlomeno per come lo intendo io, i “prodotti” tenderanno a scomparire per lasciare il posto a fonti di luce gestite facilmente dalle comunità stesse. Quindi la ricerca scientifica come credo che già avvenga, dovrebbe sviluppare tecnologie sempre più accessibili, economiche e facili da manipolare.
D’altronde osservo che di fatto l’industria dei prodotti sta inevitabilmente diventando un’intermediario non più indispensabile tra l’industria che fabbrica i componenti elettronici – ovvero LED e driver – ed i fruitori, ovvero le comunità. In questo spazio tra tecnologia e comunità dovrebbe invece inserirsi la ricerca nel campo del Design, cioè creare oggetti che siano replicabili e manovrabili dalle comunità stesse e non solo prodotti industriali”.