
A Milano presso il Teatro Nazionale Che Banca!, è in cartellone uno dei più grandi classici del musical, “Singing in the Rain”, dal 19 dicembre fino all’11 gennaio 2020.
Lo spettacolo, prodotto da Stage Entertainment Italia, vede un cast di grande livello, con la regia di Chiara Noschese, le coreografie di Fabrizio Angelini, la scenografia di Lele Moreschi, i costumi di Ivan Stefanutti, mentre il disegno luci è affidato alla cura di Francesco Vignati.
Anche gli attori protagonisti in scena propongono allo spettatore un eccellente livello di versatilità, con ben 13 numeri di danza: Giuseppe Verzicco, nel ruolo di Don Lockwood, Mauro Simone, in quello di Cosmo Brown, Martina Lunghi (Lina Lamon), Massimo Cimaglia (nei panni di R.F. Simpson), Roberto Vandelli (Roscoe Dexter) e Gea Andreotti (Kathy Selden).

In questa edizione del musical si presenta molto bene l’intreccio fra realtà e finzione, persona e personaggio, proposta originariamente dall’invenzione realizzata nella storia, che – come tanti forse ricordano – trova la sua origine dal film del 1952 diretto da Stanley Donen e Gene Kelly, ambientato nel 1927 nel mondo del cinema hollywoodiano, nel momento storico del passaggio dal cinema muto al sonoro.
Lo stesso dualismo espresso dall’alternanza scenica fra finzione cinematografica rappresentata dalle storie dei protagonisti e realtà vera degli interpreti-attori, ritorna in questo spettacolo con nuove accezioni e una fresca e rinnovata lettura.
E la luce ha una parte molto importante nella valorizzazione e nella capacità di mettere in evidenza tutto questo. Ne abbiamo parlato con il light designer Francesco Vignati.
“Il mio studio dello spettacolo è iniziato circa 3-4 mesi prima di andare in prova con il vero e proprio allestimento in teatro, dopo aver ricevuto i bozzetti della scenografia; in quella fase ho iniziato a scegliere sia la tipologia dei proiettori come il loro posizionamento in scena, con l’obiettivo di avvicinarmi il più possibile al risultato finale chiesto dallo scenografo”.
“Mi sono documentato, conoscevo bene la storia e il musical e quindi ho preso quella linea guida anche rispetto al film, avendo in mente gli esiti della prima produzione teatrale fatta a Londra, e quelli dell’edizione realizzata a Broadway nei primi anni ’80”.
“Quello che ho pensato di fare è stato quindi mantenere il più possibile una ‘luce reale’ su quanto accadeva in scena, sempre in supporto al racconto della storia, ponendo attenzione nel mostrare la successione del tempo, dalla luce in esterni, a quella negli interni, in una corrispondenza tra tempo reale e tempo dello spettacolo. In questo modo lo spettatore viene messo in condizione di contestualizzare quanto accade in scena, dal giorno alla notte, riportandolo alla sua esperienza, pemettendomi anche di dare risalto ai costumi”.
Una attenta ricerca sui colori
Un lavoro molto accurato è stato fatto da Vignati nella scelta della palette cromatica da utilizzare nello spettacolo.
“Ho scelto circa 42 differenti colori per questa rappresentazione, tenendo conto dei colori dei costumi realizzati dal costumista. La scenografia presenta 12 scene differenti che a volte si ripetono con diverse ambientazioni, quindi abbiamo molti cambi scena, interni e esterni, con una serie di set cinematografici”.
“Ho cercato di mantenere il più possibile la naturalezza nelle luci, tranne che nei numeri musicali, dove si rientra nel musical vero e proprio ‘interno’ alla storia e nella rappresentazione dei sogni di quanto i protagonisti/personaggi immaginano in quel momento”.

I risultati armonici proposti dall’immagine di luce in scena sono stati resi possibili da un efficace lavoro del team tecnico creativo, con le precise scelte strategiche della regia di Chiara Noschese e il lavoro di stretta collaborazione intercorso fra il light designer Francesco Vignati e lo scenografo Lele Moreschi.
“Con Chiara Noschese collaboriamo da anni e ci troviamo molto bene nel lavorare insieme e con lo scenografo Lele Moreschi abbiamo trovato per questo musical punti di intesa significativi: ad esempio per l’illuminazione della pioggia abbiamo superato tutte le difficoltà di poterla rappresentare al meglio, per problematiche create dall’impossibilità di testare più volte l’effetto in scena (NdR: sono stati necessari 400 litri d’acqua per realizzare queste scene)”.
“Per il primo pezzo ‘Singing in the Rain’ la cosa è stata più semplice perché avevamo solo un attore da illuminare e quindi la luce era definita da un seguipersona su di lui, e da un minimo di illuminazione generale della scena; in questo caso la pioggia poteva risaltare molto bene, per quel che riguarda invece il medley finale dove tutti entrano in scena con gli ombrelli è stata un po’ più difficile la messa a punto del quadro, in quanto avevamo in contemporanea il problema di illuminare correttamente la scena, la pioggia e i 24 attori in movimento. Tutti gli attori erano vestiti in giallo con ombrelli gialli ed è risultato per noi più difficile allineare, e dare equilibrio a tutto l’insieme”.

L’equilibrio dinamico degli illuminamenti
Per il light designer Francesco Vignati l’obiettivo finale dello spettacolo era quello di ottenere un efficace equilibrio dinamico degli illuminamenti sulla scena.
“Per quanto riguarda le scelte all’interno dell’impianto base – frontali, tagli e controluce dalle finestre sullo sfondo – ho utilizzato un’unica tipologia di proiettore (sagomatore Coemar “Full Spectrum 6 HD” a LED) per non avere problemi di differenze in termini di intensità luminose, o colorazioni della luce…”
“Nello spettacolo ho fatto ricorso sia ad apparecchi per lampade a scarica che ad apparecchi a luce LED, scelta che mi è servita per ‘tornare’ indietro nel tempo, e ho preparato prima con i miei collaboratori tutti i preset di colore. Inoltre abbiamo deciso di utilizzare anche i colori – come il classico ‘caldo’ incandescente – ricreandoli anche con il LED, e si è rivelato un approccio molto funzionale”.
“Il controluce mi è servito molto per costruire quel codice temporale per lo spettatore cui accennavo prima, mentre gli altri proiettori e alcuni speciali li ho utilizzati come rinforzo per illuminare la scena. Inoltre nello spettacolo ci sono molti fondali che entrano e escono, quindi anche la posizione degli apparecchi a loro dedicati era un elemento da progettare accuratamente. Dovevo illuminare nel modo migliore i fondali e far risaltare a un tempo il più possibile i materiali dei tessuti”.
La caratterizzazione dei personaggi e un’invenzione scenica
Dal punto di vista della luce per la caratterizzazione dei personaggi Vignati ha messo a punto per questo musical una soluzione scenica molto efficace.
“.. E’ stato un po’ difficile arrivare a questo con la produzione, però mi sono impuntato e alla fine la produzione mi è venuta incontro. Ho utilizzato tre seguipersona – per una produzione italiana è un fatto del tutto inedito – e questo mi ha permesso di ottenere un risultato rilevante, soprattutto nei numeri di canto (come in ‘Good Morning’) dove avevo tre attori in scena e dove volevo far risaltare il più possibile i loro visi”.
“L’uso multiplo dei seguipersona mi ha aiutato molto perché così non ho dovuto accendere troppa luce, mettendomi in condizione di lavorare il più possibile sulle atmosfere senza andare a ‘sporcare’ troppo la scenografia. Nei numeri di canto gli attori ballano in scena e non hanno una localizzazione fissa: con i seguipersona molto stretti sui loro visi è stato possibile far risaltare al meglio tutti i dettagli della scenografia”.
(Massimo Maria Villa)
Musical “Singing in the Rain”
Dove: Milano – Teatro Nazionale Che Banca!

Regia: Chiara Noschese
Light Designer: Francesco Vignati
Scenografia: Lele Moreschi
Coreografie: Fabrizio Angelini
Traduzione e adattamento testo: Franco Travaglio
Traduzione e adattamento liriche: Gianfranco Vergoni
Supervisione musicale: Simone Manfredini
Direzione musicale: Andrea Calandrini
Costumi: Ivan Stefanutti
Produzione: Stage Entertainment Italy
Gli apparecchi utilizzati
Sagomatori a luce LED RGBW LA, con multichip a 6 colori e canale CCT per il controllo della luce bianca, per temperature colore fra 2700 e 6500 K, con indice resa cromatica medio 90 (Coemar LEDko Full Spectrum 6 HD)
Proiettori Spot testamobile da 1500 W con lampada a scarica, CMY, 2 ruote gobos (Clay Paky “Alpha Profile” 1500)
Proiettori Wash testamobile RGBW a luce LED da 260 W con zoom che va da 58˚ a 11˚ (Martin “Mac Aura”)
Apparecchi strobo ad alta potenza (Martin “Atomic 3000”)
Proiettori seguipersona con lampada a scarica da 1200 W (Spotlight 1200)
Se vuoi vedere la pianta luci dello spettacolo e conoscere la palette colori dei preset vedi qui