
Se ci chiediamo quale forma avranno gli uffici del futuro, la vera domanda da porsi è quale “senso” avranno. Per immaginare come saranno gli ambienti lavorativi nei prossimi 20-30 anni dobbiamo guardare al cambiamento, alla nuova era a cui ci stiamo affacciando: una efficace mostra-installazione al Salone del Mobile ci aiuta a leggere queste tendenze
Nella convergenza tra robotica, intelligenza artificiale, nanotecnologia e genetica si è sprigionato uno sviluppo tecnologico che non è più solo questione scientifica. La tecnologia digitale non solo sostituisce l’uomo nella fatica e nelle operazioni cognitive, ma è diventata e sempre più diventerà la nervatura del reale. Il futuro del progetto dell’ufficio, e non solo, si gioca quindi sulla convergenza tra reale e digitale, uomo e tecnologia, sostenibilità ambientale e sostenibilità dell’essere umano. Il tema cruciale è quindi la ridefinizione del nostro Essere Umani, quindi del Lavoro e delle Organizzazioni. Le organizzazioni del futuro saranno liquide, fluide e con uno scopo condiviso: scopo dell’individuo e dell’organizzazione convergeranno.
Uffici: dal modello ibrido…
Se il vecchio modello organizzativo “activity based” ha orientato il corrispondente modello spaziale dell’ufficio ibrido nel quale l’individuo ha a disposizione un menù predefinito di spazi lavorativi che gli consente di scegliere dove svolgere la propria mansione, questo modello oggi non è più adeguato: infatti in questo modello la griglia predefinita di spazi/oggetti che corrispondono a funzioni/mansioni, si identifica con il momento passato in cui l’ufficio è stato realizzato, nel quale l’individuo si muove verso oggetti finiti e statici.
..Al modello del WorkPlace adattivo
Invece nel nuovo modello che viene proposto dalla mostra-installazione lo spazio e gli oggetti si muovono con l’individuo, in un movimento non riferibile alla sola mobilità, ma più alla capacità intrinseca di adattarsi nell’istante ai mutevoli bisogni, di evolversi e devolversi.
Definiremo il modello spaziale del nuovo “WorkPlace” adattivo: in questo modello le architetture, gli oggetti, gli spazi devono farsi compiuti e finiti, ma al tempo stesso essere non finiti, liquidi, resilienti, scenografia della vita dell’uomo. L’ufficio esce dalla sua rappresentazione statica ed entra nell’era della creatività.
L’architettura dell’edificio deve liberarsi da maglie e griglie, dalla scansione tra corridoio e aree operative, spazi chiusi e spazi aperti: pavimenti sopraelevati, impianti di condizionamento, controsoffitti, sistemi di illuminazione, sistemi di partizione sono modulari certo, ma con una flessibilità limitata, rigidi, perché non corrispondono ai nuovi bisogni, non si muovono con.
Anche i prodotti per l’ufficio non sono attuali, e devono tornare ad essere forme essenziali ed archetipe, non solo da utilizzare, ma da “indossare”, in una relazione libera che in assenza di vincoli in quanto utente potrò stabilire con essi, se si muoveranno con me. Gli elementi di arredo saranno forme semplici e modulari, in grado di occupare lo spazio con regolarità, ma offrire al contempo innumerevoli possibilità di aggregazione e riconfigurabilità.

Il concept della mostra
Il progetto dell’installazione della mostra è una rappresentazione astratta del nuovo modello spaziale di WorkPlace e dei bisogni ad esso sottesi. Lo spazio primario accoglie le aree dedicate ai bisogni (concentrazione, condivisione nelle due accezioni di collaborazione e socializzazione, creatività) che convergono in una grande piazza centrale.
Non c’è soluzione di continuità tra le regioni, e in corrispondenza degli accessi il visitatore può sperimentare il gioco, avviando una relazione diretta con gli oggetti. Quattro elementi chiusi (box) disposti agli angoli accolgono le installazioni di 4 studi di architettura internazionali invitati ad interpretare “Il Senso Felice del Lavoro”.
arch. Cristiana Cutrona, Studio di architettura RE I Value, Milano
Primo Orpilla – Verda Alexander, interior design – Studio O+A
arch. Arash Ahmadi, founder – Ahmadi Studio
arch. Ben Van Berkel, Jeff Povlo – UNStudio & Scape
arch. Alfonso Femia – studio di architettura 5piu1AA
arch.tti Francesco Iannone, Serena Tellini – Studio Consuline A.A.
L’UFFICIO DI DOMANI: LE PAROLE CHIAVE
Adattivo, liquido, poroso, resiliente
Evolutivo, palcoscenico, gioco
Felice, nutriente, fecondo
Innovazione, creatività, serendipità
“A JOYFUL SENSE AT WORK”: IL CONCEPT DEL LIGHTING DESIGN
FraSe, arch. Francesco Iannone, arch. Serena Tellini – Studio Consuline Architetti Associati

Il progetto esprime come si trasformerà il lighting design del futuro nei luoghi di lavoro: sincronico ai nuovi modi lavorativi, innovativo e adattivo, tecnologico e applicato in nuove forme significanti di design libero e flessibile. Lo spazio ufficio del futuro si presenta profondamente diverso dal passato e il progetto di illuminazione sarà coerente a questo.
Human Centric Lighting è qui parametro non solo imperativo ma che rappresenta la necessaria espressività che il design della luce in questi luoghi dovrà avere con nuovi scenari dove la tecnica non è più solo fine a se stessa e ai suoi valori innovativi ma dovrà necessariamente essere messa al servizio dei contenuti estetici dei nuovi luoghi di lavoro.

Il progetto di luce propone anche l’uso inconsueto e giocoso di componenti LED a nastro su supporto flessibile e trasparente, prodotti con una rivoluzionaria tecnologia che vede la parte conduttore e la parte dissipatore applicate su un film micronico trasparente con conduttore di rame.

Questa innovativa tecnologia è realizzata da COOLEDGE, un’azienda canadese che ha immesso sul mercato questi LED di potenza, con una potenza di 90 Watt su un modulo striscia di 6 m.
Il sistema LED è stato inserito in strutture aeree in rete metallica che riportano nell’ immaginario collettivo la figura del Cloud, con tutti i suoi significati contemporanei , luogo dello stoccaggio virtuale dell’informazione del nostro tempo lavorativo.
Gli oggetti derivati e che illuminano lo spazio espositivo sono sincronici al significato dello spazio lavorativo del futuro, flessibili ed immaginativi. A sostenere il lighting design per l’illuminazione generale un notevole sistema di gestione dinamica con modalità subliminale che interviene a produrre e modificare le diverse scenografie luminose dell’area espositiva centrale e del suo perimetro generale con pareti immaginarie ma solide che si muovono in un sistema di scene luminose progettate esclusivamente in modalità percettivo-sensoriale: anche i portali di entrata e l’ area centrale dello spazio mostra concorrono al divenire continuo delle diverse atmosfere.
AHMADI STUDIO
Confidenziale+Sociale
In una società come la nostra in cui il tempo sembra andare ogni anno più veloce e tutto cambia repentinamente, saltano i riferimenti delle persone nel lavoro come nella quotidianità. Occorre immaginare un ambiente lavorativo in continua evoluzione che fonda in un unicum la sfera confidenziale e quella sociale: qui si fa riferimento a due spazi della cultura iraniana, il giardino e il bazar.

UNStudio and SCAPE
Una risposta ludica allo stress
Lo stress da lavoro-correlato è la seconda più frequente problematica di salute legata al lavoro in Europa. Al fattore stress va imputata la perdita dal 50% al 60% di tutti i giorni lavorativi* UNStudio e SCAPE hanno sviluppato una struttura coinvolgente e modulare che propone metodi scientifici di riduzione dello stress in maniera ludica e interattiva, articolata in un’area laboratorio (Living Labs – ‘Reset’) dove i visitatori possono avere un feedback diretto individuale della riduzione dello stress e un’area Ambient Intelligence (AMI), dove l’ambiente elettronico è sensibile e reattivo alla presenza delle persone, attraverso biosensori messi in relazione allo spazio fisico
*Secondo quanto riportato dall’European Risk Observatory Report, 2015, European Agency for Safety and Health at Work


5PIU1AA (ITALIA)
Workplace 3.0. Un pensiero di sconfinamento
Si sta modificando la percezione dell’uso dello spazio secondo un pensiero di “sconfinamento” dei perimetri a cui sino ad oggi lo spazio ufficio rispondeva con logiche gerarchiche e strutturate: oggi lo spazio libero e fluido si definisce invece come condizione non solo di corrispondenza alla nuova società digitale e tecnologica ma allo stesso tempo come potenziale condizione creativa per la ricerca di una innovazione permanente.


La nostra idea è lavorare sulla soglia tra dimensione intima e dimensione collettiva: il workplace del futuro vedrà una maggioranza di spazi dinamici e mutevoli, verso la radicalizzazione di uno spazio articolato che si declina su uno o più elementi fondativi, di anchoring al luogo.
Studio O+A
The Water Cooler (Il refrigeratore dell’acqua)
Il nuovo ambiente di lavoro sarà intuitivamente adattabile ad ogni esigenza fisica ed emotiva. La tecnologia sul posto di lavoro permetterà una transizione fluida dall’ambito creativo ai compiti cognitivi, aprendo la strada per flussi di lavoro più produttivi. Come l’acqua prende la forma del recipiente che lo contiene, così l’ambiente di lavoro futuro dovrà dare forma alle proprie risorse umane in modo che si rigenerino e rinnovino.

Quando la dimensione Tempo è l’Istante
Il cambiamento ha modificato la nostra relazione con lo spazio e gli oggetti, una relazione in cui la dimensione tempo è l’istante. Siamo ubiqui, sincroni, ma non solo, il “qui adesso” è fatto dei 3 tempi di Sant’Agostino: il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro.