LED & Retrofit - Product Design: le tecnologie e i nuovi materiali

Nuove espressioni in un linguaggio consolidato

Gople, Artemide – Design: BIG. La forma elementare dell’apparecchio, in vetro soffiato con una lavorazione particolare, esalta la bellezza del materiale, in questo caso in finitura metallizzata silver o rame (courtesy: Artemide)

La rivoluzione metodologica e concettuale generata dalla rapida affermazione della tecnologia LED ha creato non pochi problemi ai costruttori di apparecchi, che si sono trovati ad aver sicuramente nuovi stimoli e nuove possibilità a livello di mercato, ma hanno dovuto adeguare la loro produzione – o almeno gran parte di essa – alle nuove sorgenti

Il processo di sviluppo dei nuovi prodotti con tecnologia LED ha indotto un nuovo approccio progettuale a livello tecnico e formale, nel quale la drastica riduzione degli ingombri, la diversa tipologia di smaltimento del calore prodotto e le caratteristiche tecniche salienti dei sistemi a diodi hanno favorito un differente approccio al design e all’impiego di materiali diversi ed alternativi.

Nella nuova produzione si è dovuto ridefinire lo sviluppo dei sistemi ottici – riflettori e lenti -, rielaborare le modalità di smaltimento del calore e confrontarsi con ingombri decisamente meno impattanti; nella produzione di pezzi a catalogo è stato invece necessario individuare la modalità più congrua – in termini estetici, qualitativi, energetici ed economici – per riadattare apparecchi di illuminazione concepiti sull’utilizzo di tecnologie di tipo tradizionale, dotate di caratteristiche tecniche e dimensionali molto diverse dalla nuova tecnologia, e non sempre l’operazione di retrofit è stata semplice o immediata.

In una prima fase di transizione fra l’uso delle metodologie applicative, anche le più semplici operazioni di retrofit come la banale sostituzione di una sorgente si sono in certi casi rivelate problematiche.

Talvolta le lampadine LED, pur rifacendosi a tipologie diffuse e consolidate, non ne replicano infatti in modo totalmente identico le dimensioni, creando limiti invalicabili nelle operazioni di upgrade. Molti modelli di apparecchi, divenuti ormai delle vere e proprie icone nel panorama del design, hanno vissuto quindi una fase di stasi nel loro utilizzo ed un’incertezza nelle loro future possibilità applicative proprio a causa della delicatezza di questa fase di passaggio.

Tuttavia questi ostacoli appaiono oggi quasi completamente superati, segnando l’ingresso ad una fase di “maturità” della tecnologia a diodi che per i suoi indubbi molteplici vantaggi ci dà oggi la possibilità di spaziare verso nuove frontiere, sia da un punto di vista formale ed estetico che tecnico e metodologico, garantendo una consistente libertà espressiva, che ha spesso giovato alla nuova identità degli oggetti.

Tecnologia LED per la riedizione di un apparecchio di Design

Le caratteristiche tecniche della tecnologia LED hanno reso possibile, ad esempio, la riedizione di un grande classico della produzione di Artemide, la lampada Boalum, prodotta dal 1970 al 1983 su disegno di Gianfranco Frattini e Livio Castiglioni e leggermente modificata nel 1999, oggi totalmente riconcepita in versione LED sostituendo le sorgenti a bulbo di tipo tradizionale con sorgenti LED ad alta efficienza.

Boalum LED, Artemide – Design: Gianfranco Frattini e Livio Castiglioni. L’apparecchio, flessibile e traslucido, ha una lunghezza di 200 cm e può essere collegato in serie fino ad un massimo di quattro pezzi, arrotolabili a piacere. La miniaturizzazione delle sorgenti enfatizza ed implementa la flessibilità d’uso (photo: Federico Villa) (courtesy: Artemide)

La sua struttura in PVC flessibile traslucido acquista nuovo vigore maggiore personalità grazie all’impiego di 25 chip da 0.8 W ciascuno, con tonalità di luce calda (T=2700 K), che rendono l’emissione ancora più uniforme e rafforzano l’identità stessa dell’apparecchio, concepito come un “serpente di luce infinita”, incrementandone flessibilità e versatilità.

Una semplice operazione di retrofit – con l’impiego di una sorgente LED a bulbo attacco E27 da 20W – ha reso possibile l’upgrade della famiglia delle lampade Laguna, disegnate da Matteo Thun e Antonio Rodriguez sempre per Artemide per un’applicazione custom (l’hotel JW Marriott Venice Resort&Spa), e poi entrate nella produzione di serie a catalogo in tre dimensioni nella versione tavolo, terra, soffitto e sospensione.

Laguna, Artemide – Design: Matteo Thun e Antonio Rodriguez. La collezione della serie da tavolo nelle tre dimensioni a catalogo, nella finitura del corpo in ottone satinato (photo: Miro Zagnoli) (courtesy: Artemide)

I diffusori di queste lampade sono in vetro soffiato lattimo con sfumatura cristallo, che permette di ottenere una luce morbida e localizzata in prossimità dell’apparecchio, ed un’emissione più consistente e decisa verso l’ambiente.

Gople, Artemide – Design: BIG (courtesy: Artemide)

L’applicazione della nuova tecnologia è stata anche un fattore notevole di spinta nel settore della ricerca e nella proposta di soluzioni alternative, come nel caso della lampada Gople , disegnata da BIG- Bjarke Ingels Group per Artemide.

La lampada che vuole riconciliare, attraverso la luce, gli spazi dell’uomo e della natura è stata concepita come un elemento flessibile capace di adattarsi all’evolversi della tecnologia delle sorgenti, presente sia in versione con tradizionale attacco E27 che con tecnologie più innovative.

All’interno di un vetro soffiato a mano secondo un’antica tecnica veneziana che sfuma il vetro bianco in vetro cristallo unendoli durante la soffiatura rendendo così unico ogni pezzo, è racchiusa una innovativa tecnologia RWB (red-whiteblue), che aiuta e favorisce la crescita e la fioritura delle piante e crea al contempo un ambiente ottimale per l’uomo dal punto di vista emotivo e percettivo, in pieno trend “human centric lighting”.

( a cura di arch. Alessandra Reggiani, lighting designer – Roma)