Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno

L’uomo, figura nell’architettura dello spazio

Torino, Palazzo Madama. Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno. A sx, Andrea Mantegna – “Sacra Famiglia con San Giovannino”, (1500 ca), tempera su tela – Londra, National Gallery. Al centro, Andrea Mantegna – “Madonna con il Bambino” (1490 – 1500), disegno – punta metallica rialzata a biacca. Parigi, Fondation Custodia, Collection Frits Lugt. A dx, Andrea Mantegna e Bottega – “Madonna con il Bambino, San Giovannino e Santi”, (1485) ca., tempera su tavola. Torino, Musei Reali. Galleria Sabauda (cortesia photo: Giorgio Perottino)

La mostra a Torino a Palazzo Madama fino al 4 maggio e prorogata per altri tre mesi dedicata a Mantegna, è la prima rassegna in Italia, dopo quella tenutasi a Mantova nel 1961, ad affrontare l’intero percorso dell’artista. Curata da Sandrina Bandera e Howard Burns e Vincenzo Farinella come consultant curator per l’antico, la mostra è organizzata dalla Fondazione Torino Musei, Banca Intesa Sanpaolo e Civita Mostre

All’origine della cultura del Rinascimento

Sandrina Bandera

Vissuto tra 1431 e il 1506, formatosi inizialmente nella città di Padova, centro culturale vivacissimo per la presenza di uno degli atenei più importanti d’Europa, dove già Giotto e Francesco Petrarca avevano lasciato segni indelebili, Mantegna, golden boy, si fa conoscere molto giovane per la sua intelligenza.

Molto presto, lui diciottenne, gli vengono riconosciute dai contemporanei doti eccezionali. Qualità artistiche, attenzione alle sperimentazioni più audaci e grintoso desiderio di conoscere.

Nel suo periodo padovano, che si interrompe nel 1460 con il passaggio alla corte mantovana di Ludovico Gonzaga, mecenate umanista con cui costruì una vera affinità elettiva, riceve alcuni incarichi importantissimi e definisce la sua personalità artistica: Lionello d’Este, coltissimo marchese di Ferrara, nel 1449 convoca Mantegna non ancora ventenne per il proprio ritratto insieme a quello del suo protetto; la Basilica del Santo, centro di pellegrinaggi da tutto il mondo, gli commissiona l’affresco sopra il portale principale (un gigantesco affresco staccato presente in mostra); gli eredi degli Ovetari a Padova lo incaricano per uno dei cicli pittorici più importanti del Rinascimento, la decorazione della cappella dedicata ai santi Giacomo e Cristoforo agli Eremitani, che Mantegna eseguì quasi da solo essendo venuta meno, negli anni, la collaborazione con soci e altre compagnie di artisti.

Infine, l’umanista Gregorio Correr, abate della chiesa di San Zeno a Verona, gli commissiona un grande polittico, che – scardinando la tradizione precedente – costituisce un punto nodale della storia dell’arte italiana: una sacra conversazione inserita, con una visione unitaria, in un padiglione classico, in cui la pittura quasi gareggia con l’architettura e la scultura.

Anticipando il carattere universale che dopo di lui avrebbe caratterizzato gli artefici della “maniera moderna” (Leonardo, Raffaello e Michelangelo), Mantegna sviluppò interessi per tutte le espressioni artistiche e, seppure privo di una formazione letteraria, fin da giovane frequentò poeti e intrecciò amicizie con scrittori e umanisti, entrando di fatto, per usare un recente assunto di Marc Funaroli, nella comunità dei cenacoli dei letterati, un topos del pieno Rinascimento cinquecentesco. Perfino Baldassare Castiglione nel Libro del Cortigiano (esposto in mostra) lo celebra insieme, appunto, ai pittori della nuova generazione.

Come più tardi Raffaello, Mantegna avvertì l’importanza basilare dell’architettura, o meglio, del metodo intellettuale dell’architettura: studiare le proporzioni, misurare, rapportare all’ambiente circostante, costruire spazi virtuali, trasferire dal disegno con metodo scientifico, studiare la figura nello spazio.

Il suo modello di riferimento già a Padova fu Leon Battista Alberti, il più importante maître à penser del tempo. Il fulgido processo di maturazione inizialmente si svolse attraverso la conoscenza del ‘Della pittura’ di Alberti e dei testi di arte oratoria da questi promossi, Quintiliano e Cicerone.

Come la retorica anche l’arte doveva avere il fine elevato di favorire l’etica. ‘Gli uomini da pocho […] sonno innimici dela virtù’, sosteneva Mantegna nelle sue lettere (esposte in mostra). Poi dal sesto-settimo decennio Mantegna si aggiorna sugli altri trattati diffusi da Alberti: il ‘De Statua’ e il ‘De Re Aedificatoria’ (esposto in mostra) e arriva a progettare la propria casa rinascimentale, con un cortile circolare, la cui pianta, ricostruita in scala, ispira la sezione della mostra dedicata all’architettura.

Ma il vero maestro di Mantegna fu sicuramente Donatello, presente con molte opere significative. Attivo a Padova per dieci anni con l’incarico di eseguire i rilievi bronzei dell’altare di Sant’Antonio e per il monumento equestre al Gattamelata, fu un vero punto di riferimento per il nostro. Da lui apprese a rielaborare la classicità, a lavorare attraverso fasi progettuali e a conferire significato intellettuale e morale alle sue figurazioni.

Mantegna fu forse il primo pittore della storia ad apprezzare la potenza e il fascino della scultura in bronzo per l’intrinseca possibilità di esprimere valori etici, tanto che ne imitò la consistenza in molte sue opere dipinte a monocromo, con delicatissimi passaggi, che il pubblico può apprezzare.

Questa lunga premessa è fondamentale per chiarire come un tema così vasto necessita dell’apporto di numerosi strumenti. Un video multimediale (collocato nella Corte medievale a pianterreno) elaborato con l’apporto della documentazione d’archivio e le ricerche dei curatori, è infatti il passaggio fondamentale introduttivo per comprendere il percorso espositivo.

Questo a sua volta, sviluppato nel grande salone al primo piano, attraverso un intelligente percorso a serpentina, è suddiviso in sei sezioni (dedicate a Padova, Mantova e il ritratto, ai Trionfi e antico, al collezionismo, all’architettura, alle incisioni e invenzioni, all’uomo famoso e alla sua eredità).

Torino, Palazzo Madama. Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno. Le fonti dei rapporti di Mantegna con l’architettura e con l’arte classica antica sono visibili in questa sala. A sx, Cerchia di Andrea Mantegna – “Fregio con leoni, bracieri e imprese gonzaghesche” (1494 – 1498), brani di affresco strappato e riportato su tela – Mantova, Musei Civici. Al centro dell’immagine, Arte Romana – “Semicapitello della Porta Aurea di Ravenna”, (prima metà del I sec. d.C.) Museo Nazionale di Ravenna – Polo Museale Emilia Romagna (cortesia photo: Giorgio Perottino)
Torino, Palazzo Madama. Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno. Fra i maestri con i quali dialoga Andrea Mantegna c’è Giovanni Bellini, qui con la sua “Madonna con il Bambino”, (1455 ca.), tempera su tavola – Pavia, Musei Civici (cortesia photo: Fondazione Torino Musei – Marsilio)

Opere importanti di Mantegna e di altri artisti di pari levatura (Pisanello, Giovanni Bellini, Donatello, importanti rilievi archeologici, ecc.) provenienti da musei e collezioni europee e statunitensi, insieme alle lettere autografe del Mantegna e di Alberti, a codici e straordinari oggetti di collezionismo rinascimentale, permettono al pubblico di conoscere la varietà degli interessi dell’artista e il suo ruolo per la nascita e lo sviluppo dei punti nodali della cultura rinascimentale.

Grazie a questa documentazione emerge, per esempio, come l’artista frequentasse i testi di Alberti, come fosse un familiare di Lorenzo il Magnifico, come si rapportava con Isabella d’Este, quale fossero le sue preferenze in fatto di collezionismo.

Alla fine dell’esposizione, attraverso confronti puntuali precisamente esposti, si comprende come la sua eredità fosse destinata non solo al filone classico di Correggio e Raffaello, ma anche a Rubens e a Rembrandt, artisti che nel Seicento perseguirono differenti orientamenti figurativi.

Torino, Palazzo Madama. Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno. Una delle sale dedicate agli anni della formazione di Andrea Mantegna. Al centro dell’edicola espositiva, “Madonna con il Bambino e Santi Gerolamo e Ludovico da Tolosa”, (1453 – 1454), tavola – Parigi, Musée Jacquemart-André. A sinistra nell’immagine, Donatello, “Protome di cavallo (Testa Carafa), (1456), bronzo – Napoli, Museo Archeologico Nazionale (cortesia photo: Giorgio Perottino)
Torino, Palazzo Madama. Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno. Al centro dell’edicola espositiva, “Madonna con il Bambino e Santi Gerolamo e Ludovico da Tolosa”, (1453 – 1454), tavola – Parigi, Musée Jacquemart-André (cortesia photo: Giorgio Perottino)

Il progetto della mostra e il suo complesso allestimento vincono anche la sfida ben più difficile di mettere in risalto il rigore di Mantegna e la sua costante fedeltà ai valori morali ed etici dell’antico. La grandezza di questo fondatore della cultura rinascimentale occidentale è talmente profonda e ricca di valori educativi che ogni generazione dovrebbe, infatti, poterne farne esperienza.

L’esperienza Mantegna: dalle scenografie architettoniche ad una visione ‘dedicata’ delle opere

Loredana Iacopino

Dalla Corte Medievale di Palazzo Madama prende vita “l’esperienza Mantegna” con una grande proiezione immersiva multimediale. Il percorso di visita continua al piano nobile dove, in coerenza all’allestimento curato da chi scrive queste note, gli antichi spazi diventano una cornice indissolubile di un unico grande quadro scenografico, alla scoperta delle opere di uno dei massimi esponenti artistici del Quattrocento.

L’evocazione del cortile circolare della casa del Mantegna a Mantova è il punto centrale della mostra, dove la rielaborazione stilizzata delle geometrie dell’edificio storico e la cromia, richiamano le architetture disegnate dall’artista per la sua dimora. Il quadrato inscritto nel cerchio rievoca il gioco di prospettive presente all’interno del cortile e incornicia la grande volta della sala del Senato.

Attorno a questo spazio centrale si articolano le altre sale espositive. Le linee semplici, l’attento gioco di colori/luci/ombre, la centralità delle opere lungo gli assi prospettici guidano il visitatore ad una contemplazione intima delle opere. I pannelli cromaticamente a contrasto evidenziano le specifiche tematiche del racconto curatoriale.

Sulle architetture auliche delle sale di Palazzo, svelate da una luce soffusa e delicata con accenti sulle modanature principali, si stagliano i volumi allestitivi in cui le opere esposte diventano protagoniste indiscusse, in un continuo dialogo con l’ambiente.

Un’illuminazione di dettaglio – accompagnando il racconto curatoriale – sottolinea l’unicità delle opere esposte e ne esalta la naturale luce intrinseca ideata dagli artisti in epoche lontane e che oggi risveglia antiche emozioni.

Esemplificativa è la sala di Mantova dedicata ai ritratti, dove l’illuminazione sagomata sospende l’intensità degli sguardi dei volti, all’interno dello spazio allestitivo, in un’atmosfera di grande suggestione. Le sale espositive sono intervallate da passaggi e parti di grafica, definite da una luce più intensa, in modo da contrapporre spazi maggiormente illuminati ad altri quasi in penombra da cui emergono esclusivamente le opere esposte.

Torino, Palazzo Madama. Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno. Andrea Mantegna – “Madonna dei Cherubini”, (1485 ca.), tempera grassa su tavola – Milano, Pinacoteca di Brera (cortesia photo: Fondazione Torino Musei – Marsilio)

Una mostra complessa, composta da elementi eterogenei (tra dipinti, disegni, incisioni, manoscritti, sculture) anche per dimensioni e condizioni espositive per la conservazione delle opere.

Tutti gli apparecchi di illuminazione sono dotati di un dimmer di regolazione dell’intensità luminosa, che permette di garantire livelli di illuminamento distinti e adeguati alle singole opere d’arte esposte, passando dai 50 lux per quelle cartacee, ad un’illuminazione più intensa per gli altri reperti, in un range variabile da 150 fino a un massimo di 200 lux.

Per offrire ai visitatori gli effetti scenografici desiderati e nel contempo soddisfare le esigenze conservative prescritte, è stata fondamentale la flessibilità offerta dagli apparecchi utilizzati installati a binario, che si sono alternati a lightbox delicatamente illuminati con LED lineari, incassati a lato delle opere o spot a braccio puntuali, uniti dall’effetto caldo della temperatura colore a 3000 K.

L’illuminazione integrata nei cielini delle strutture dell’allestimento è stata realizzata con un sistema di binari elettrificati trifase (ERCO) e, in base alle esigenze scenografiche, ricorrendo a proiettori compatti (‘Pollux’ di ERCO, con potenza 10 W, flusso luminoso 1.230 lm e tc di 3.000K), e a spot sagomatori dotati di lenti specifiche per il controllo del fascio luminoso (spot 15°, flood 30°, wide flood 50°).

dott.ssa Sandrina Bandera, Presidente MaGA – Gallarate e curatrice della mostra

arch. Loredana Iacopino, Loredana Iacopino Architettura – progettista dell’allestimento e dell’illuminazione – Torino

 

ANDREA MANTEGNA. RIVIVERE L’ANTICO, COSTRUIRE IL MODERNO

Torino, Palazzo Madama. Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno. Andrea Mantegna – “Ecce Homo”, (1500 – 1502 ca.), tempera a colla su tela di lino montata su legno – Parigi, Institut de France, Musée Jacquemart-André (cortesia photo: Giorgio Perottino

Torino – Palazzo Madama

12 dicembre 1019 – 4 maggio 2020 prorogata per altri 3 mesi (alcuni disegni provenienti  dall’Austria non saranno più visibili)

Fondazione Torino Musei, Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT Mostra

a cura di Sandrina Bandera, Howard Burns e Vincenzo Farinella

Progetto di allestimento e illuminazione: arch. Loredana Iacopino – Loredana Iacopino Architettura, Torino

Realizzazione allestimento: Opera Laboratori Fiorentini Enrico Vandelli

Progetto e realizzazione multimediale: Unità C1 – Lorenzo Lopane

Progetto e realizzazione audio: Punto Rec Studios

Catalogo: Marsilio