Smart City

Luci della città connessa

F. Quadrella e L. Corvaglia – Progetto “Kamui” – Sistema di smart light per parchi urbani (cortesia dell’Autore)

Uno spazio che propone una serie di casi esemplari della relazione fra luce e design, declinati ogni volta da una parola guida.

Parola Guida: SMART CITY

Due paradigmi, sostenibilità e connettività, hanno assunto negli ultimi anni una sempre maggiore rilevanza nella trasformazione dei modelli produttivi, distributivi e di relazione. Oggi, costretta da un virus pandemico a riconfigurare provvisoriamente i propri modelli di lavoro, trasporto, consumo, convivenza ed educazione, la società mondiale si trova a riflettere se un’economia basata su un miglior utilizzo delle risorse (secondo i principi della circular economy) non possa rappresentare un valido modello alternativo mentre la sua resilienza è generata da una dimensione smart e iperconnessa che utilizza potenzialità di rete rimaste in gran parte inesplorate.

Se la “socialità senza corpo” teorizzata per decenni dagli studiosi della connettività si presenta all’improvviso con la sua carica di possibilità e incertezze, la Smart City appare il teatro di un cambiamento epocale, in cui si fa strada la consapevolezza che il vivere connessi possa portare al miglioramento della qualità della vita urbana come dei territori marginali, progettando nuove relazioni tra la dimensione fisica e i servizi che essi offrono.

Il binomio luce e città ha da sempre rappresentato un campo di verifica di entrambi i termini del problema: sostenibilità, intesa come risparmio energetico e di costi per la collettività e connettività come potenzialità dei sistemi a rete di generare feedback.

L’illuminazione pubblica accesa automaticamente da interruttori crepuscolari – frutto delle ricerche ottocentesche di Augusto Righi sulla fotoelettricità – è forse uno dei primi esempi di smart light urbana per il carattere di connessione tra sistema servizio e condizione variabile dell’ambiente atmosferico.

Alcune esperienze

Quali strade possa esplorare il design della luce diventando aggregatore di servizi per gli spazi pubblici è stato oggetto di un’esperienza didattica da me tenuta presso il Corso di Laurea Magistrale in Innovation Design dell’Università di Ferrara sul tema della luce per la città connessa, che illustro brevemente come esempio propedeutico ad una serie di casi studio che ci proponiamo di individuare e far emergere in questa rivista.

Un’esperienza didattica non è certamente paragonabile ad una attività di ricerca, ma permette agevolmente d’indagare alcune prospettive che la dimensione sinaptica può aprire nel rapporto tra design della luce e dimensione urbana nella Smart City.

Il corso ha preso l’avvio da due workshop tenuti il primo presso l’azienda veneta Turnlights e il secondo presso lo studio milanese di progettazione della luce Rossi Bianchi Lighting Design.

Il primo ha permesso agli studenti di dialogare con un imprenditore del settore illuminotecnico (Nereo Bianchi) condividendo esperienze e problemi ed entrando nella dimensione di una realtà produttiva di apparecchi e sistemi custom; il secondo ha offerto agli studenti la possibilità di confrontarsi con una serie di temi progettuali concreti che i lighting designer Nicoletta Rossi e Guido Bianchi hanno messo a loro disposizione in chiave sperimentale, relativi ad esperienze in corso nell’ambito dei Beni Culturali, degli edifici e degli spazi pubblici.

Da questo confronto professionale su casi studio realistici, gli studenti hanno identificato quattro temi sviluppati sul doppio registro di interattività e connettività.

Gli studenti L. Bosso, A. Caporale, A. Motteran, L. Poggiana hanno affrontato il tema degli spazi di studio e di ritrovo di una sede universitaria, ipotizzando un uso nelle ore diurne e serali in cui dispositivi di luce connessa permettessero attraverso una APP una gestione autonoma e programmata della presenza degli studenti anche durante le ore serali, agevolando un’autogestione democratica e non sorvegliata degli spazi.

L. Bosso, A. Caporale, A. Motteran, L. Poggiana – Progetto “Lalalight” – Sistema di smart light UX (cortesia dell’Autore)
L. Bosso, A. Caporale, A. Motteran, L. Poggiana – Progetto “Lalalight” – Sistema di smart light UX (cortesia dell’Autore)
L. Bosso, A. Caporale, A. Motteran, L. Poggiana – Progetto “Lalalight” – Sistema di smart light per spazi di studio e relax universitari – Modello di studio (cortesia dell’Autore

Gli studenti F. Quadrella e L. Corvaglia hanno lavorato invece sul tema del verde pubblico e del modo in cui la smart light potrebbe favorire la fruizione dei parchi in ore serali da parte di famiglie e gruppi attraverso la progettazione di “isole di luce” prenotabili e interattive che favoriscano una convivialità rassicurante attraverso la riappropriazione della dimensione notturna dello spazio pubblico.

F. Quadrella e L. Corvaglia – Progetto “Kamui” – Sistema di smart light per parchi urbani (cortesia dell’Autore)

K. Mandini e V. Roda hanno lavorato sul tema molto esplorato, ma per questo più complesso, del lampione connesso come nodo di un sistema di sicurezza stradale urbana ed extraurbana arrivando alla definizione esecutiva del progetto e infine A. Baldo e F. Poli hanno esplorato il tema degli apparati di illuminazione per il food delivery capaci di aumentare da un lato la sicurezza del ciclista, permettendo dall’altro attraverso interfacce luminose una migliore celerità nel ritiro e consegna del cibo da asporto.

Emergono da questi progetti alcune potenzialità della relazione tra lighting design e dimensione digitale, che permette di considerare la luce come attore di situazioni urbane a cui possano essere associati servizi per un uso più consapevole, democratico e partecipato degli spazi perché, come ricordava Ugo La Pietra, “..abitare significa sentirsi ovunque a casa propria”.

 (a cura di Dario Scodeller – critico e storico del design, Venezia)