
Nei nostri musei, il ruolo delle tecnologie multimediali e delle soluzioni interattive e di realtà aumentata si è sicuramente accresciuto e consolidato negli ultimi anni, ponendo agli interlocutori e ai referenti del settore nuove domande circa i possibili percorsi di integrazione di queste soluzioni all’interno degli allestimenti espositivi e con specifico riferimento al progetto dell’illuminazione. Nel nostro Forum abbiamo voluto fare il punto della situazione ascoltando il punto di vista degli addetti ai lavori
A cura di Massimo Maria Villa
Grazie ad una lenta ma progressiva azione di sostegno alla cultura da parte delle istituzioni, anche il settore museale si sta lentamente rimettendo in movimento, e – pure fra le numerose difficoltà di ripartenza dovute alla riorganizzazione di attività rimaste completamente in sospeso prima del lockdown – sta iniziando in questa fase a riprogrammare il proprio lavoro per il 2021.
In un momento di passaggio come questo, non è stato quindi semplice per noi riuscire a portare l’attenzione dei nostri interlocutori sui temi che ci stavano a cuore, presi come erano la gran parte di loro a dover sopperire con organici spesso ridotti a tutte le incombenze legate alla piena riapertura delle strutture.
Siamo riusciti comunque nel nostro intento di delineare lo stato dell’arte in ordine a questo tema, ricavandone in generale il feedback di un’accresciuta sensibilità verso queste tecnologie da parte della committenza specializzata dei curatori e direttori museali, che hanno anche in qualche caso visto in queste soluzioni e opportunità un’occasione concreta di ripartenza.
Il lighting designer anche questa volta è al centro dei rapporti fra la committenza museale e i progettisti specializzati negli ambiti del multimediale, e si fa portatore in questo anche delle istanze dei costruttori specializzati di apparecchi di illuminazione e di sistemi di gestione digitali della luce, già fortemente orientati negli ultimi anni verso la necessità prioritaria di una progettazione integrata.
In questa stessa direzione tra l’altro si sta muovendo velocemente in Italia anche il dettato normativo, con la norma UNI in dirittura d’arrivo e di prossima pubblicazione relativa ai ‘Servizi di integrazione dei sistemi Audio Video e Controllo (AVC) – Requisiti di progettazione, installazione, configurazione, regolazione, programmazione e verifica tecnica del sistema integrato’, alla quale hanno lavorato i referenti tecnici di SIEC (Systems Integration Experience Community).
Abbiamo quindi individuato gli attori principali che operano in questa filiera, sentendo per questo FORUM i pareri dei direttori di museo, dei referenti progettisti di soluzioni, servizi e allestimenti multimediali, del lighting designer e dei costruttori di apparecchi di illuminazione e sistemi di gestione della luce, ponendo qui direttamente a confronto i loro punti di vista.

Un’occasione per allargare l’esperienza di visita dell’utente
Il Forum ha evidenziato alcuni pensieri condivisi nell’approccio seguito dai direttori delle strutture museali, come il tema – attraverso il ricorso a queste tecnologie – della realizzazione di una percezione differente del rapporto fra spazio museale e visitatore, anche in una dimensione allargata del ‘contenitore’ museo al di fuori delle sue mura, con l’evidente possibilità insita in questo nell’allargare il target di riferimento delle strutture museali sul loro territorio naturale e oltre.
Se i direttori si sono comunque trovati d’accordo sulla necessità di preservare l’esperienza museale di fruizione ‘fisica’, in più di un caso vengono valutate con grande positività e interesse le opportunità operative legate all’applicazione della realtà aumentata quando combinata all’esperienza reale, per le istanze di approfondimento e personalizzazione della visita, a partire dai dispositivi e device dell’utente e anche creando contenuti personali condivisibili con le piattaforme web dei musei.
Sul piano della committenza, le richieste rivolte dalle istituzioni museali ai progettisti di soluzioni e allestimenti multimediali si muovono nelle due direzioni che prevedono sia la realizzazione ex novo di percorsi tematici che la ristrutturazione di musei esistenti.
Negli ultimi due decenni, la domanda prevalente – accanto a quello di progetti multimediali su percorsi espositivi su misura – è comunque quella della valorizzazione in direzione multimediale dei contenuti immateriali che costituiscono il patrimonio ‘non visibile’ a monte delle opere e dei manufatti esposti nei musei.
Inoltre, in termini di tecnologie, le opzioni più richieste dalla committenza vanno dalla videoproiezione alla definizione delle esperienze multisensoriali nei differenti e possibili contesti transmediali e ‘immersivi’.
Il lighting concept e la collaborazione con il progettista multimediale
È emerso nel FORUM come il lighting concept debba muoversi in sincronia con il progetto architettonico e di allestimento, nella massima coerenza con le caratteristiche degli ambienti espositivi e con il progetto delle soluzioni multimediali inserite nel percorso espositivo. L’integrazione fra soluzioni interattive e illuminazione può portare alla messa a punto di soluzioni ad hoc, per approfondire ad esempio elementi di contenuto legati all’allestimento di esposizioni temporanee.
I costruttori di apparecchi: strumenti raffinati per il lighting designer/soluzioni wireless IoT per l’utente
Dal punto di vista dei costruttori, i temi sollevati nel FORUM hanno poi evidenziato la grande evoluzione tecnica raggiunta dagli apparecchi di illuminazione, evoluzione che permette da una parte al lighting designer la regia completa degli scenari di luce, mentre – dal versante dell’utente – ulteriori scenari applicativi multimediali e interattivi sono inoltre attivabili attraverso le nuove soluzioni wireless IoT connesse ai sistemi di illuminazione, soluzioni che l’utente può gestire in modo interattivo via APP attraverso il suo smartphone.
LE NOSTRE DOMANDE
AI DIRETTORI DI MUSEO
- Quale ritiene sia il valore aggiunto apportato dall’introduzione delle tecnologie multimediali interattive e di realtà aumentata nell’ambito dell’architettura allestitiva museale?
- Quali soluzioni avete adottato nel vostro Museo e con quale ritorno sul piano fruitivo?
ALLE AZIENDE DI SERVIZI E PROGETTAZIONE DI ALLESTIMENTI MULTIMEDIALI
- In quale direzione è cresciuta la domanda qualitativa da parte della committenza in questi ultimi anni? Siete stati chiamati di più a lavorare ad una progettazione ex novo nell’ambito di musei di tipo ‘tematico’ o a dare il vostro supporto per ristrutturare/supportare percorsi espositivi ‘tradizionali’?
- Quali sono le tecnologie più richieste e più acquisite da parte dei Vostri interlocutori committenti e quali quelle che riscuotono maggiori feedback positivi da parte dei visitatori e fruitori finali dell’offerta museale?
AL LIGHTING DESIGNER
- Nel definire il concept per il lighting design di ambienti museali come può essere configurato un livello di interazione ottimale con le soluzioni allestitive di tipo interattivo e multimediale? (un esempio)
- È auspicabile una più stretta collaborazione da parte dello specialista di lighting design con il progettista multimediale nella progettazione della variabile illuminazione in ‘esperienze’ di tipo interattivo e di realtà aumentata?
AI COSTRUTTORI DI APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE
- L’apparecchio di illuminazione si è evoluto sempre di più come strumento ottico di precisione, nel quadro di una gestione accurata delle sue risorse fotometriche. La luce è pensata sempre di più come regia e creazione di scenari?
- Nella gestione della luce museale come può configurarsi nel modo migliore l’interazione con la progettazione di esperienze di visita di tipo multimediale? (un esempio)
Il punto di vista dei DIRETTORI DI MUSEO
Bologna – MAMbo, Museo d’Arte Moderna


Lorenzo Balbi, direttore artistico MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna
1. Come direttore artistico di MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna ritengo che le tecnologie multimediali interattive e di realtà aumentata contribuiscano a fornire una percezione diversa del rapporto tra spazio museale e visitatore.
Credo tuttavia che sia necessario preservare l’esperienza di fruizione diretta e “fisica” delle opere all’interno di uno spazio museale, così come gli artisti stessi concepiscono i loro lavori nell’interazione col pubblico.
Strumenti oramai molto diffusi come APP, pagine Social, QR Code si rivelano utili nel creare nuove occasioni di fruizione, anche aprendo a nuovi pubblici, ma è fondamentale non abbandonare la relazione diretta tra visitatore e opere.
Un discorso diverso è invece quello relativo all’utilizzo di queste tecnologie da parte degli artisti. Il museo che dirigo è un museo di arte contemporanea e sono sempre molto attento, incuriosito e attratto da quegli artisti che le utilizzano nel creare le loro opere.

2. Abbiamo sviluppato APP, aumentato l’utilizzo dei canali Social e – a partire dal periodo del lockdown – sono state pensate iniziative inedite come i “2 minuti di MAMbo”, brevi video di approfondimento quotidiani attraverso cui intendevamo rimanere comunque “aperti al pubblico”.
Per quanto riguarda le strutture espositive, sono molto nostalgico di un tipo di mediazione dell’opera che deve scaturire da una vicinanza fisica e privata. Benissimo lo sviluppo di tecnologie sempre nuove nella pratica museale, ma anzitutto tutela e rispetto nel fruire di questi spazi dal vivo attraverso la sensibilità specifica di ognuno di noi.
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Prato – Centro per l’arte contemporanea ‘Luigi Pecci’


Cristiana Perrella, direttrice del Centro per l’arte contemporanea ‘Luigi Pecci’, Prato
1. Nello scenario determinato dalla pandemia, le tecnologie multimediali si sono dimostrate uno strumento importante al fine di veicolare i contenuti museali anche fuori dalle mura del museo, con tour e mostre virtuali.
Questa è una possibilità interessante anche quando la situazione sarà tornata alla normalità, perché permette di ampliare moltissimo il pubblico di riferimento per le nostre istituzioni e di offrire un’accessibilità allargata.
Tuttavia ritengo che l’esperienza fisica dell’arte, nella sua complessità sensoriale e psicologica e nella sua dimensione sociale, di attività fatta insieme ad altre persone, possa difficilmente essere sostituita attraverso l’uso della tecnologia.
La visita virtuale credo rimarrà comunque un’opzione secondaria, offerta a chi è impossibilitato a recarsi al museo, a chi vuole avere un primo approccio ai suoi programmi o alle sue collezioni, o a chi, infine, voglia partire da essi per un’esperienza di gioco (la gamification può essere un modo di raggiungere nuovi pubblici, soprattutto giovani) o di intrattenimento culturale.
La possibilità invece di potenziare la visita in presenza attraverso le tecnologie multimediali mi sembra ricca di prospettive. La realtà aumentata si può combinare all’esperienza reale, offrendo vari livelli di possibile approfondimento e personalizzazione della visita, tra l’altro fruibili utilizzando i propri dispositivi, anche creando propri contenuti a partire da quelli del museo e che possano essere condivisi con altri.
Tecnologie con il 5G spingeranno molto lo sviluppo di queste potenzialità: si andrà verso una risposta sempre più precisa ai bisogni e ai desideri individuali di conoscenza.

2. Prato è una delle città interessate dalla sperimentazione del 5G. Stiamo perciò collaborando con l’università al test di nuovi strumenti per una visita interattiva. Per ora le possibilità legate all’uso di tecnologia che siamo in grado di offrire al visitatore e al nostro pubblico in senso più ampio sono però abbastanza limitate.
A parte il wifi gratuito in tutta l’area museale, quello che offriamo è rilevante soprattutto in termini di accessibilità dei nostri archivi video: durante il lockdown abbiamo condotto a termine la digitalizzazione di tutti i nostri contenuti più importanti, che sono consultabili attraverso la library della nostra webtv.
Si tratta di materiali relativi ai trent’anni di attività del museo: interviste con artisti e critici, video di documentazione delle mostre, di performance o di conferenze e convegni a cui continuiamo ad affiancare materiali di nuova produzione.
Il progetto Pecci Extra con cui abbiamo pubblicato, uno al giorno, questi contenuti durante il lockdown ha avuto un’ottima risposta: il traffico sul nostro sito e sui nostri social è molto aumentato, così il numero delle persone che ci segue stabilmente.
Stiamo poi mettendo a punto un progetto digitale di rilevamento del gradimento e delle opinioni dei visitatori e di analisi dei dati sui flussi e la composizione del pubblico: sarà uno strumento importante per noi, per orientare al meglio le nostre attività future.
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Il punto di vista delle AZIENDE DI SERVIZI E PROGETTAZIONE DI ALLESTIMENTI MULTIMEDIALI
Brescia – CarraroLAB Innovation Design


Gualtiero Carraro Co-fondatore CarraroLAB Innovation Design
1. La domanda della committenza nel settore degli allestimenti multimediali si è configurata per noi in una modalità duplice: da una parte ci è stato richiesto di realizzare nuovi musei completamente innovativi con tecnologie e allestimenti totalmente rinnovati.
Il caso, ad esempio, di M9 a Mestre, è molto emblematico; dall’altra ci è stato richiesto anche di ristrutturare e rinnovare dei musei esistenti introducendo degli elementi multimediali e immersivi.
2. La nostra esperienza parte appunto dal contesto dell’immersività: noi siamo specialisti in realtà virtuale e aumentata, e quindi veniamo contattati dalla committenza sostanzialmente per la finalità di realizzare applicazioni pertinenti a queste tecnologie.
In questo contesto abbiamo realizzato sia ‘Oculus Room’, inizialmente, soprattutto sulla base di esperienze che sono state derivate dalla esperienza di Expo2015, nella quale abbiamo realizzato diverse applicazioni di realtà virtuale con centinaia di visori VR. Questa soluzione poi si è allargata, richiedendo anche proiezioni immersive e altre tecnologie che permettono al pubblico di fare esperienze molto coinvolgenti a livello emotivo.
In questo contesto è stata importante la fase in cui abbiamo realizzato il progetto ‘Time machine’ per il museo di Brescia che ha vinto il premo Avicom a Budapest per l’installazione multimediale a livello internazionale ed è stato anche presentato al Parlamento di Bruxelles da Google Art Foundation come esperienza pilota di comunicazione immersiva, soprattutto per la caratteristica di offrire al pubblico una navigazione non solo nel contenuto ma anche nel tempo.

Altri contesti in cui la tecnologia ci viene richiesta – e parliamo ancora soprattutto di visori di realtà virtuale, proiezioni immersive, ma anche touch screen con sensori di prossimità – è quello della ristrutturazione di centri visita o di ambiti diciamo aperti al pubblico, ad esempio contesti come Parchi Nazionali (citiamo lo Stelvio oppure Capraia, l’ultimo realizzato, in cui abbiamo integrato per esempio sia applicazioni immersive nella natura, come tecnologie che coinvolgono i tablet quindi con i-beacon e sensori di prossimità che permettono all’utente di esplorare un ambiente che è già immersivo nelle sue componenti di grafiche e allestimento, ma avvicinandosi nel percorso a punti attivi il tablet attiva contenuti contestuali estremamente pertinenti).
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Milano – NEO Narrative Environments Operas


Franco Rolle Co-fondatore NEO Narrative Environments Operas
1. Siamo stati chiamati sia per disegnare ex novo percorsi tematici all’interno di musei sia per intervenire su progetti già esistenti, con la realizzazione del racconto multimediale.
L’esigenza più evidente della committenza, da circa un ventennio a questa parte, è sicuramente quella di accostare al patrimonio tangibile delle collezioni il patrimonio immateriale di ciò che sta dietro alla creazione di un’opera, sia essa d’arte o d’ingegno.
Ma accanto al classico rapporto fra la consistenza fisica dell’opera e il suo vissuto immateriale la sfida che ci ha visto coinvolti in questi ultimi anni è stata quella di affrontare la messa in scena di opere intangibili, come la musica o una poesia.
L’overdose di immagini a cui siamo abituati ci spinge in direzione contraria, verso un uso più essenziale e calibrato del video e verso la tendenza a dare maggior rilievo ad altri aspetti narrativi che compongono il racconto multimediale, come la musica, la voce, lo spazio, la luce, pur mantenendo grande cura nell’approfondire e restituire in modo fluido contenuti anche complessi.

2. Ciò che proponiamo alla committenza non è tanto un kit di nuove tecnologie da mettere in campo, quanto una buona comunicazione sia a livello semantico sia per tutto ciò che coinvolge le diverse sfere cognitive, utilizzando di volta in volta quello che sembra il mezzo o il linguaggio più adeguato.
L’utilizzo del mezzo che abbia come fine il solo intrattenimento rappresenta un impoverimento, un appiattimento della comunicazione che stimola in modo superficiale l’attività sensoriale non arrivando però a coinvolgere, se non in minima parte, quella cerebrale che produce il pensiero. Noi non siamo artisti ma guardiamo all’arte nel tentativo di esprimere concetti e significati in maniera profonda, intrigante e originale.
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Roma – NONE Collective


Saverio Villirillo Co-fondatore NONE Collective
1. In passato è capitato di reinterpretare soluzioni tradizionali già esistenti ma negli ultimi anni le committenze sono più preparate ed informate sulle potenzialità di un progetto multimediale transmediale e ci contattano già in fase di ideazione per sviluppare spazi e percorsi espositivi su misura.
Nei vari progetti per lo più siamo sempre riusciti ad evolvere le idee iniziali con proposte alternative ma ciò dipende dal team scientifico e curatoriale e da quanta libertà di espressione e sperimentazione ci viene concessa.
Nel caso del MIAC di Roma il bando forniva una descrizione poco approfondita delle tematiche e dei contenuti e questo ci ha reso liberi di esplorare e proporre soluzioni con forme e dialettiche disparate.

2. In realtà non è una tecnologia specifica che contraddistingue l’efficacia di un’esposizione ma l’integrazione fra la scenografia e l’utilizzo di molteplici tecniche. Sicuramente la videoproiezione è quella più utilizzata perché permette di “aumentare” lo spazio e gli oggetti presenti ma da sola non basta, è necessario infatti mutare l’ambiente con luci, suoni e controllarne la dinamicità con effetti e scenari rendendo il più possibile “vivo” tutto quello che è presente.
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Prato – SpaceSpa


Benedetta Masolini, area marketing SpaceSpa
1. I nostri committenti storicamente sono enti pubblici, che spesso rispondono ad esigenze di riallestimento di percorsi di visita datati, in cui elementi immersivi e strumenti multimediali rendono più attuale e coinvolgente il percorso.
Capita ugualmente di frequente che si venga chiamati a progettare e allestire nuove realtà museali dopo il recupero di edifici o di palazzi storici in cui ospitare collezioni museali o approfondire la storia della città, di una famiglia, di un personaggio. Oggi le aspettative delle performance di visita sono sempre più alte e rivolte a realizzare esperienze multisensoriali.
In quasi 25 anni di storia la nostra azienda si è confrontata con progetti di innovazione tecnologica per la valorizzazione museale, ponendo sempre il visitatore al centro di ogni progettazione: in questo processo creativo l’illuminazione diviene spesso e sempre più di frequente uno strumento di valorizzazione e di racconto, integrandosi con le scelte dei materiali, con le tecnologie, con i dispositivi di interazione e con i linguaggi audiovisivi.
2. I dispositivi che utilizziamo nel nostro lavoro più di frequente sono le schede a relè, ogni volta che è necessario controllare accensione e spegnimento delle luci; dispositivi di tipo domotico, piuttosto che DMX come ParLed, per far sì che l’illuminazione sia parte del percorso di visita; o ancora spot sagomatori, a testa mobile, spesso utilizzati nel mondo dello spettacolo.
Al Museo di Geografia dell’Università di Padova ad esempio, la sala delle metafore propone illuminazioni temporizzate e altri elementi sincronizzati con una narrazione audio suggestiva: per realizzarla abbiamo impiegato sia la tecnologia DMX che schede a relè controllate via LAN.
I LED indirizzabili sono un altro elemento illuminotecnico che riesce ad integrarsi con diversi dispositivi elettronici: ne sono presenti molti sul mercato che ci consentono di controllare i singoli LED che compongono ad esempio una stripLED.
Al Geomuseo delle Biancane di Monterotondo Marittimo abbiamo utilizzato proprio i LED per realizzare un effetto di viaggio nello spazio e nel tempo, arricchendo la Geonave, un gigante globo scuro di oltre 10 metri di diametro che propone al suo interno una multiproiezione.

Nel Museo del Mare antico e biodiversità di Salsomaggiore Terme troviamo invece gli spot sagomatori collocati in una saletta immersiva per riprodurre l’effetto della luce riflessa sott’acqua, mentre in un altro ambiente, integriamo web-sockets e una scheda Arduino per far scegliere una categoria faunistica su un monitor touch ed attivare in simultanea l’illuminazione di un fossile nella teca di fianco e un videoracconto a parete.
L’uso di tecnologie di accensione, spegnimento, puntamento o diffusione dell’illuminazione è spesso finalizzato a creare ambientazioni immersive e di impatto emozionale, perfettamente integrate con l’audio, le videoproiezioni o altri contenuti multimediali.
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Il punto di vista del LIGHTING DESIGNER
Milano – mldlab lighting design


Lisa Marchesi lighting designer – founder mldlab lighting design
1. Il lighting concept deve iniziare nel momento stesso in cui si definisce il progetto architettonico e di allestimento. L’illuminazione infatti è strettamente connessa alle caratteristiche dell’ambiente, intese come dimensioni, finiture, colori, così come ovviamente alle opere d’arte, ma anche a tutte quelle soluzioni multimediali che vengono inserite nel percorso espositivo.
Se in una sala sono presenti videoproiezioni sarà necessario considerare nel progetto illuminotecnico la possibile interferenza della luce con il video ed evitare, scegliendo il corretto posizionamento degli apparecchi, di avere delle sovrapposizioni.
Così come dovrà necessariamente essere dosata la quantità di luce per far percepire correttamente le proiezioni e garantire la corretta fruizione degli ambienti, come ad esempio per la sala della mostra “Impressionismo e Avanguardie” realizzata a Palazzo Reale a Milano.

2. Quando si inizia la progettazione di una mostra temporanea, è necessario partecipare agli incontri con curatori, architetti, grafici, in modo da sviluppare tutti assieme il concept. Solamente in questo modo sarà possibile, fin da subito, analizzare oltre alle opere messe in mostra, anche l’involucro che le raccoglie (l’architettura dello spazio).
Il progetto di illuminazione deve nascere in stretta collaborazione anche con il progettista multimediale, per cercare di far collimare le soluzioni interattive con la luce. È necessario sviluppare il progetto in modo che l’illuminazione non sia in conflitto con l’inserimento di proposte multimediali e venga utilizzata anche per guidare il visitatore alla scoperta di questi dettagli allestitivi come ad esempio è accaduto per i video della mostra “Dentro Caravaggio” realizzata a sempre a Milano a Palazzo Reale.
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Il punto di vista dei COSTRUTTORI DI APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE
ERCO Illuminazione


Michele Cascio, responsabile Marketing Italia – ERCO Illuminazione
1. Il progettista illuminotecnico, o Lighting Designer, grazie anche all’evolversi degli apparecchi di illuminazione – non solo dal punto di vista delle ottiche, ma anche da quello della tecnologia LED, che consente di raggiungere risultati prima inimmaginabili in termini di temperature colore e resa cromatica – è chiamato a diventare sempre di più un “regista”, in grado di creare, con la luce, veri e propri scenari, come su un palcoscenico.
Questo è particolarmente vero in ambito museale, infatti alcuni musei, nel pensare i propri spazi, affiancano alla figura dell’architetto e del lighting designer anche quella dello scenografo.
Ne è un esempio il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, che nel recente progetto di rinnovamento delle sue Gallerie Leonardo, ha beneficiato, oltre che della professionalità dello studio di architettura LLTT e del lighting designer Michel Helson anche dello scenografo François Confino. Compito dei produttori di apparecchi di illuminazione è continuare la propria ricerca per fornire ai progettisti strumenti sempre più flessibili che siano in grado di adattarsi alle circostanze, durevoli e affidabili, in modo da garantire sempre performance efficaci e soprattutto uniformi.
È importante anche creare sistemi di controllo facili da utilizzare e da implementare, scalabili nel tempo. Un esempio di questo è la nuova famiglia di proiettori ‘Eclipse’ presentata nel 2020, che nasce con l’intento di mettere nelle mani del lighting designer una varietà virtualmente infinita di combinazioni, così da permettere senza restrizioni la massima espressione della creatività professionale.

2. Le Gallerie Leonardo nel Museo della Scienza e delle Tecnologia a Milano sono un ottimo esempio di integrazione tra progettazione illuminotecnica architetturale e esperienze multimediali.
Nel lungo corridoio centrale infatti, all’azione degli apparecchi di illuminazione a LED (ERCO Parscan), che illuminano dall’alto l’architettura e le ricostruzioni delle macchine di Leonardo, si combina l’azione di numerosi proiettori, che grazie a contenuti video creati ad hoc e opportunamente sagomati contribuiscono a ricreare una moderna atmosfera di ispirazione rinascimentale, che anima piacevolmente il contenitore museo per potenziare l’esperienza fruitiva del visitatore.
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Zumtobel Group


Dario Bettiol, Head of Marketing ZG Lighting
1. L’attenzione per la qualità ottica negli apparecchi di ultima generazione ha portato alla costruzione di meccaniche molto complesse, vicine alle tecnologie utilizzate per la produzione degli obiettivi fotografici.
Ma se da una parte la meccanica ottica è importante, l’elettronica a bordo lo è in misura superiore. Innovazioni ottiche ed elettroniche sono risposte obbligate ai trend già delineati che vanno oltre la richiesta di creazione di scenari o la gestione di una regia.

Per sviluppare un nuovo prodotto si procede con una analisi allargata che oltre alla museologia e la museografia (il cosa e il come), incontra le esigenze del “chi” e del “mezzo” che sono il pubblico e i nuovi media.
Un apparecchio di illuminazione museale non servirà solo ad apprezzare al meglio un’opera, ad esaltarne le cromie e a preservarla nel tempo, diventerà uno strumento per la narrazione e l’interazione.
L’aspetto affascinante è che se nella fase precedente erano il lighting designer e l’architetto che insieme al curatore costruivano il racconto al quale il visitatore assisteva, oggi quel visitatore diventa spettatore attivo ed ha – entro certi termini – la possibilità di interagire con quello che gli accade intorno.
2. Supponiamo di entrare in una sala di un museo archeologico, e che questo utilizzi tecnologie a realtà mista per ricostruire la scena di un tempo o la forma originaria di un reperto di cui si conservano solo pochi frammenti. Ci troviamo sovrapposte immagini 3D, reperti reali e sistemi di informazione.
Il visitatore entrando si ritrova in una condizione di illuminazione tradizionale statica che rivela il reperto nel suo stato attuale. Avvicinandosi, attraverso i Beacon incorporati negli apparecchi di illuminazione, attiva gli scenari illuminotecnici e attraverso l’APP sul suo device interagisce con il contesto.
Diventa in questo modo egli stesso protagonista di quello che vuole vedere. Innovare nel museo significa trovare nuove modalità di interazione e l’illuminazione, come sempre, ne è e ne sarà sempre uno dei mezzi principali.
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