Carlotta de Bevilacqua

L’Internet of Things e i nuovi scenari della progettazione della luce

 

Carlotta de Bevilacqua, architetto e designer. Vice presidente Artemide (photo: Pierpaolo Ferrari)

Oggi la luce è molto più di ciò a cui siamo abituati. La fotonica è la protagonista di questo secolo, è la vera rivoluzione nel mondo della luce, un futuro già in atto grazie all’accelerazione del transfer tecnologico. Come abbiamo sempre saputo la luce è invisibile, rende visibile il mondo, interagisce con la vita ma oggi può anche trasmettere dati, informazioni e intelligenze.

Questo perché la luce è lunghezze d’onda ma è anche energia, costituita da particelle finite, da “quanti” chiamati “fotoni”. Queste due identità sono completamente differenti e apparentemente contraddittorie ma complementari per il progetto della luce. Ciò a cui dobbiamo pensare non è più una lampada ma una piattaforma aperta che sa accogliere valori parametrici ed incrementali, intelligenze e protocolli innovativi.È un progetto sempre più profondamente intrecciato alla nostra esperienza, sempre più Human Centric: con la luce progettiamo interattività per generare esperienza.

L’innovazione tecnologica ci permette di distribuire nuove qualità e servizi. Di fronte alle innumerevoli opportunità generate dall’IoT il tema centrale resta avere una visione, impegnarsi a dare un senso al presente e, soprattutto, cercare di aprire una prospettiva al futuro, dare risposte ai bisogni dell’uomo e del pianeta. Questo significa creare un lessico di elementi da organizzare per rispondere a nuove qualità di vita privata e collettiva, offrire scenari innovativi che superano qualsiasi standardizzazione e invitano a intervenire consapevolmente nella definizione del proprio ambiente. Geo-LiFi, Li-Fi, App, interazione IoT, sensori, software diventano strumenti per generare soluzioni capaci di sostenere in modo attivo il cambiamento, per definire qualità ambientali che non si impongono ma si adattano ai bisogni emergenti e contribuiscono a migliorare il benessere e la qualità dell’esperienza.

Centrali in una nuova progettualità sono quindi la libertà di esprimere la propria individualità, di intervenire con semplicità, personalmente ed attivamente negli spazi rafforzando così anche Il senso di appartenenza e partecipazione dell’uomo all’ambiente in cui vive secondo i propri ritmi.

Non siamo più isole ma arcipelaghi. Le qualità del nostro spazio personale possono rispondere con intelligenza al mutare dei flussi nell’ambiente, creare esperienze e scenari dinamici, generare relazioni e connessioni o permetterci di ritrovare uno spazio personale ideale in un ambiente collettivo.

La luce può accompagnare l’esperienza umana in una nuova dimensione, non solo percettiva ma interattiva rispetto alle relazioni personali e a un network di energie, risorse, contenuti, dati e applicazioni.

Oggi il progetto della luce può dare una risposta attuale ma al tempo stesso essere parametrico ed incrementale, rendere il prodotto scalabile e aggiornabile per la lunga durata. L’approccio parametrico consente anche alla luce artificiale di interagire con la luce naturale e i fenomeni ambientali attraverso sensori ed intelligenze per un consumo responsabile. Quello della luce diventa sempre più un design narrativo capace di raccontare un ecosistema fluido di spazi trasversali e di scenari contaminati e il progetto deve offrire un’alternativa a ciò che già esiste, un “interactive and responsive design” che unisce innovazione tecnologica, cultura e una visione umanistica contemporanea.

L’approccio al progetto della luce del futuro, della fotonica, deve partire dal pensiero scientifico, cioè dalla capacità di vedere le cose in modo diverso da come le vedevamo prima. Ricerca scientifica, innovazione tecnologica e visione umanistica possono dar vita a nuove generazioni di prodotti, scenari e servizi capaci di arricchire la nostra esperienza e dar forma concretamente a un futuro migliore.

Carlotta de Bevilacqua