
Un contenitore che rovescia il suo contenuto, nei linguaggi di una proposta assolutamente inedita e affascinante sul piano dell’allestimento. Un nostro articolo sul nuovo MuSe di Trento
La citazione è esplicita, còlta e spiazzante, come l’artista a cui strizza l’occhio. Il cuore dello spazio espositivo è il grande cavèdio centrale, una lobby spettacolare con decine di animali sospesi nel vuoto in scene di gioco, di caccia, di fuga, d’amore. Un’agora intorno alla quale ruotano tutti i piani dell’edificio; un pieno/vuoto di orientamento; una citazione palese al Guggenheim di NY e a “All ”, la mostra-evento di Maurizio Cattelan, prodotta dal museo americano nel 2011.
Dal sentiment dell’arte contemporanea nelle sue tante traduzioni e declinazioni, dai suoi codici e dalla sua rappresentazione il MUSE prende l’approccio empatico, friendly, divertente, interattivo, gioioso, giocoso, contemporaneo nello sguardo e nelle poetiche, prima e oltre la disciplina. Quasi domestico – come certi cervi nelle case di montagna con quelle corna scultoree, occhi vivaci e pelo pettinato, naturalmente artificiali come peluche, mai severi e mortuari come gli animali imbalsamati e musealizzati al sapore di formalina.
Un nuovo approccio museografico
La prima delle sfide che il nuovo MUSE di Trento affronta, in maniera diretta e frontale, è proprio quella di un nuovo approccio museografico alla rappresentazione della scienza, della natura e della conoscenza scientifica.
A partire da un panel di valori riconoscibili – scelte coraggiose degli exhibit scientifici per cui gli animali tassidermizzati sono posti fuori dalle vetrine e di fatto si possono toccare, approccio efficiente e diretto con servizi che permettono una lunga permanenza e un plus di attività, dimensione interattiva e ludica delle proposte didattiche, grande utilizzo di apparati fotografici, schermi, proiezioni, videoinstallazioni. Qui si aggiunge un Fab Lab che promette reti, connessioni, progetti di sicura qualità e nuove fasce di utenza giovane in sinergia con le scuole di diverso grado e tipologia.
Il MUSE è e vuole essere il museo come esperienza di esplorazione, come viaggio nella conoscenza, come scatola di meraviglie, come stupore dell’innovazione di oggi e di domani, non tanto e non solo di quella di ieri al di là del vetro. In questo senso l’organizzazione dei contenuti e il linguaggio formale e visivo delle proposte di allestimento sono inequivocabili.
Il MUSE introduce e accompagna alla scoperta della natura; presenta la cultura esperienziale e diretta che accetta il rischio dell’obsolescenza e di un degrado controllato; progetta e programma l’ospitalità e l’accoglienza massiccia che il successo iniziale lascia presagire con le oltre 85.000 presenze dei primi due mesi, frutto della messa in valore di una serie di target di utenza fatto inevitabilmente – considerata la tipologia di museo – di nuclei familiari e studenti per i quali sono stati concepiti programmi dedicati e un ricco programma di laboratori e pacchetti didattici.
Il linguaggio architettonico
Questa astronave permeabile di vetro luce e verde, che ha ottenuto il livello Gold della certificazione LEED – e che cita la forma delle vette e le accoglie sulle superfici a specchio delle vetrate e degli sfiori d’acqua – è il MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, opera del Renzo Piano Building Workshop sotto la guida sobria e cosmopolita del neo-senatore a vita.

Il museo si colloca al centro di un nuovo quartiere, le Albere, ex-Area Michelin, che rimanda per le coerenze e lo stile della qualità urbana alle migliori best practices continentali. Un quartiere fatto di residenze, edifici terziari, museo, caffetterie, verde attrezzato, piste ciclabili, parcheggi interrati, vialetti ordinati, verde pensato. E’ la qualità progettata, rara in Italia, frequente in Europa nelle tessiture versatili dell’housing di diverso standing.
Molti sono gli asset che concorrono al successo del museo – la struttura architettonica, il linguaggio giusto per l’utenza, la comunicazione, i contenuti e il concept museografico sviluppati dallo staff di Renzo Piano insieme al direttore Michele Lanzinger e ai mediatori culturali del museo. Non meno accurata è la strategia di comunicazione virtuale con una ricca attività sui social media: dagli attuali 15.000 amici della pagina Facebook alle 4.000 visualizzazioni sulla pagina YouTube; dalle 4.000 visite giornaliere al sito a una newsletter che raggiunge i 7.000 contatti.

Il MUSE contiene innovazioni anche linguistiche che lasceranno il segno nel panorama della museografia italiana, quella scientifica – ricca di musei con collezioni e apparati espositivi chiamati a una nuova rappresentazione del patrimonio e delle memorie botaniche, naturalistiche e antropologiche – ma non solo.
Poiché qui si è accettata la sfida tutta contemporanea di una scienza che si fa prossima e accessibile, touch, capace di incorporare le poetiche e le sensibilità che appartengono alla vita vera, fatta di strumenti e connessioni non solo funzionali ma cognitive, matrici di senso e di significati, codici di lettura e interpretazione della realtà.

Il progetto illuminotecnico
In questo complesso e ambizioso progetto/processo espositivo il concept della luce e le tipologie di apparecchi concorrono in maniera determinante al mood generale, alla fruizione, alla traduzione museografica, alla piena comprensione dei pieni e dei vuoti, delle trasparenze e delle opacità dell’architettura dell’edificio.
Un peso essenziale risultato di un delicato equilibrio tra gli spazi le esigenze funzionali e i materiali costitutivi, vetro in larghissima parte.
La luce del MUSE e del quartiere Le Albere è il frutto di una collaborazione strategica tra il Renzo Piano Building Workshop e la iGuzzini Illuminazione, partner di primo piano dell’archistar genovese. Il progetto realizzato con Piero Castiglioni – coerente ma articolato nelle parti residenziali, terziarie ed espositive, con differenze tra indoor e outdoor – è caratterizzato da un’illuminazione sobria, confortevole, con apparecchi poco invasivi e soluzioni formali omogenee.
La ricerca e l’innovazione tecnologica dell’azienda marchigiana, insieme al design di Piano, hanno consentito di utilizzare prodotti performanti e versatili con sorgenti a LED personalizzati. Grande attenzione – con sistema cut off che elimina il problema dell’inquinamento luminoso e consente di montare ottiche diverse – è stata riservata all’ottimizzazione energetica e funzionale in un contesto che chiede facilità di manutenzione, efficienza energetica, qualità del segnale luminoso, sicurezza, armonizzazione tra luce naturale e artificiale.
La ricerca e la traduzione di questa condizione di equilibrio sono la precondizione per indurre nel visitatore un approccio touch alle opere e al museo. Dal punto di vista tecnico, mentre la luce naturale entra dai lati e dalla copertura, la luce artificiale è realizzata prevalentemente con gli inconfondibili proiettori in sospensione (sistema Le Perroquet a ioduri metallici), in tutte le variabili di funzione, dimensioni e tecnologia – ai quali talvolta si integrano apparecchi ad incasso ( tipo Reflex Easy LED, sempre iGuzzini).
A questa illuminazione funzionale si accompagnano sottolineature che valorizzano la struttura architettonica: dalle linee di luce con LED strip inserite nello spessore delle solette al grande vuoto della Piramide della Creazione, alla soletta che affaccia sulla sala delle mostre temporanee.
(Cristiana Colli)
(photo: Archivio MUSE; Matteo De Stefano)
Trento. MUSE – Museo delle Scienze
Committente: Museo delle Scienze, Trento
Responsabile unico di procedimento: Michele Lanzinger
Concept, curatela generale: Michele Lanzinger
Coordinamento generale progetto: Lavinia Del Longo
Coordinamento tecnico: Gabriele Devigili, Vittorio Cozzio
Team di progetto museologico e museografico: Renzo Piano Building Workshop, Genova/Paris – Natural History Museum, London – Gordon Rankmore Land Design Studio, London
Project & Construction Management: Iure, Trento – Walter Boller (Project Manager), Viviana Patton
Direzione Lavori: Fontana & Lotti Ingegneri Associati, Riva del Garda – Marco Fontana
Team di progetto architettonico e museografico: Renzo Piano Building Workshop – Susanna Scarabicchi, Emanuele Donadel (partner and associate in charge), con Margherita Menardo, Matteo Orlandi, Giorgio Traverso, Danilo Vespier e Paola Carrera, Melissa Pineda, Luca Soprani – Maurizio Bassignani, Fausto Cappelletti, Ivan Corsaro (modelli)
Progetto illuminotecnico: Piero Castiglioni S.r.l., Milano – Piero Castiglioni e Marco Petrucci
Apparecchi di illuminazione: iGuzzini Illuminazione
Sistemi di gestione e controllo dell’illuminazione: Helvar