
Molti i temi e le considerazioni per la filiera della luce emersi nell’ambito dei lavori del Convegno “Luce di Qualità. Rivoluzione Tecnologica e cultura della progettazione” organizzato dalle associazioni di settore ASSIL e AIDI e da Messe Frankfurt Italia, con il patrocinio di APIL, ENEA, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero dello Sviluppo Economico ed il sostegno di alcune aziende del settore.
Ciò che questi lavori hanno evidenziato è che il comparto dell’illuminazione in Italia è sempre importante e strategico, confermandosi il secondo a livello europeo, dopo la Germania, ma che le grandi opportunità insite nelle dinamiche di mercato delle aziende della filiera si scontrano però ancora da una parte – come ricordato fra gli altri da Massimo Fracaro, economista collaboratore del Corriere della Sera – “…con la nostra incapacità di fare rete fra le imprese” e dall’altra, come sostenuto da Massimiliano Guzzini, presidente ASSIL, con situazioni che spesso non supportano l’attività delle aziende sul mercato, come nel caso della recente campagna di “disinformazione massiccia” sui LED operata da alcuni media a carattere nazionale che ha alimentato un’informazione distorta su questo tema.

Un altro nucleo tematico importante nell’ambito del Convegno è stato sviluppato dalla relazione di Riccardo Rifici, della Direzione Clima ed Energia del Ministero dell’Ambiente, che ha parlato degli aggiornamenti in atto in materia con la relazione ‘I CAM per l’illuminazione stradale negli appalti pubblici’, evidenziando come nel Nuovo Codice degli Appalti (Dlgs 18 aprile 2016, n. 50 modificato dal D.lgs 56 del 2017) l’azione e attenzione ad includere i Criteri Ambientali Minimi nell’iter di progetto, relativamente alla scelta degli apparecchi di illuminazione e alle loro caratteristiche, sia fortemente cresciuta ed implementata con 16 gruppi di prodotto ormai iscritti nei CAM.

Tuttavia, se la difficoltà a far emergere i caratteri innovativi delle nuove proposte tecnologiche è ancora presente, le associazioni si impegnano molto in questa fase per offrire un supporto prezioso rivolto a superare queste difficoltà.
Il successivo intervento di Antonella Ranaldi, della Soprintendenza Archeologia e Belle Arti di Milano (‘L’illuminazione delle opere d’arte e dei monumenti’) si è soffermato a leggere dal punto di vista applicativo alcuni dei temi che riguardano la relazione fra luce ed arte, dalle ragioni del turista di passaggio ai temi della regia attraverso la luce nella presentazione delle opere e del colore come opportunità di intervento temporaneo, segnalando poi una serie di esempi di approccio a suo dire positivi e negativi nell’illuminazione di alcune importanti opere d’arte.

La comunicazione a cura della prof.ssa Laura Bellia, del Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, “Effetti della luce (LED) sui ritmi circadiani”, ha invece fatto il punto sullo stato delle ricerche e sulla conoscenza dei riflessi e degli effetti prodotti sull’uomo dallo sfasamento dei ritmi circadiani, indicando i fattori che influenzano l’andamento dei ritmi e soffermandosi poi sulla componente delle cosiddette “risposte non visive” agli stimoli luminosi, in relazione al crescente interesse verso quest’ultimo tema da parte dei costruttori di apparecchi di illuminazione e dei progettisti, con particolare riferimento agli ambienti di lavoro e all’introduzione delle nuove tecnologie a luce LED.

Nella Tavola Rotonda che ha fatto seguito alla prima parte dei lavori hanno preso parte Chiara Aghemo, Alessandra Reggiani, Alfonso Femia, Giulio Ceppi, Gian Paolo Roscio, Susanna Antico e Roberto Barbieri.
Nel dibattito l’arch. Alessandra Reggiani ha ribadito come – in termini di ruolo di filiera – “il progettista specialista di illuminazione non venga quasi mai coinvolto”, mentre l’architetto Alfonso Femia ha ribadito e sottolineato in altri termini questo aspetto, motivandolo con l’esistenza di una ‘dicotomia’ crescente “…fra la società delle regole e la pratica della professione”, riflettendo su come la ‘società delle regole’ non sia ancora in grado oggi di produrre cultura mentre l’esistenza dei vincoli obbliga ad individuare delle soluzioni.

Per l’arch. Chiara Aghemo, Presidente della sezione AIDI Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, il tema della necessità di una progettazione al massimo livello professionale è diventata un’esigenza ormai assolutamente irrinunciabile, strettamente legata all’obbligo/dovere per chi si occupa di formazione di “..creare una cultura professionale specializzata”, mentre il progettista arch. Giulio Ceppi dal canto suo – parafrasando Umberto Eco e la sua frase “l’architetto è l’ultimo umanista” – ha ricordato come la luce sia una delle principali, se non la più importante, materia dell’architettura e come nella progettazione l’aspetto energetico della relazione luce-edificio sia divenuto l’elemento centrale dell’attività del progettista.
La lighting designer e Presidente APIL Susanna Antico ha parlato del tema della Smart City come di un problema di ‘strategie a lungo termine’, portando l’esempio di quanto è avvenuto negli ultimi anni a Londra.
A proposito invece di “che cosa sia la qualità?”, domanda sempre sollecitata dalla moderatrice Silvia Botti (direttrice di Abitare), il Vice Presidente ASSIL Roberto Barbieri ha risposto che per lui “la qualità è rispettare le regole” mentre se per Chiara Aghemo nel progetto “la qualità è la conoscenza e una cultura operativa specializzata”, nella visione di Gian Paolo Roscio, Presidente IREN (Torino) “la qualità è il raggiungimento della soddisfazione del cittadino”.
Nei fatti è alla fine emersa dai presenti la convinzione che la qualità in materia di luce sia da una parte la raggiunta consapevolezza e coerenza con lo spazio da progettare e che rappresenti per il progettista specialista di illuminazione come ricordato da Susanna Antico l’efficacia realizzata da un “…gruppo di lavoro con differenti competenze e specificità”, e dall’altra per Alessandra Reggiani “…la pianificazione e la progettazione”, ovvero la compresenza di questi due strumenti di lavoro è quella che offre la sicurezza di ottenere un risultato pieno: tradurre con completezza il pensiero del progettista.