
Alexander Harding, è nato nel 1980 a Boston, Massachusetts. A cavallo fra fotografia e pittura, Harding ha ricevuto la sua B.F.A. in Pittura dal Massachusetts College of Art and Design nel 2002 e un MFA in Fotografia nel 2011.
Utilizzando il linguaggio della Fotografia e altri media, Harding vuole approfondire la nostra capacità di percepire l’immagine della realtà attraverso le differenti stimolazioni poste in essere dalla luce solare. Dal 2007, Harding ha svolto l’incarico come professore a contratto in Belle Arti presso il Boston College Architectural, oltre a lavorare presso la Yale University Art Gallery.
Fra Pittura e Fotografia
Nella tua formazione di studi, ci sono studi in Pittura e successivamente in Fotografia e tu ami spesso ricordare a quelli che stanno di fronte ad un tuo lavoro, che fare ‘fotografia’ significa “scrivere o disegnare con la luce”. In profondità, che tipo di rapporto esiste nel tuo lavoro fra l’approccio pittorico e quello fotografico?
Io mi approccio al fare fotografia nello stesso modo che io utilizzavo quando dipingevo. Fin dall’inizio, ho cercato di immaginare che quello che volevo come prodotto finale fosse qualcosa da guardare come se fosse su un muro. A partire da lì, io faccio di tutto per rendere quell’immagine.
Ci sono altri fotografi che lavorano in questo modo , ma penso che sia meno comune. Io non parto dall’idea di uscire fuori e trovare “qualcosa” da fotografare , ma cerco di capire come posso far succedere qualcosa per conto mio.
La Materia della Luce e la “Terra di Mezzo”
La luce solare sembra essere per te – in tutte le tue serie di lavori – una volta Materia, una volta pigmento cromatico, o segno grafico, un’altra volta una semplice forma, sempre comunque qualcosa che definisce l’opera stessa. Che cosa rappresenta esattamente per te questa luce e che relazione vedi tra la componente naturale della luce solare e le differenti tipologie di illuminazione artificiale?
Siamo tutti colpiti fisicamente, e talvolta anche emotivamente dalla luce del sole. Noi ci bagniamo in essa, e ci sentiamo depressi quando c’è n’è di meno intorno a noi per molti mesi. Noi non abbiamo questo tipo di rapporto con la luce artificiale; la luce fluorescente ad esempio ci fa sentire giù o depressi , se vi siamo esposti per un lungo periodo di tempo. Ho provato a fare foto con luce artificiale ma essa semplicemente non è così “sostanziale” come la luce solare. La fotocamera non registra quello che vediamo nello stesso modo.

Io ho visto come una parte della tua ricerca artistica si sviluppa per così dire in quella “Terra di Mezzo” fra la Pittura e l’immagine fotografica. Qui tu hai realizzato lavori molto interessanti, nei quali si vede il montaggio di parti dipinte con frame fotografici della stessa immagine. Quali sono i reali obiettivi di questa parte del tuo lavoro?
In queste opere io dipingo oggetti e ambientazioni e poi li fotografo con l’illuminazione artificiale. In questo tipo di lavoro mi interrogo sul modo nel quale le fotografie e i dipinti rappresentino la realtà.
Ho realizzato appositamente questi ambienti e realizzato di loro fotografie per mostrare le somiglianze e le differenze tra i mezzi espressivi. Nessuno di loro rappresenta completamente la realtà, e sono sempre astrazioni di questa, ma ciascuno di loro possiede una sua propria e peculiare qualità.

…In altri lavori, invece, tu utilizzi la luce come Materia. In queste immagini, noi non vediamo più il soggetto della fotografia, ma il valore reale di quella immagine , della luce che sta sostenendo la sua visione ..
E’ la luce che crea il nostro mondo visivo. Noi possiamo vedere soltanto le cose che la luce ricopre. Ho provato a pensare a questo quando ho realizzato questa serie di immagini. Ho cercato cioè di immaginare la luce come un liquido che è stato versato sugli oggetti e sull’ambiente.
Le riflessioni della luce/Sulla nostra capacità di vedere
Alcuni dei tuoi lavori più recenti sono dedicati a immagini di luce filtrata e riflessa: qui i tuoi specchi riflettono , ma allo stesso tempo proiettano la luce come una vera presenza in spazi e negli interni domestici . Guardando queste opere ci ricordiamo immediatamente di Newton e delle sue leggi di ottica…
Quando ho realizzato questi lavori, io effettivamente mi sono ispirato ai primi esperimenti di fisica ottica, a Newton. Io sono partito dalla luce stessa e vi ho gradualmente aggiunto altri elementi per vedere come io avrei potuto controllare la luce, per vedere che cosa la luce avrebbe fatto.
Come consideri oggi la nostra capacità media di poter “vedere”, intendo dire la nostra capacità di lettura delle informazioni che sperimentiamo nella nostra realtà di tutti i giorni?
C’è una significativa differenza tra “vedere” o semplicemente “guardare”. Raramente infatti ci prendiamo il tempo per “vedere” davvero – intendo, pensare a quello che stiamo percependo. Tutti noi abbiamo la capacità di “vedere” veramente, ma non adottiamo in modo naturale questo comportamento, in realtà quasi dobbiamo allenare noi stessi a percepire in questo modo. Artisti e designer trascorrono anni di formazione per abituare i loro occhi a vedere in questo modo.
Digitale e Analogico/La fotografia come strumento diffuso

Dal punto di vista tecnico, che tipo di macchina fotografica utilizzi? Lavori con un’attrezzatura digitale o lavori ancora con una macchina fotografica tradizionale a medio formato a pellicola?
Per la maggior parte delle mie immagini, io ho utilizzato un banco ottico analogico 8 X 10 pollici (inch view camera) e stampato poi in formato digitale a partire dal negativo a pellicola.
Questo processo semplicemente mi ha assicurato i migliori risultati. Soltanto recentemente – negli ultimi sei mesi – sono passato ad utilizzare una fotocamera digitale.
Parlando di sessioni di ripresa, quanto del tuo lavoro è frutto di post-produzione, e quanto è il risultato di una ripresa diretta? Quasi tutto il mio lavoro è fatto dalla e attraverso la fotocamera. Sono interessato a creare immagini che provengono da situazioni reali-cose che possiamo vedere. Se non riesco a creare qualcosa da vedere per i miei occhi, io non sono interessato a scattare
Come consideri la nostra realtà, in un mondo dove l’uso di smartphone e dei social network ci rende tutti ‘fotografi’?
Penso che sia sicuramente una buona cosa. Fare fotografie, non importa quanto banali, aumenta la nostra capacità di guardare il mondo che ci circonda e apprezzare ciò che vediamo. Prendiamo solo le immagini di cose che ci piace – o che dobbiamo – guardare. Qualsiasi incremento di questo atteggiamento è positivo, è un bene per tutti.
(Massimo Maria Villa)