Massimiliano Guzzini

La luce è il mercato comune

 

Una delle nuove logiche progettuali da gestire è quella legata alle Smart Cities
Una delle nuove logiche progettuali da gestire è quella legata alle Smart Cities

ASSIL rappresenta e tutela circa 80 aziende italiane, raggruppate nei costruttori di apparecchi di illuminazione, componenti elettrici per apparecchi e impianti, sorgenti Luminose e LED, per un fatturato globale di circa 2,5 Mld di euro (circa il 60% del fatturato complessivo italiano del settore), per oltre 8.000 addetti.

Massimiliano Guzzini, nuovo Presidente ASSIL e Vice President iGuzzini
Massimiliano Guzzini, nuovo Presidente ASSIL e Vice President iGuzzini

Abbiamo incontrato il nuovo Presidente ASSIL Massimiliano Guzzini, appena insediatosi nel suo nuovo incarico, e abbiamo parlato di mercato e strategie

All’interno del mercato della luce, l’Italia guarda l’Europa e partecipa ormai da tempo in modo attivo a tutti e nove i gruppi di Lavoro di Lighting Europe (Smart, Human Centric Lighting, Emergency Lighting, Energy Efficiency, Systems, Surveillance, Standardization, Statistics e Strategy), l’associazione europea che supporta il settore dell’illuminazione in Europa in stretta relazione con il Parlamento Europeo: questa è la realtà per ASSIL, ma anche per altre nostre associazioni. Massimiliano Guzzini ha maturato una forte esperienza in tal senso, e ne fa un punto di partenza imprescindibile.

Presidente, qual è il ritratto dell’Associazione che trova all’esordio del Suo mandato?

“Ho un’esperienza di quindici anni di attività sul campo e da novembre 2015 ho iniziato a dare il mio contributo partecipando alle attività di LightingEurope all’interno del board su mandato di ASSIL; per questo sono veramente convinto che in Europa abbiamo la sintesi di tutte quelle che sono le tendenze, l’osservatorio comune dal quale è possibile comprendere come vanno le cose anche in ambito nazionale, attraverso una visione più articolata e complessa.

LightingEurope è stata fondata nel 2012 e oggi deve trovare un momento di stabilizzazione: la congiuntura è differente, le tecnologie stanno cambiando e i produttori di sorgenti non sono più quelli di un tempo ma sono società sempre più articolate e collegate al segmento dell’elettronica e dei componenti attivi.

La presenza in associazioni come queste di produttori quotati in borsa, fra i quali otto grandi multinazionali, fa capire che oggi occorre operare in maniera decisa e in modo importante nel cercare di difendere quelli che sono gli interessi di tutta l’industria, compresa la  PMI”.

Prepararsi ai nuovi scenari

Internet of Things, digitalizzazione delle imprese, il passaggio da costruttori di prodotti a provider di servizi e consulenze verso il mercato: quale fra questi cambiamenti di scenario ritiene sia più determinante oggi nell’accelerare la trasformazione della filiera nel nostro Paese?

“In realtà i fenomeni che lei cita rappresentano di fatto l’evoluzione e dire se oggi siamo pronti è un grande interrogativo perché quando ci riferiamo ad esempio allo IoT parliamo un po’ di tutto, di Smart City, di Smart Home, di Smart Retail, dello Smart Office e ci riferiamo a tante tematiche applicative a questo collegate.

Probabilmente – anche se alla fine non si tratta che di realizzare sistemi Internet in wireless e non wireless attraverso l’utilizzo di differenti tecnologie e modalità di connettività per mettere in relazione fra loro diversi tipi di oggetti – il discorso da fare è in realtà molto più complesso e articolato.

Oggi non abbiamo protocolli di comunicazione standardizzati, il che rende tutto quanto più complesso, senza una tecnologia che prevalga, anche a causa delle numerosi applicazioni negli ambiti di smart home, smart building, smart retail, smart office o smart cities, dove per esempio è possibile, attraverso l’integrazione di sensori agli apparecchi di illuminazione e ai pali, creare una rete integrata all’interno della città per gestire ad esempio l’andamento del traffico, la frequentazione dei luoghi, verificare in tempo reale la disponibilità di parcheggi.

Per quanto riguarda gli uffici, tenendo conto dei problemi legati ai costi di gestione degli spazi, l’integrazione dei sensori agli apparecchi consente di rilevare l’occupancy e gestire meglio la pianificazione dello spazio all’interno degli uffici, oppure gestire microambienti con luci personalizzate per ogni singolo desk. Similmente, nel retail, si parla sempre di più di iMapping e Indoor Positioning che, tramite App, consentono di essere guidati con lo smartphone in un luogo all’interno del quale fare esperienze di acquisto.

Queste tecnologie consentono di velocizzare la comunicazione, il trasferimento bidirezionale dei dati, a beneficio dell’utilizzatore. La questione diventa quindi come l’apparecchio di illuminazione dovrà integrare la sensoristica e le reti. Quindi ci sarà una tendenza, specialmente per quanto riguarda le grandi aziende, a spostare il business non solo sulla fornitura di prodotti ma sulla creazione di servizi a valore aggiunto, in quanto la disponibilità di queste informazioni, ad esempio nel retail, può essere utile per conoscere i comportamenti di acquisto. Le multinazionali si stanno già strutturando in tal senso, con evidenti vantaggi nei confronti delle piccole e medie aziende”.

Nuove strategie per essere attivi sui mercati internazionali

Il rapporto fra domanda e offerta di mercato in Italia ha visto nell’ultimo decennio molti costruttori intensificare la loro presenza e i loro sforzi di investimento sui mercati europei e overseas, lasciando il mercato interno in secondo piano. Quali strategie pensa di adottare per trovare un equilibrio?

“Noi italiani siamo il secondo mercato in Europa – i dati del 2015 ci assegnano in termini di produzione un valore di 2,5 Mld contro il 2,9 della Germania – e ci rendiamo sempre di più conto che le strategie si fanno all’interno della Comunità Europea.

Dovremo continuare in modo sempre maggiore a far sì che ASSIL sia sempre presente ai tavoli del confronto nazionale e internazionale sui temi della sicurezza e delle performance di prodotto (stiamo presidiando CEI, CENELEC, IEC, UNI, CEN, ISO e altre realtà) e partecipi come già sta facendo ai Working Group che si muovono in questi ambiti.

ASSIL porterà un proprio rappresentante anche nel gruppo di lavoro che dovrà occuparsi di deployment, cioè dell’implementazione della Strategic Roadmap 2020-2025 presentata a Light+Building 2016.

Se pensiamo alla produzione europea 2010-2015 (fonte CSIL) dobbiamo considerare che siamo passati da un valore di 10,3 Mld a 10,8 Mld di € e ci troviamo quindi in una situazione di stallo, mentre i consumi sono cresciuti da 11,8 al 14,2 mld., per un incremento a valore del 20,4%. Di questi 14,2 Mld., il 46.5% rappresenta le importazioni dalla Cina, contro un 33% delle importazioni cinesi sul totale del valore in produzione in America.

Le importazioni dalla Cina –nel periodo 2010-2015 – sono aumentate da 3.9 al 6.6 Mld (+69%), ma per quale motivo sta succedendo tutto questo? Noi non abbiamo problemi a competere, ma ci troviamo di fronte ad una situazione di no-fair competition, ovvero di asimmetria: le aziende italiane o europee per poter entrare in America devono avere il marchio UL, mentre per entrare in Cina è necessario avere il marchio CCC, quando in Italia abbiamo solamente l’autocertificazione. Questa è una grande problematica che non è mai stato possibile risolvere e sulla quale non abbiamo avuto ancora risposte.

In assenza di un ente terzo di certificazione, il Working Group di Market Surveillance istituito da Lighting Europe ha stabilito una procedura di sorveglianza che demanda alle associazioni nazionali ogni azione concreta.

Procedura che, di fatto, a mio parere non ha dato e non è in grado di dare esiti soddisfacenti, anche perché le associazioni non hanno budget sufficienti per poter implementare procedure efficaci.

Si tratta di equilibrare gli interessi tra grandi multinazionali e piccola e media industria; stiamo parlando di 4 mld che entrano nelle nostre dogane che non vengono controllati del tutto e ad oggi manca ancora la volontà politica di risolvere questo problema.

Una delle attività in cui mi impegnerò in veste di Presidente è quella di fare lobbying: dobbiamo portare al Ministero dello Sviluppo Economico e a Unioncamere queste nostre preoccupazioni. Dovremo lavorarci, ma la situazione non è semplice.”

I lighting designer e la filiera. La necessità di una forte presenza dei prescrittori

Un passo avanti molto importante – sul piano del riconoscimento della sua centralità e del suo valore come asset strategico – è quello recentemente attuato con la UNI 11360 sul progetto di illuminazione. Come crede che potrà trasformarsi in futuro il rapporto fra le aziende del settore e i progettisti-lighting designer?

“Premetto che non ho avuto ancora modo di approfondire tutti i temi implicati da questa norma, ma a livello di programma di lavoro ho presentato per il mio mandato un’ipotesi di lavoro.

La mia attività mi porta a muovermi continuamente da un capo all’altro del pianeta e tutto questo mi permette di capire: ne emerge che un’industria produttiva ed un indotto illuminotecnico sono forti solo e soltanto se ci sono professionisti forti in quel campo. Guardiamo ad esempio il Regno Unito: hanno grandi strutture in termini di studi di ingegneria e di lighting design e grandi nomi sul piano degli esperti di prescrizione in questo campo, insieme agli americani, anche se in Inghilterra manca – a differenza della Germania e dell’Italia – una forte industria.

In Germania, nostro primo competitor e comunque benchmark di riferimento, abbiamo sia un’industria forte e strutturata sia forza nel campo dei professionisti della progettazione, dove queste figure sono molto numerose e competenti…

La stessa cosa purtroppo non succede in Italia, dove i professionisti sono pochi (NdR: e nella maggior parte dei casi, salvo qualche eccezione, con dimensioni operative in termini di studio molto ridotte). Società come la nostra, fra le loro linee guida, devono e dovranno occuparsi di temi come l’innovazione quale elemento di crescita e internazionalizzazione.

Per poter fare tutto questo abbiamo bisogno di creare un sistema diffuso di innovazione culturale in direzione non solo delle altre aziende ma anche nei confronti di tutti i professionisti che lavorano in Italia; dobbiamo far sì che questo gruppo di professionisti aumenti il più possibile e trovi modo di operare anche nei grandi progetti internazionali.

Questo tema per noi è prioritario come ASSIL e abbiamo già iniziato a lavorare su un programma di formazione comune ASSIL-AIDI nel quale cercheremo di procedere di pari passo con la parte normativa insieme a quella applicativa, per andare ad allargare la cultura intorno a queste realtà goccia a goccia, come dice con la sua saggezza mio padre, per riempire velocemente il bicchiere.”.

Un rapporto aperto con le istituzioni e le altre realtà associative

Come pensa di approfondire e sviluppare il rapporto di ASSIL con gli ambiti istituzionali di Governo – anche allo scopo di sollecitare azioni e investimenti più sistematici e organici a sostegno del settore – penso ad esempio alle politiche in materia di Smart Cities e nuova illuminazione delle nostre città?

“In termini di immagine, a livello istituzionale siamo erroneamente considerati un’associazione di secondo livello. Questa è la cruda realtà ma secondo me non è affatto la verità, perché se guardiamo strettamente ai comparti merceologici rilevati soltanto in base al valore della produzione è vero, ma se ne consideriamo il potenziale  – approcciato in modo programmatico, non solo in termini di efficientamento, ma per le politiche di incentivazione che rendano smart  il sistema – c’è il vasto tema su come la luce può qualificare i  nostri beni artistici e storici e questo per noi è un grande valore, e non soltanto nella mia visione:  questo concetto è stato ribadito nell’assemblea di Confindustria dalla relazione di Vincenzo Boccia. Il Presidente di Confindustria ha compreso bene che oggi un settore di fortissimo potenziale sviluppo è quello del turismo e la luce si collega strettamente a questo.”

La valorizzazione dei nostri beni artistici e culturali è uno dei principali ambiti nei quali la luce può giocare un ruolo determinante
La valorizzazione dei nostri beni artistici e culturali è uno dei principali ambiti nei quali la luce può giocare un ruolo determinante

Un altro capitolo molto importante è il rapporto fra le diverse associazioni italiane del settore e con le principali associazioni in sede europea. Un commento..

“Abbiamo relazioni aperte con le altre associazioni italiane di costruttori, come ASSOLUCE…Non sappiamo dire ad oggi se un giorno ci sposeremo davvero, ma è un dato di fatto che per casi del genere ci si deve conoscere.

Fino ad oggi abbiamo percorso strade diverse pur lavorando nello stesso settore e con un forte orientamento al Made in Italy da parte di entrambe. Devo dire però che insiste ancora una certa lettura di una parte della stampa che tende a separare il tecnico dal decorativo, mentre ritengo che sia ormai necessario superare definitivamente questo dualismo e trovare sinergie per creare una maggior voce in Europa ed una unità di azione.

Dobbiamo capire chi fra noi può dare il meglio in termini di esperienza e individuare interessi in comune: su questo sarò assolutamente disponibile con tutto il consiglio per approfondire i modi, logicamente supportato anche dai miei colleghi”.

Per concludere una domanda quasi provocatoria: è possibile ri-pensare oggi al ritorno in Italia di una grande rassegna internazionale esclusivamente dedicata al mondo dell’illuminazione?

“Su questa cosa mi pone di fronte ad un possibile incidente diplomatico…devo essere sincero al proposito? È mia personale opinione che noi italiani sicuramente meriteremmo una fiera di questo tipo, ma vedo che oggi la principale leva della competizione è la velocità: se uno perde troppe occasioni poi l’occasione non torna più, e questo lo dico veramente a malincuore.

Grazie a Dio abbiamo la Biennale di Architettura a Venezia, abbiamo il Salone del Mobile, sono le uniche due bandiere che ci sono rimaste, e lo dico con rammarico perché per me come referente di azienda e per noi come associazione sarebbe bellissimo avere una forte fiera specializzata del settore, ma oggi purtroppo non abbiamo quella forza organizzativa che ci consente di poterlo fare. Frankfurt Messe si sta estendendo a livello mondiale con numeri molto rilevanti e queste sono macchine organizzative importanti. Lo ripeto a malincuore: oggi ci sono sempre più fiere, la competizione richiede investimenti sempre più forti in ricerca e sviluppo e dobbiamo essere selettivi”.

(Massimo Maria Villa)