Milano - LivinLuce

La luce e la balistica dell’occhio

 

Emergency Light
Emergency Light

Per inaugurare il “nuovo corso” della Fiera Intel, i saloni LivinLuce ed EnerMotive ospitano un originale progetto sulla luce curato dal grande fotografo Oliviero Toscani e da Marco Balich, filmmaker e organizzatore di eventi, autore – fra l’altro – delle cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi invernali di Torino 2006: e si tratta di un evento dove la luce una volta tanto non illumina nulla, se non se stessa

Oliviero Toscani
Oliviero Toscani

“Occhio non vede, cuore non duole”. Come nella reciprocità di uno sguardo fra innamorati, Oliviero Toscani e Marco Balich – che hanno raccolto da FieraMilanoTech la difficile sfida di realizzare un evento-provocazione sulla luce come protagonista – sembrano volerci dire che la luce è un ineluttabile colpo di fulmine, anche per due come loro legati a doppio filo al mondo dei media e della comunicazione.

Ed è così, sì, ma non mai completamente e mai secondo modi prevedibili, perché quanto accade a chi è chiamato ad essere interprete e personaggio all’interno della rappresentazione-percorso da loro allestita (che utilizza creativamente tutti i suggerimenti reali della luce, dalla sua natura arcaica alle più recenti applicazioni tecnologiche) è alla fine ritrovarsi in un bagno di buio, nell’ incerta condizione apparente del non-vedente.

Angry Corridor: rendering di progetto di uno dei momenti del percorso
Angry Corridor: rendering di progetto di uno dei momenti del percorso

Attraverso un uso della luce nello spazio, all’interno di un percorso fatto di stanze, tunnel, aree di passaggio, alle prese con il fuoco, con la luce incandescente e con la luce abbagliante, con le sinestesie musicali prodotte dalle forme dei fasci luminosi o con la luce a stato solido dei LED, Toscani e Balich ci fanno vedere infatti che alla fine la nostra iride è ferita, a un tempo, solo dove l’occhio ha già lanciato le sue frecce.

Marco Balich
Marco Balich

L’avvenimento è il bersaglio emotivo dell’occhio; l’evento è il target simbolico dove traguarda la traiettoria selettiva del nostro sguardo.

L’atto del vedere è visto qui nel segno dell’antica ma insieme contemporanea concezione dell’ottica come la conoscevano i Greci, nella logica di un’interazione biunivoca che comprende chi guarda e chi è guardato, come nell’arte della scherma tirare di fioretto significa toccare per essere toccati.

Gli “spettacoli di luce” realizzati da Toscani e Balich sono proposti a tutti i visitatori delle rassegne, dal 6 al 10 febbraio 2007, nel percorso della Vela di Fieramilano.

(Massimo Maria Villa)

Prima l’Ombra, poi il corpo*

“Prima l’ombra poi il corpo. Questo è l’incipit che apre il percorso progettato da Oliviero Toscani e Marco Balich.

È già un programma: il corpo è sostituito dalla sua proiezione, è preceduto dalla sua immagine. È un’immagine e come le ombre nella caverna raccontata da Platone non è realtà ma una sua proiezione.

Non è più materia ma simbolo: la rivelazione del corpo ha luogo attraverso l’ombra che getta, passa quindi attraverso una negazione, l’assenza di luce. Il buio, il nero, sono la materia su cui viene scritto il pensiero: attraverso la luce, soggetto e descrizione di se stessa.

Fotografare è scrivere con la luce, dice subito Oliviero Toscani per raccontare il suo lavoro di sempre ma anche di questo ultimo per LivinLuce. La luce nello spazio è l’elemento di continuità che lega la fotografia, rappresentazione ed interpretazione della realtà, con un progetto nelle tre dimensioni e quindi della realtà stessa. La luce viene presentata nelle sue forme quotidiane, come ci appare comunemente: è quella luce banale, di tutti i giorni, di cui non ci si accorge.

Il progetto di Toscani e Balich è proporre queste luci fuori dal loro contesto usuale:in un contenitore nero all’interno del quale accadono cose sempre diverse, fatte di luce, di una luce che illumina e mostra se stessa, finalmente libera dal limite-dovere di servire altro da sé, materia e non più rivelatore di materia.

Il lavoro sulla luce che è sorgente, materia e infine soggetto è un’operazione che precede lo scatto che impressiona la pellicola , un lavoro che procede per intuizione, a partire dalla pura visibilità. Non può essere diversamente.

Toscani e Balich si schermiscono non appena gli si chiede il significato del loro lavoro. Preferiscono non spiegare e descriverne i significati, ma non potrebbe essere altrimenti: la luce va vista, non raccontata.

LightBulbField
LightBulbField

La loro intenzione progettuale di avere, nella parte finale, un cieco che accompagni il pubblico attraverso una grande stanza nera, senza alcuna luce, mostra in chiave speculare all’apertura quanto ci si trovi in un vero e proprio percorso iniziatico: un percorso di conoscenza, senza figure precostituite,senza il supporto del linguaggio che racconta le cose.

La figura del cieco è come quella di Virgilio che accompagna Dante verso la conoscenza, anche se qui ciò accade alla fine del percorso. Attraverso la figura del cieco si vuole mostrare, per negazione, l’importanza dello sguardo e la sua sostituzione con il linguaggio – fatto ancora di immagini eidetiche, del pensiero – di chi per sua natura non può vedere. Sarà dunque alla fine del percorso di conoscenza che tornerà, sotto un nuovo aspetto, la luce e il cieco vi insegnerà così a vedere”.

*Commento a cura di Davide Pizzigoni