
Quale evoluzione guida in Italia l’applicazione delle nuove tecnologie di gestione negli ambiti dell’illuminazione pubblica con relazione alla domanda di nuove architetture in un ottica Smart Cities?
È un fenomeno che non conosce battute di arresto: la crescita incontrollata della città negli ultimi decenni sembra aver dato forza alla visione di Constantinos Doxiadis: una visione secondo la quale la città è destinata ad estendersi su scala globale, così da formare un’unica grande città diffusa. Un magma urbano indifferenziato, che egli chiama “Ecumenopolis”. Al di là delle previsioni di urbanisti e sociologi, sono i dati a dare la conferma.
Secondo lo studio elaborato nel 2014 da Population Reference Bureau (PRB), nel 2030 – cioè tra meno di tredici anni il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle aree più sviluppate del Pianeta, con l’impoverimento delle risorse e forti squilibri per l’habitat naturale.
Tanti gli interrogativi da porsi. È spontaneo domandarsi, infatti, come sia possibile gestire i costi e l’organizzazione necessari per creare un ambiente ancora vivibile, malgrado tutto, che sia sicuro ed energeticamente efficiente, ma anche attraente ed ecosostenibile. La risposta arriva dai moderni sistemi di illuminazione e dallo sviluppo di nuove tecnologie interattive.
Con l’evolversi del modo di gestire e mantenere l’illuminazione stradale, le città stanno scoprendo soluzioni sempre più intelligenti per soddisfare contemporaneamente tutte le diverse esigenze.
Tra queste soluzioni troviamo ad esempio la tecnologia CityTouch, sviluppata da Philips Lighting, un sistema di gestione dell’illuminazione stradale end-to-end che integra dispositivi connessi, applicazioni software-as-a-service intuitive e servizi specializzati per trasformare le funzioni legate all’illuminazione in qualsiasi città.

CityTouch permette il controllo di tutta l’illuminazione pubblica connessa da remoto in modo sicuro, servendosi di una mappa aggiornata in tempo reale, accessibile da qualsiasi web browser standard.
Abbiamo intervistato Roberto Brambilla, Professional Sales Director IIG Italia, Grecia e Israele di Philips Lighting

Qual è uno dei Vostri principali campi di ricerca?
“Philips Lighting è da sempre attenta all’illuminazione degli spazi urbani sia per ciò che concerne i prodotti illuminotecnici sia per lo studio di nuove tecnologie.
Lo smart lighting, uno dei temi più importanti del concetto di smart city, è il risultato di applicazioni specifiche che permettono alle città, di qualsiasi dimensioni e numero di abitanti, di avere un’illuminazione customizzata, sicura e facile da gestire”.
Come si raggiunge quest’obiettivo?
“Rendendo intelligente ogni singolo apparecchio di illuminazione della rete pubblica, grazie ad un controllo hardware software che da remoto permette di gestire il singolo punto luce: tutti i dati sono poi immagazzinati su una piattaforma cloud senza alcun impatto di costi e di sicurezza per l’utente”.
Chi controlla i dati raccolti?
“Le società che gestiscono l’illuminazione. Con queste tecnologie, esse sono in grado di valutare, in tempo reale, lo stato della rete illuminotecnica, conoscerne i consumi e regolare l’intensità della luce a seconda delle necessità che si presentano”.
Ci può descrivere alcune realizzazioni su scala urbana curate dalla vostra società?
“Fino ad oggi l’azienda ha installato, in tutt’Italia, 33.000 punti luce intelligenti, distribuiti su circa 25 comuni. Il comune più grande sul quale stiamo intervenendo è Conegliano, attraverso l’introduzione della tecnologia ‘CityTouch’ estesa su tutta la città”1.


In che cosa consiste?
“Si tratta di un sistema ‘remote control’ che dà la possibilità di analizzare il singolo apparecchio di illuminazione e, per farlo, si serve della rete GPRS. In ogni punto luce c’è un controllo, dentro al quale è inserita una scheda SIM: nell’erogare tensione, la scheda si attiva provocando la geolocalizzazione immediata. È lo stesso effetto che si ottiene quando si accende il cellulare.
Attraverso applicazioni specifiche, il gestore può controllare da remoto, su qualsiasi dispositivo elettronico, lo stato di salute della rete stradale, riducendo la luce là dove non occorre. Se pensiamo ad esempio alle piste ciclabili, si comprende che il loro utilizzo avviene in una determinata fascia oraria; e, quindi, tramite CityTouch, si può tranquillamente abbassare l’intensità luminosa nelle ore in cui sono poche frequentate”.
Quanto risparmia l’amministrazione pubblica nello scegliere la vostra tecnologia?
“Il risparmio incide su due aspetti: sull’emissione luminosa e sulla manutenzione dell’impianto, ridotta al minimo rispetto ai modelli tradizionali. Volendo fare una stima, si ha una riduzione del 20% di consumo energetico, che si va sommare a quello prodotto dall’uso di luci a LED”.
L’Italia, rispetto alle città europee, ha compreso tardi i vantaggi dello smart lighting. Come se lo spiega?
“La grande differenza tra il nostro Paese e gli Stati Uniti o l’Asia, dove grandi città come Los Angeles sono passate da tempo a CityTouch, non dipende dal fatto di non aver compreso i vantaggi che questa tecnologia comporta, quanto, piuttosto, dalla difficoltà di regolamentare il processo di acquisto, che vede da un lato le amministrazioni pubbliche e dall’altro i gestori che erogano i servizi richiesti dalle stesse amministrazioni.
Non sempre il tipo di tecnologia messa a disposizione corrisponde a sistemi innovativi, in grado di dare risultati concreti e dimostrabili. E poi il termine ‘smart city’ si presta a tante interpretazioni, a tal punto da far passare una semplice telecamera montata su una lampione come tecnologia intelligente.
Noi riusciamo a proporre con efficacia la nostra gamma di prodotti quando il supporto amministrativo di aggiudicazione della gara è fondato sul project financing. Soltanto in questo caso, le amministrazioni sono in grado di scegliere le migliori offerte che concorrono al bando, individuandone i benefici che propongono”.
Smart city è un’espressione un po’ inflazionata. Sono almeno quindici anni che se ne parla, anche se sono pochi i comuni italiani che di fatto hanno reso le loro città più intelligenti. È d’accordo?
“Assolutamente si. Quello che si vede in giro – almeno per le strutture pubbliche – non ha nulla a che fare con la tecnologia IoT (Internet of things). Il più delle volte si tratta di applicazioni fittizie che servono come messaggio pubblicitario, ma che non hanno nessun valore tecnologico”.
Quali sono i prossimi traguardi a cui punta l’azienda?
“Stiamo avviando altre collaborazioni, ma non posso parlarne e né posso dirle i comuni con cui ci stiamo confrontando: il nostro obiettivo è raddoppiare, nei prossimi due anni, il numero di punti luce installati, sviluppando, inoltre, le potenzialità di CityTouch, per far sì che possa dialogare con altre piattaforme.
La ‘smart city’ va costruita e lo smart lighting è un veicolo straordinario per altri servizi intelligenti. Tra non molto, con lo stesso software si potrà controllare la luce, ma anche il traffico veicolare e l’affluenza della persone all’interno dello stesso spazio urbano”.
In che modo la vostra società è riuscita a conciliare il design con l’apporto tecnologico?
Penso al dualismo – estetica e funzione – che si ritrova in ogni progetto… “Nel caso dell’illuminazione pubblica il design ha un ruolo marginale.
Gli apparecchi di illuminazione di una strada di periferia, a scorrimento veloce, sono quasi tutti uguali. Sono progettati per disperdere il calore in maniera corretta e per avere la più ampia superficie illuminante. Non c’è un elemento estetico caratterizzante, nemmeno tra le varie case produttrici. A 9 m di altezza, si vede la luce ma non si potrà mai percepire la forma del lampione.
Altra cosa è, invece, il lighting design dei beni di pregio artistico e architettonico, sottoposti al vincolo della soprintendenza, tra cui le lanterne storiche: queste costituiscono un patrimonio di infinita bellezza.
La loro re-illuminazione è un tema che affrontiamo con grande attenzione, recuperando la lanterna, ed inserendo all’interno un LED retrofit e il controllo intelligente, così come già facciamo per tutti gli altri apparecchi distribuiti sul tessuto urbano”.
(arch. Elviro Di Meo)
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1 – Con l’aggiudicazione in via definitiva del project financing per l’ammodernamento e l’efficientamento della rete di illuminazione comunale, nell’agosto di quest’anno sono iniziati i lavori per sostituire i 6.840 punti luce esistenti sul territorio del Comune di Conegliano con apparecchi di illuminazione a luce LED Philips. Il Comune ha firmato un contratto di concessione di 15 anni con Conegliano Lighting Srl (newco dedicata all’operazione partecipata all’80% dal Fondo Finint Smart Energy, gestito da Finint Investments SGR Spa, e al 20% dalla società che si è aggiudicata la gara, Gianni Botter Impianti Srl). Il valore della concessione è di 8.655.000 euro e deriva dal valore del canone corrisposto dal Comune alla Conegliano Lighting Srl per il primo anno di gestione (559.000 euro moltiplicato per le 15 annualità di Concessione), oltre a 270.000 euro derivanti dal ricavo stimato della vendita dei “Certificati bianchi” per i primi cinque anni di attività. Il canone troverà copertura grazie ai LED che porteranno ad una riduzione dei consumi di energia elettrica per oltre il 70% rispetto al consumo dell’impianto attuale. La consegna è prevista per il mese di dicembre 2017.