DE-SIGNO. La cultura del design italiano prima e dopo Leonardo

Il segno del progetto

Leonardo da Vinci – “Vite d’Archimede e ruote d’acqua” – Codice Atlantico – Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana

È il segno del progetto, cioè l’approccio analitico di studio di Leonardo da Vinci alle più diverse problematiche della realtà che traccia l’origine più autentica del Design e dell’indotto che questo rappresenta per la città di Milano e per la cultura del saper fare italiano

Il concept di DE-SIGNO – l’installazione immersiva ideata da Davide Rampello e progettata dall’architetto Alessandro Colombo, strutturata in uno spazio quadrangolare di 400 m² caratterizzato da una architettura scenica monumentale dominata da due portali alti 6 m e con una larghezza di 3 m, realizzati interamente a mano in legno da maestri scultori e pittori e ispirati a disegni e studi originali del Bramante – racconta ai visitatori del Salone del Mobile la progettualità del grande artista nell’ambito dello scenario della straordinaria industriosità delle botteghe e delle officine rinascimentali, attraverso i diversi linguaggi dell’architettura, del cinema e della scenografia teatrale. Il contesto è quello di uno show multimediale di musica e immagini su 4 differenti schermi con dimensioni cinematografiche.

DE-SIGNO. Scenografia con disegno a china del portale di Bramante (cortesia: Mekane)

Abbiamo incontrato Davide Rampello, regista televisivo e direttore artistico, già Presidente della Triennale di Milano, autore del concept dell’installazione.

Leonardo arriva a Milano in un momento storico nel quale la città – allora come oggi – è interessata da una grande spinta al rinnovamento, sia sul piano dei cantieri architettonici che su quello della riprogettazione urbana. Da questo punto di vista, qual è stato il contributo più importante di Leonardo per Milano e come lo avete valorizzato in questa installazione?

“..Innanzitutto dobbiamo ricordare che Milano sotto la guida degli Sforza, soprattutto di Ludovico, uomo molto ambizioso che aveva incrementato le arti e i mestieri e sviluppato moltissimo l’industria della seta – non per caso veniva chiamato “Il Moro” – si trovava in un momento formidabile, come tantissime altre città italiane in quel momento storico. Quando Leonardo arriva a Milano tra i vari ambiti della ricerca si imbatte in un settore
che era in tutta la Lombardia estremamente sviluppato, quello dell’ingegneria idraulica (la navigazione dei canali era praticata in questa regione fino dalla fine del 1100) quindi impara e..evidentemente allo stesso tempo elabora con la sua genialità visioni diverse, creando tutta una serie di innovazioni.

Però, se pure a quel tempo l’avevano capito, noi oggi lo vediamo attraverso la prospettiva della Storia…la vita di un uomo assolutamente geniale, in un contesto pieno di ‘competitor’, di uomini di ingegno.. artisti, pittori, scultori, matematici, astronomi, fisici era grande…e tutto questo l’abbiamo voluto tradurre come rappresentazione spettacolare nella nostra installazione…”.

La cultura del saper fare attraverso la sperimentazione è la chiave che unisce la versatilità delle esperienze delle numerose botteghe artigiane di alta qualità della Milano rinascimentale con la ‘smart grid’ diffusa degli studi di design di oggi?

“..L’analogia che è possibile fare muove dalla considerazione che il rifiorire nel Medioevo delle Corporazioni, delle Gilde delle Arti e Mestieri, che diventano vere e proprie forze economiche e sociali (è la Corporazione dei Lanaioli che paga le spese a Firenze per la cupola del Brunelleschi ) è quella stessa cultura del Saper Fare che con fortune alterne si mantiene nel Tempo e come un DNA rispunta nel Dopoguerra, con la spinta alla ricostruzione del Paese, creando da un lato l’industria del Design e dall’altro l’industria della Moda, e concorre allo sviluppo di un terzo settore che noi non prendiamo mai in considerazione da questo punto di vista e che fa riferimento a tutto ciò che è l’Arte del coltivare, quel settore agroalimentare a tutti gli effetti altra filiera produttiva di eccellenza e alto artigianato”.

Una delle funzioni native del Design è quella di proporre soluzioni per risolvere problemi nei più differenti ambiti applicativi e Leonardo in questo è stato forse l’esempio più grande come progettista di concept. Come avete rappresentato nel vostro progetto questo aspetto?

“..Nel nostro lavoro di Leonardo si vede soprattutto la continuità dei rapporti con la cultura lombarda vista come metafora della cultura italiana, in quanto Milano ha rappresentato – finito il periodo rinascimentale – a partire dell’Ottocento, ma soprattutto nel Dopoguerra, un punto di riferimento e un primato nazionale e internazionale, insieme al nostro Paese, per tantissimi aspetti dell’agire dell’uomo, dall’agroalimentare alla moda, alla pelle, a tutta l’industria degli accessori e a tutto quello che gravita attorno al Design”.

Raccontare oggi la Storia utilizzando tutta la suggestione emotiva della messa in scena: in quale esperienza multimediale e immersiva si troverà coinvolto esattamente lo spettatore sul piano dei contenuti tecnici in questa installazione?

“..Abbiamo cercato di utilizzare tutti i linguaggi. Il primo livello è lo spazio dell’esperienza, sul quale si innesta l’andamento narrativo attraverso un testo scritto apposta per l’occasione, raccontato e poi supportato da un commento sonoro; dopodiché abbiamo l’aspetto cinematografico: sui quattro schermi si svolgono e scorrono le immagini che rimandano al racconto riportato dal narratore.

In più lo spazio ha una sua architettura, sia quello esterno che quello interno, dando vita ad un’ulteriore suggestione.. Internamente abbiamo un colonnato bramantesco costruito in legno e la ricostruzione di due teatri rinascimentali, presentati come se fossero due modelli: il primo racconta Firenze, e in fondo alla quinta scenica ha la prospettiva della cupola del Brunelleschi, mentre l’altro racconta Milano, con un disegno del Filarete preso da ‘Sforzinda’. In tutto questo la luce gioca un ruolo emotivo molto forte perché dal buio avremo l’emersione delle immagini cinematografiche e l’emersione delle immagini plastiche di architettura e teatro, in una grande e affascinante macchina per il racconto”.

(cortesia: Mekane)

Sul progetto di illuminazione

Aldo Solbiati, direttore della fotografia in ambito televisivo e lighting designer per il teatro e l’opera lirica, ha curato il progetto di illuminazione per l’installazione “DE-SIGNO”. “Un progetto di illuminazione per Leonardo richiede anzitutto umiltà e semplicità. Il concept che ho pensato prevede di utilizzare sagomatori a LED (Ledko F 6 di Coemar) per illuminare la scenografia, collocati su un ring circolare in alto, al centro dello spazio, mentre per scaldare l’ambiente, prevederemo una corretta temperatura colore e intensità di emissione, per definire lo spazio da illuminare nella scena.

Una volta entrato nello spazio interno il pubblico si troverà avvolto da un’unica luce centrale realizzata con un sagomatore a LED con lente da 90° che coprirà gran parte dello spazio, mentre intorno sarà illuminata la scenografia: tutto questo avverrà in un’atmosfera luminosa nella quale la temperatura colore sarà simile a quella della luce emessa da una candela, in modo da accompagnare il pubblico nell’atmosfera in cui dipingeva e creava Leonardo. I due teatrini saranno illuminati esclusivamente da lampade alogene e diverranno visibili soltanto con lo spegnimento delle luci che illumineranno il tulle posto davanti, spegnendosi poi all’inizio del racconto realizzato con le videoproiezioni.

Durante lo spettacolo, avremo un’alternanza tra la luce artificiale creata e l’immagine dei filmati proiettati ai quattro lati dell’ottagono. I portali architettonici d’ingresso sono ispirati al Bramante e saranno illuminati con proiettori testamobile (Axcor Profile 600 di Clay Paky) così come le scritte esterne. Le pareti d’ingresso riferite ai dipinti del Bramante saranno invece illuminate con lampade alogene”.

(a cura di Massimo Maria Villa)

 

DE-SIGNO. LA CULTURA DEL DESIGN ITALIANO PRIMA E DOPO LEONARDO

Creative and Executive Production: Davide Rampello & Partners

Curated by: Davide Rampello

Architectural Project: Alessandro Colombo

Project Manager: Tania Di Bernardo

DE-SIGNO. Rendering del progetto per lo spazio dell’installazione (cortesia: Mekane)

Set Design: Mekane

Light Design: Aldo Solbiati

Sound Design & Soundtrack: Alessandro Linzitto

Video Content & Editing: Natia Docufilm

 

Salone del Mobile, 9 – 14 aprile

Padiglione 24 Fiera Milano, Rho

Orari – 9.30 – 18.30