Torino. Parco Dora

Dalle industrie urbane un codice per il verde

Torino, Parco Dora. Il gigantesco capannone dell’ex laminatoio di Vitali rappresenta il centro vivace ed affascinante del parco (photo: Fabrizio Zanelli)

Il progetto del Parco Dora a Torino è il risultato di un concorso internazionale avviato nella sua prima fase nella primavera del 2004 e il cui vincitore è risultato il gruppo diretto da Latz+Partner, con Studio Pession Associato, STS, Studio Cappato, Pfarrè Lighting Design, Ugo Marano e l’agronomo Dario Grua

Il progetto del Parco Dora si sviluppa su un’imponente area di circa 500.000 m², a cavallo del fiume Dora, già occupata dagli stabilimenti della Michelin e delle Ferriere Fiat: alla sua origine la volontà/necessità di un intervento di archeologia industriale teso a recuperare i grandi stabilimenti produttivi, per rileggerli in chiave contemporanea ed attuale.

L’industrializzazione della città di Torino ebbe inizio lungo il fiume Dora alla fine del 1800 raggiungendo l’apice ai primi del ‘900 con la costituzione dell’acciaieria e del laminatoio FIAT Ferriere Piemontesi e dello stabilimento di produzione di pneumatici Michelin, stabilimenti poi chiusi alla fine degli anni ‘80 in seguito al declino generale dell’industria.

Nel 1998 venne avviato a Torino un Programma di Riqualificazione Urbana (PRIU) con l’obiettivo, fra l’altro, di ridare vita a queste aree postindustriali riempiendole di nuove funzionalità: questi singoli interventi si allineeranno lungo un asse di sviluppo chiamato “Spina”.

L’articolazione degli spazi e gli obiettivi del progetto 

Il parco è composto da cinque settori autonomi (“lotti”), tre dei quali recano i nomi degli stabilimenti industriali preesistenti: Ingest, Vitali e Michelin, Valdocco Nord ed il terreno situato sopra il tunnel di Corso Mortara.

Il collegamento fra le cinque parti del parco e l’allacciamento con i quartieri circostanti sono stati d’importanza determinante ai fini di una progettazione duratura dell’area: era necessario accogliere la fisionomia caratteristica dei singoli settori, rafforzarla ed arricchirla con l’aggiunta di nuovi elementi per rendere vivibile l’intero parco.

La progettazione si è sviluppata attorno a tre temi chiave: l’integrazione con la Dora, la metamorfosi dell’esistente e il rapporto tra Parco e città.

Il fiume Dora, spina dorsale del Parco, rappresenta l’elemento costitutore caratterizzante i diversi lotti: è stata ricavata una valletta che consente il contatto diretto con l‘acqua.

Il carattere della metamorfosi dell’esistente è riscontrabile in tutti i lotti, per la conservazione di parti delle archeologie industriali, il recupero di alcuni fabbricati e anche per l’uso delle pavimentazioni industriali, delle vasche, dei giardini fioriti, aiuole e orti.

Il rapporto tra Parco e città è stato sviluppato collegando ogni parte delle aree interessate con il loro intorno così da dialogare con l’intera città e non porsi unicamente come sistema di verde.

L’elemento acqua, gli elementi di connessione, la vegetazione che delimita gli spazi

Ad ovest il fiume Dora ha un effetto naturale, mentre ad est, a Valdocco, il fiume era sormontato da costruzioni ed ancor oggi si nasconde sotto una massiccia copertura in calcestruzzo. Per fare rivivere la Dora sono state aperte le dighe lungo le rive ad ovest e ad est viene tolta la copertura: in questo modo il fiume diventa un “torrente selvaggio” che scorre fra gli “scogli” di calcestruzzo, mentre gli antichi bacini di raffreddamento e di decantazione dell’acqua industriali vengono inseriti in un sistema per un management idrico duraturo, nel quale l’acqua piovana viene raccolta, immagazzinata, utilizzata per l’irrigazione e messa in scena per giochi d’acqua temporanei.

Passeggiate, rampe, scale, passerelle e ponti collegano i cinque settori autonomi trasformandoli in un grande spazio verde interconnesso.

L’elemento centrale di collegamento di maggiore importanza è la Passerella, un passaggio elevato in acciaio che percorre i tre settori a nord del parco per una lunghezza di 700 m.

Torino, Parco Dora. Dalla Passerella di collegamento, un passaggio elevato in acciaio che percorre i tre settori a nord del parco per una lunghezza di 700 m, sullo sfondo la chiesa del Santo Volto di Mario Botta. Al centro dell’immagine, una delle torri di raffreddamento conservate
Torino, Parco Dora. Un’altra vista, dalla parte della Passerella in quota, degli alti sostegni in acciaio (30 m) delle coperture dell’ex laminatoio Vitali

L’intervento del verde ha assunto qui molteplici funzioni aggiuntive rispetto a quelle classiche attribuite al parco urbano: in primis, la bonifica e rivitalizzazione di un suolo completamente arido e talvolta inquinato dalle pesanti attività industriali che vi si sono svolte (Phytoremediation), con la formazione di un’area ad alto valore naturalistico del corridoio ecologico che collega il Fiume Dora con il Parco del fiume Po (Stepping stone).

Un altro tema molto innovativo è stato nella scelta fortemente voluta dal progettista Peter Latz di adottare un assetto rigorosamente geometrico, abbandonando la sistemazione naturaliforme, una scelta che ha portato innumerevoli vantaggi dal punto di vista del benessere delle piante e della manutenzione del verde.

Un altro tema di qualità è stato la formazione di un “hortus conclusus” e di uno stagno utilizzando i ruderi e le fondazioni degli edifici industriali: la scelta delle piante è stata dettata da un rigoroso studio sulle specie autoctone resistenti alle situazioni estreme di una colonizzazione di un‘area ex industriale, così come per la scelta del miscuglio prativo.

Le piantagioni arboree creano lo spazio e le zone cuscinetto più esterne – che isolano il godimento del tempo libero da parte del pubblico all’interno del parco e lo mantengono schermato nei confronti delle zone residenziali limitrofe – consentono inoltre molteplici attività sotto la protezione delle chiome degli alberi.

I Cinque Lotti

Ingest è la sezione del parco che è stata elaborata più intensamente. Al livello superiore troviamo i piazzali e le passeggiate che si ingranano con le costruzioni confinanti.

Rampe e scale portano lungo i muri di 6 m d’altezza nella parte sud del parco, dove c’è lo spazio per le attività più disparate, ma anche per un riposo contemplativo. L’affascinante subcostruzione dell’ex laminatoio è stata trasformata in un giardino d’acqua, mentre un edificio svuotato è diventato un “Hortus conclusus”, per isolare il parco dal lato della strada.

Dalla posizione elevata si schiude alla vista il gioco armonioso fra gli edifici sacri e l’architettura industriale, mentre le sette torri e la ciminiera industriale sono trasformate in campanile per la nuova chiesa del Santo Volto di Mario Botta.

Il gigantesco capannone dell’ex laminatoio di Vitali rappresenta il centro vivace ed affascinante del parco: dopo l’eliminazione della copertura esterna e di grosse sezioni del tetto, i puntelli rossi d’acciaio, alti 30 m., hanno l’aspetto di una “giungla futuristica”.

Torino, Parco Dora. Dettaglio degli alti sostegni per la copertura originaria del capannone dell’ex laminatoio Vitali con alcuni dei sostegni dell’illuminazione

Verso la Dora si estende una nuova conca di contenimento delle piene del fiume e le masse di terreno scavato formano una scultura protettiva verso le costruzioni confinanti. Un sentiero lungo la sponda consente l’accesso al fiume, mentre sul culmine si snoda un “sentiero alto”, dal quale si può godere la vista non soltanto di Ingest e Vitali, ma anche e soprattutto della Basilica di Superga ad est e delle Alpi ad ovest.

A Valdocco gli impianti delle ferriere FIAT ricoprono addirittura il fiume: è rimasta conservata una pavimentazione in calcestruzzo che copre tre quarti di questa sezione del parco. Il tratto di fiume liberato è fiancheggiato da passeggiate fra le mura. Sulle terrazze ricavate dal materiale di scavo su entrambe le rive del fiume centinaia di alberi richiamano alla memoria il reticolo delle costruzioni preesistenti e la protezione ombrosa degli alberi offre lo spazio per molteplici attività.

La parte sud di Valdocco, ultimata nel 2011, è stata realizzata in modo CO2 – neutrale (a “impatto zero”) nel rispetto del Protocollo di Kyoto.

Il progetto di lighting

Il progetto d’illuminazione aveva l’obiettivo di fare emergere i punti di riferimento storici industriali e rafforzare gli importanti assi visivi creando relazioni spaziali per facilitare l’orientamento, oltre a creare spazi notturni che dovevano necessariamente trasmettere una sensazione di sicurezza. Uno dei temi fondamentali era quello di controllare l’abbagliamento dalle arterie stradali senza rinunciare a questi obiettivi nella creazione di un paesaggio notturno.

Analizzando le tavole relative al lighting concept della competizione internazionale del 2004 da parte dello studio Gerd Pfarrè si leggono diversi elementi di percorso che si intrecciano: percorsi pedonali, la passeggiata lungo la riva del fiume con la sua presenza sinuosa, i punti di orientamento, la piazza e la passerella in quota con un’illuminazione scenografica, le strade carrabili non infastidite dall’illuminazione all’interno del parco. La luce vista anche dal punto di vista scenografico come occasione per eventi al fine di attirare la cittadinanza verso il parco.

Torino, Parco Dora. Un’altra vista dell’illuminazione realizzata

I percorsi all’interno del parco sono stati illuminati con apparecchi di altezza ridotta non abbaglianti, ed è stata fatta un’illuminazione puntuale di gruppi di alberi o alberi isolati o nei punti di incrocio.

Per la passerella in quota, spina dorsale di tutta l’area, punto d’incontro e collegamento tra le due parti del parco, viene utilizzata luce colorata per accrescerne la forza espressiva.

I manufatti preesistenti di archeologia industriale – quali facciate, torri di raffreddamento, ecc – diventano forti punti di orientamento per tutta l’area, mentre una luce calda illumina lievemente gli alberi lungo la riva creando riflessi della vegetazione sull’acqua.

Gli apparecchi di illuminazione con temperatura colore di 4000 K ( in prevalenza di produzione Simes) si integrano perfettamente nel contesto architettonico garantendo un elevato comfort visivo. Alcuni proiettori (‘Focus’, di Simes) sono stati installati su palo per illuminare aree adiacenti al perimetro del parco, i percorsi principali e le aree di sosta e di aggregazione, ad un’altezza variabile tra gli 8 e i 10 m.

Sono state utilizzate diverse ottiche, con angoli di emissione di 26, 30 e 76° oltre a ottiche ellissoidali. In particolare, queste ultime sono state utilizzate per i proiettori utilizzati per illuminare le passerelle, ad un’altezza di 11 m da terra (e circa a 5 m rispetto al piano della passerella).

Questi apparecchi – originariamente equipaggiati con lampade agli ioduri metallici – sono stati recentemente sostituiti da tecnologia LED. Un utilizzo molto ampio di questi proiettori è stato fatto nel lotto Vitali.

Nel lotto Ingest sono stati invece utilizzati e incassati all’interno dei muri di contenimento in pietra apparecchi a finestra (‘Blinker’ di Simes), per l’illuminazione del camminamento, fungendo da segnapassi, integrati da bollard – dove non era possibile installare apparecchi ad incasso – per indicare i percorsi (‘Moai’ di Simes). In entrambi i casi sono state mantenute ampie interdistanze.

Nel parco Ingest i silos sono stati evidenziati con particolari effetti cromatici utilizzando la tecnologia RGB (apparecchio ‘Linear cornicione’ di Simes): un utilizzo scenico della luce è in grado di far rivivere i vecchi silos dismessi nella loro funzione originaria, trasformandoli in veri “segni di luce” distintivi.

Torino, Parco Dora. Le aree a verde dialogano in modo costruttivo e armonico con le preesistenze architettoniche e gli itinerari di percorso disegnati dai progettisti

I monumenti del passato industriale con l’illuminazione notturna diventano all’esterno elementi caratteristici del paesaggio, visibili a grande distanza, mentre all’interno suggeriscono un mondo nuovo: è il colore che aiuta a conservare la memoria del passato industriale, intervenendo dove la luce bianca non può arrivare, per creare uno stacco visibile su elementi che hanno perso il ruolo di un tempo e rafforzarne l’immagine e la potenza espressiva.

Le torri di raffreddamento di Vitali, al pari degli ex bacini di decantazione riempiti di acqua pulita, fanno parte del sistema di acqua piovana che – attraverso canali e canaletti scoperti – immette le acque raccolte dal tetto e dalla superficie nei bacini e nelle cisterne. Con un sistema di luci il gioco delle onde viene proiettato sulle pareti delle torri.

La torre di raffreddamento della Michelin è un elemento caratteristico del paesaggio, visibile a grande distanza: situata nella parte sudovest di questa sezione del parco diventa una scultura di luci e suoni accessibile.

(a cura di di Giordana Arcesilai, lighting designer – Bologna)

TORINO. PARCO DORA

Committente: Città di Torino

Area: 37 ettari

Progetto e realizzazione: 2004 – 2012

Competizione internazionale del 2004

Team di progettazione: Latz + Partner (lead design) STS S.p.A., Bologna (steering) CMC Studio Ingegneri Associato, Torino (analisi strutturale) Studio Pession Associato, Torino (progetto architettonico) U. Marano; Cetara (consulenza artistica)

Lighting Design concept: Gerd Pfarré Lighting Design

Awards:

European Garden Award 2017 (2. Prize)

The International Architecture Award 2012

Premio Architetture Rivelate 2012