
Durante il secondo appuntamento con diretta online del Light Cafè organizzato da APIL-Associazione Professionisti dell’Illuminazione, è stata presentata la Carta della Luce, un “gentlemen agreement” proposto dall’associazione dei professionisti lighting designer alle aziende produttrici di apparecchi di illuminazione: una piattaforma di intenti sicuramente molto utile e interessante, in questa fase così nevralgica di trasformazioni e cambiamenti nel mercato della luce
Il tema centrale dell’incontro – al quale erano presenti le lighting designer Susanna Antico, Paola Urbano e Cinzia Ferrara, Andrea Nava di ERCO e Giovanni Bonazzi di 3F Filippi Spa/ Targetti Sankey Spa (rispettivamente la prima e l’ultima tra le aziende firmatarie la Carta alla data del webinar) – è stato quello del ruolo e dei rapporti fra lighting designer e aziende produttrici di apparecchi.
Le differenti opinioni emerse nel confronto – anche molto diverse tra loro – sono state evidenziate in relazione a temi quali il ruolo del lighting designer nella società italiana e mondiale, le priorità del mercato e le conseguenti scelte delle aziende e le richieste dei clienti soprattutto in questo particolare periodo storico in cui l’intero mondo è afflitto dalla pandemia del coronavirus.
APIL ha messo a disposizione dei partecipanti la “Carta della Luce” ed è stata aperta una chat con tutti i partecipanti collegati, che hanno avuto la possibilità di fare delle domande. Un video è stato poi pubblicato sulla piattaforma youtube (questo il link).
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LA ‘CARTA DELLA LUCE’
Questi gli articoli del “gentlemen agreement”, la piattaforma comune di intenti fra progettisti lighting designer e aziende:
ART.1 – È obiettivo di tutto il settore dell’illuminazione elevare la conoscenza dell’uso della luce, naturale e artificiale, in architettura, negli spazi interni ed esterni e nel paesaggio, quale elemento essenziale della relazione tra l’uomo e l’ambiente.
ART.2 – La realizzazione di una buona illuminazione, in qualsiasi contesto, si raggiunge attraverso progetti, prodotti e servizi di qualità.
ART.3 – La promozione della cultura della luce richiede una elevata qualità dei prodotti, derivata da una continua ricerca delle aziende nelle tecnologie e nei materiali, così come dei progetti, elaborati con professionalità da lighting designer indipendenti.
ART.4 – In quest’ottica le aziende e i lighting designer si impegnano a riconoscere il ruolo professionale e specifico di ciascuna parte, moltiplicando in tal modo le opportunità di crescita di tutto il settore ed evidenziandone la pubblica utilità.
ART.5 – L’alleanza del settore, così concepita, potrà esprimersi attraverso la promozione delle Norma UNI 11630 (Criteri per la stesura del progetto illuminotecnico) e CEN/TS 17165:2018 Light and lighting – Lighting system design process, sull’obbligatorietà del progetto illuminotecnico e di iniziative volte alla più ampia diffusione della cultura della luce in ambito privato e pubblico.
Per ulteriori info sulla ‘Carta della Luce’
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I contenuti dell’incontro
APIL lavora da molto tempo attorno al riconoscimento del ruolo e dello status del lighting designer e la Carta della Luce intende in questa direzione far rispettare la professionalità dei lighting designer alle aziende.

Susanna Antico, presidente di APIL, parlando di questa Carta precisa come questa iniziativa sia: “…l’ultima nata in casa APIL, e come costituisca un tassello che rispecchia l’impegno profuso finora dall’Associazione nel definire i ruoli tra i diversi attori nella filiera della luce. La luce e l’illuminazione in questi ultimi anni sono argomenti estremamente interessanti per tutti: mai si è parlato così tanto di questi temi, per i quali le nuove tecnologie hanno offerto nuove opportunità.”
Il Presidente APIL ha però sottolineato come la necessità della presenza del progetto di illuminazione non sia in realtà ancora percepita come dovrebbe, pure di fronte al dato evidente che:“…Se si pensa ad un architetto che sceglie colori, distribuzione degli spazi, finiture, senza un progetto di illuminazione di qualità, il risultato che si ottiene non è quello che l’architetto aveva pensato”.
Per Susanna Antico l’illuminazione deve essere quindi considerata come un ‘nuovo’ elemento, una tecnologia giovane, e il lighting designer in tal senso può essere considerato come una nuova figura. Se il lighting designer ha bisogno degli apparecchi di illuminazione per realizzare i suoi progetti – e dunque il rapporto tra lighting designer e azienda è fondamentale – è anche vero che il progettista vuole che il risultato del suo progetto sia quello da lui pensato, e che l’azienda vuole vendere, ma d’altro canto il costruttore è contento quando i suoi prodotti sono utilizzati per progetti di alta qualità. Tutti e due hanno quale interesse prioritario la soddisfazione del cliente”.
In un rapporto di questo tipo tra azienda e professionista della luce è importante quindi la definizione ed il rispetto dei ruoli reciproci: da questo punto di vista APIL considera il lighting designer come una figura indipendente, con tutte le competenze tecniche necessarie per lo sviluppo del progetto di illuminazione.
La conclusione del Presidente APIL è quindi quella che: “…condividere con le aziende la Carta della Luce è un passo importante, un vero rito per sancire l’importanza e le differenze tra i diversi ruoli sottolineando il valore aggiunto della sinergia.”

Sul tema delle dinamiche di rapporto fra i due ruoli di lighting designer e aziende, la lighting designer Cinzia Ferrara spiega come l’Associazione: “…si sia sempre posto come obiettivo primario quello di dare rispetto, valore e qualifica alla professione del lighting designer, ciò senza sminuire il rapporto con le aziende, che è stretto e continuo, quasi quotidiano. Oggi i tempi sono maturi per ripensare a questo rapporto in modo chiaro e responsabile, per portare avanti il proprio mestiere senza sovrapposizioni dannose per tutti….”
Se l’obiettivo comune è quello di elevare la qualità del mondo della luce, sia dei prodotti, come dei progetti, lo sforzo collettivo deve essere quello di riuscire a dare alla cultura della luce un peso ed un valore maggiore. Secondo Cinzia Ferrara: “..la Carta della Luce è un documento semplice che si sviluppa in cinque punti molto facili da comprendere e realizzare. L’obiettivo è quello di dare ai due ruoli la corretta posizione di mercato.
Nella Carta si fa anche riferimento ad una normativa (UNI 11630) che ha sancito l’obbligatorietà del progetto e stabilito come questo debba essere elaborato”. Inoltre questa stessa norma UNI è di indubbio vantaggio per l’intero settore: “…perché il lighting designer, in qualità di libero professionista, per fare bella figura sul cliente, cercherà il migliore prodotto disponibile sul mercato e per farlo si rivolgerà a quelle aziende che meglio rispondono a questi requisiti.”
Un’assunzione comune di responsabilità condotta a livelli più elevati
Con lo strumento de “La Carta della Luce” tuttavia anche le responsabilità dei lighting designer aumentano, perché se si vuole qualità è necessario mantenere alta la formazione e la professionalità degli operatori.
La Carta della Luce è quindi un documento che mette in chiaro la necessità di avere livelli qualitativi elevati sia nel progetto come nei prodotti. ERCO è stato il primo costruttore a firmare la Carta.

Secondo Andrea Nava: “..si tratta di un passo importante in quanto la sinergia tra azienda e lighting designer permette di sviluppare il mercato molto meglio che da soli. Dal punto di vista delle aziende – e in particolare per ERCO che ha un taglio marcatamente tecnico – la figura del lighting designer ha un ruolo rilevante per la buona riuscita del progetto e stimolante per individuare nuove soluzioni illuminotecniche…
È un po’ quello che accade con una macchina da corsa che ha bisogno di un pilota con esperienza e talento per sfruttare al meglio le sue performance e suggerire le giuste modifiche per migliorarne le prestazioni. La sinergia che deve esserci tra i due ruoli è fondamentale.”
Nava è quindi fermamente convinto come sia ormai necessario: “..sviluppare forme virtuose di collaborazione per elaborare progetti con contenuti innovativi e una qualità sempre più elevata… e per conseguire riconoscimenti a livello internazionale, per riuscire, anche in Italia, ad arrivare al livello di altri Paesi nei quali il lighting designer è ormai una figura professionale irrinunciabile nel team di progettazione”.
Il futuro del lighting designer è in crescita anche in Italia

Tra i membri fondatori di APIL, la lighting designer Paola Urbano racconta – anche con riferimenti tecnici – come anche nel nostro Paese stia diventando sempre più importante il ruolo del professionista.
“Ultimamente si iniziano a vedere riconoscimenti sempre più concreti: in alcuni bandi pubblici questa figura professionale incomincia ad essere richiesta, così come inizia a comparire la domanda che il professionista sia iscritto ad una Associazione inserita con la Lg.4/2013 nell’elenco delle professioni non regolamentate (quelle senza Albo o Ordine come il lighting designer) riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico.
In tal senso APIL è l’unica associazione di professionisti della luce riconosciuta e i Soci Ordinari, che come tali esercitano la libera professione, si possono avvalere di questo riconoscimento nelle gare.
Inoltre, alcune Amministrazioni Pubbliche iniziano ad essere più attente anche nella validazione del progetto illuminotecnico affidandosi a noi specialisti per la “Verifica Progetto” prima di dare la validazione definitiva che consente di mandare in gara d’appalto un progetto esecutivo. Considerando che fino a qualche tempo fa non mi accadeva di ricevere questo tipo di incarico, trovo che anche questo sia un segnale positivo di riconoscimento della professione”.
Paola Urbano ha poi ricordato la pubblicazione negli ultimi anni di una serie di strumenti tecnici dedicati al progetto della luce, come la UNI 11630/2016 “Criteri per la stesura del progetto illuminotecnico” che definisce l’iter di analisi e di elaborazione del progetto stesso – sia in ambito privato che pubblico – dettagliando la documentazione che deve essere sviluppata a tutti i livelli di progettazione.
“…In sintesi, la UNI si affianca alla logica del Regolamento di Attuazione (DPR 207) utilizzato per i lavori pubblici, offrendo un iter metodologico chiaro ed inequivocabile dedicato al progetto della luce. Redigere bene un progetto anche tecnicamente in tutte le sue fasi, significa contenere costi e tempi di installazione, evitare contenziosi e lungaggini in fase di gara d’appalto.
Infine, un’interessante specifica tecnica di derivazione europea, è la recente UNI CEN/TS 17165/2019 che definisce le fasi di progettazione e di funzionamento dell’impianto d’illuminazione nella logica della sostenibilità e della circular economy.
In questa norma vengono anche indicate le responsabilità del progettista. ”Il tema della responsabilità trattato all’interno delle normative tecniche – qui una volta in più ribadito – è molto importante e a discendere in questo alveo si iscrivono ora anche le proposte avanzate con il gentlement agreement della Carta della Luce, che – pure se non obblighi di legge – assumono il valore impegnativo di un atto reciproco e volontario di riconoscimento dei ruoli.

Tra i firmatari della Carta della Luce, Giovanni Bonazzi, CEO di 3F Filippi/Targetti, racconta come il lighting designer debba essere un alleato dell’azienda.
“Bisogna elevare il settore, ed è una scelta obbligata, in quanto professionisti e aziende devono andare a braccetto. Il ruolo del lighting designer deve essere quello della persona di fiducia del committente finale.
I produttori devono ricevere uno stimolo continuo dal lighting designer, e si deve fare tesoro della loro esperienza al fine di elevare qualitativamente il settore.”
Bonazzi ha poi contestualizzato questo tema al particolare momento di emergenza Covid-19: “…In un momento come questo si possono vedere tre minacce sul mercato: gli investitori che pensavano a fare investimenti ma poi hanno annullato tutto, quelli che tagliano l’investimento o quelli che lo rimandano. Tagliare l’investimento è la situazione peggiore in quanto significa una vera spending review orizzontale in cui ci vanno di mezzo sia i professionisti che i produttori.
La ‘Carta della Luce’ promossa quindi in tempi non sospetti oggi è ancora più necessaria, nel momento in cui si riesce a fare sistema tra professionisti e produttori per far capire al committente che un corretto investimento deve tenere in considerazione l’intero ciclo di vita dell’installazione, ovvero considerare il TCO (Total Cost of Ownership) e non solo l’uscita finanziaria iniziale.”
Secondo Bonazzi in questo quadro è necessaria la comunicazione corretta delle normative, cosi come il coinvolgimento del professionista per elevare tutto il sistema. Per fare questo è necessaria però una comunicazione tra tutte le parti e la sensibilizzazione di più persone.
Al momento sono circa venti le aziende che hanno firmato la ‘Carta della Luce’, ma molte altre si sono rese interessate e disponibili per un incontro. Questo ovviamente è un buon auspicio per la ripresa dopo questo periodo di lockdown per la pandemia.
Nella fase conclusiva del webinar di presentazione, è stato dato spazio ad alcune domande fatte dai partecipanti, come ad esempio quella sul tema dei progetti offerti in forma gratuita dalle aziende alla quale i relatori rispondono evidenziando in modo molto chiaro la differenza tra un progetto realizzato da un professionista ed una “consulenza” offerta in forma gratuita.
Un’altra domanda ha invece sollevato la problematica della necessità di avere delle leggi per rendere obbligatoria a livello pubblico la figura del lighting designer, mentre un’altra domanda è stata posta in merito alle caratteristiche che le aziende devono avere per poter firmare la Carta.
Per il prossimo futuro, l’associazione APIL si propone come obiettivo di fare in modo che il lighting designer sia la persona di riferimento per il progetto dello spazio pubblico. In questo scenario, nel quale il ruolo del lighting designer diviene “ufficiale” e riconosciuto, è fondamentale il tema della responsabilità del progettista.
Il progetto di illuminazione non è qualcosa di solamente creativo, ma alla sua base ci sono precise competenze di fisica tecnica, scienza, e quindi il punto fondamentale non è se il progetto piace o non piace, ma se è corretto o meno. Il lavoro del lighting designer non si deve vedere ma si deve sentire.
LE OPINIONI DEI SOCI APIL
Sul nuovo strumento de ‘La Carta della Luce’ abbiamo raccolto qualche opinione di alcuni dei progettisti associati APIL: Silvia Perego, Ivano Bressan, Massimo Iarussi, Paolino Batani.

Secondo Silvia Perego (IN-VISIBLE lab Light and Design, Sesto Calende – Varese): “La Carta della Luce è un punto di partenza e non di arrivo, è un passo concreto verso un passaggio ancor più fondamentale: il riconoscimento della professione dei lighting designer.
È nella specializzazione che troviamo valore e qualità. Ed è anche nel dialogo tra le parti che individuiamo la crescita della professione. Un dialogo che, attraverso la Carta della Luce, diviene ancor più fondamentale.
Io lighting designer, professionista indipendente che si occupa esclusivamente di progettazione della luce, riconosco il ruolo del produttore, in quanto parte indispensabile della mia attività quotidiana, attraverso un processo di ricerca sul prodotto fondamentale per il settore, ma al contempo l’azienda, il mercato, riconoscono il ruolo libero e indipendente del lighting designer, attribuendo al professionista una qualità intellettuale, tecnica, fondamentale per il processo progettuale”.

Per Massimo Iarussi (Studio Massimo Iarussi progettazione della luce, Firenze): “Professionisti e aziende hanno gli stessi interessi: la qualità dei prodotti, la professionalità delle realizzazioni, la crescita dell’intero settore. Non è possibile realizzare questi obiettivi se non muovendosi ciascuno entro i limiti del proprio ruolo.
La Carta della Luce serve a questo: non è un contratto, non prevede sanzioni, non impone obblighi. Definisce un principio deontologico, fondamentale quanto ovvio: un impegno pubblico e volontario, che non può essere oggetto di imposizione. Non è un punto di arrivo ma solo, speriamo, l’inizio di un percorso condiviso. Un passaggio forse non sufficiente, ma certamente necessario e inderogabile”.

L’opinione di Ivano Bressan (Studio tecnico di progettazione impianti, Mogliano Veneto, Treviso) è che: “..il ruolo del lighting designer debba emergere ed essere considerato come un qualsiasi altro professionista / specialista del ramo energetico, acustico, ecc… e quindi essere tra le figure richieste dalle stazioni appaltanti relativamente ai concorsi pubblici e privati.
La Carta della Luce è sicuramente uno strumento per sottolineare l’importanza di questa figura professionale sempre in evoluzione dal punto di vista tecnico, energetico, normativo ed emozionale. Di LUCE non si muore folgorati, ma una progettazione della luce sbagliata può comunque recare danni all’utente”.

Il punto di vista di Paolino Batani (Tecne Engineering – Ingegneria integrata, Cesena) è che questa iniziativa APIL contribuisca: “..a dare un contributo significativo di metodo e di visione per la costruzione di una nuovo contesto di ripartenza che ci vede tutti impegnati in questa fase. In questi mesi di lockdown ci siamo infatti accorti come i modelli, i criteri e i comportamenti utilizzati fino ad oggi e che davamo per scontati non reggono più.
Un intenso lavoro associativo ci ha permesso di riflettere sulla nostra professione di lighting designer e quattro sono gli elementi che sono emersi con forza: 1) lavorare per costruire opere e interventi dove la qualità del risultato sia il criterio fondamentale che muove tutti coloro che vi collaborano, 2) utilizzare tutte le opportunità che la tecnologia attuale rende disponibile per il settore, 3) nutrire una profonda attenzione per l’ambiente e l’uso delle sue risorse, 4) partecipare insieme, ciascuno per il proprio ruolo, alla realizzazione di questi obiettivi.
È una visione nuova, che supera i criteri degli appalti al massimo ribasso, della realizzazione di opere e sistemi di illuminazione senza progetto e senza una valutazione della loro efficienza energetica e dei costi ambientali.
Tutti questi elementi sono ben presenti nella ‘Carta della Luce’ proposta da APIL agli attori del mondo della luce. Operativamente, questo passaggio implica che ciascuno (lighting designer, costruttori, installatori, multiutility, ecc) attraverso un approfondimento della propria attività, porti un contributo di impegno specifico, attivandosi per realizzare gli obiettivi della Carta.
La trama decisiva e la condizione necessaria perché tutto questo processo possa svolgersi e portare risultati soddisfacenti è nel riconoscimento dell’obbligatorietà del progetto illuminotecnico redatto secondo la nuova UNI 11630 da lighting designer qualificati, che deve contenere anche le indicazioni da rispettare in tutte le fasi di vita dell’opera, realizzazione, funzionamento e smaltimento con riutilizzo dei materiali a fine vita”.
(a cura di Lisa Marchesi, lighting designer – mldlab, Milano)
I RELATORI DELL’INCONTRO
Andrea Nava, laureato in Economia, ha sviluppato un percorso professionale in diversi settori prima di approdare al mondo delle “luce”. Dapprima in ENEL SOLE, dopo una parentesi nel Gruppo Cariboni, nel 2006 entra in ERCO come Amministratore Delegato Italia.
Sotto la sua direzione, gli apparecchi di illuminazione ERCO sono stati scelti per illuminare il Duomo di Milano, la Pinacoteca di Brera e la Fondazione Prada a Milano; i Fori Imperiali, la Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma; gli Uffizi e il Museo dell’Opera
del Duomo a Firenze, la Galleria Sabauda a Torino.
Giovanni Bonazzi, laureato in Economia presso l’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna ed in possesso di un MBA conseguito presso la BBS (Bologna Business School), entra nell’azienda di famiglia, 3F Filippi, nel 1990, ricoprendo vari incarichi, dal controllo di gestione, a quello di responsabile commerciale dei mercati esteri, sino alla funzione di marketing manager.
Attualmente ricopre la funzione di CEO del gruppo 3F Filippi | Targetti.
Cinzia Ferrara, architetto lighting designer, fonda nel 1990 lo studio Ferrara Palladino Lightscape con sede a Milano, in via Morimondo 26. Socia della statunitense IALD (International Association Lighting Designers), è membro dello Steering Committee Europe, mentre in Italia è socia APIL, di cui è stata Presidente per 2 mandati.
Nel 2018 ha ottenuto il CLD certificate.
Paola Urbano, lighting designer, dopo la laurea in architettura con una tesi sull’illuminazione delle opere d’arte nei musei, nel 1988 intraprende il dottorato di ricerca presso il Reparto di Fotometria dell’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica di Torino, proseguendo gli studi iniziati con la tesi sugli aspetti conservativi, il comportamento ottico ed i processi percettivi delle opere d’arte in ambito museale.
Alla sua professione di lighting designer con il proprio studio UrbanoLighting a Torino affianca attività didattiche presso il Politecnico di Torino e di Milano, gli Ordini Professionali, lo IED e la Bilgi University di Istanbul. Nel 1998 è tra i membri fondatori di APIL.
Susanna Antico, lighting designer e attuale Presidente APIL, socia IALD, laureata con lode in architettura presso l’Hoger Architectuur Instituut van de Stad Gent (Belgio), offre un background multidisciplinare, unito ad un forte interesse per la sociologia e l’urbanistica e alla progettazione dell’illuminazione architettonica.
Dal 1995 in poi Susanna Antico ha specializzato la propria attività professionale come consulente di lighting design coinvolto in progetti di illuminazione architettonica, artistica, urbana e ambientale.