
Arrivato al mondo dell’arte dalla scienza, con questa mostra Holler ci chiede in modo diretto di partecipare ai suoi esperimenti sulla realtà

La mostra “Doubt” di Carsten Höller realizzata per lo spazio Navate al Pirelli Hangar Bicocca di Milano si propone al visitatore come il risultato di una analisi ironica che sottolinea l’illusorietà della nostra esperienza sensoriale come prova della Realtà delle cose.
Tutta la mostra oscilla infatti – ad iniziare dalla sua forma planimetrica – nella vibrazione di una visione stereoscopica imperfetta, dove la nostra classica partecipazione visiva binoculare all’esperienza dello spazio viene immediatamente impedita, limitata, obbligandoci ad una scelta di campo, all’incertezza di una decisione (“Doubt”, appunto) su quale percorso intraprendere.
In questo modo la scelta razionale fra due diversi accessi alla mostra e due colori, il verde e il giallo, rappresentata dall’opera “Y” (2003), corridoio biforcuto segnato da una luce intermittente colorata concentrica (realizzata con lampadine a incandescenza da 25 W), si perde e si confonde all’interno del percorso della mostra nell’immagine simbolica e ipnotica delle giostre di un Luna Park.

All’interno del corridoio buio che abbiamo scelto (“Decision Corridors”) (2015) dobbiamo richiamare però la nostra attenzione di veglia – ed ecco l’ironia che torna – ed essere ben vigili e consapevoli del percorso da compiere, affidandoci al solo tatto e ai nostri passi misurati, ricostruendo l’esperienza dello spazio attraverso la nostra Memoria.
Alla fine di questo corridoio buio, il nostro vero accesso alla mostra ci metterà di fronte alla visione di una sola metà delle opere esposte, “costringendoci” a ritrovare l’altra parte, e a ricostruire dall’interno la tridimensionalità della nostra esperienza.
La riflessione degli specchi è inganno, così come le porte girevoli specchianti (dell’opera “Revolving Doors” – 2004-2016) o il movimento dinamico delle luci al neon di colore verde di “Double Neon Elevator” (2016) che creano la sensazione illusoria di ascesa e discesa come se ci trovassimo su un ascensore.

Fra Realtà e Memoria
Il nostro dubbio sul Reale non potrà allora che accrescersi non trovando risposte neppure ad esempio nella successiva installazione “Double Carousel” (2011), dove due giostre di Luna Park disposte in modo simmetrico ruotano lentamente in direzioni fra loro opposte, anche in questo caso totalmente deprivate dal loro ruolo ‘vero’ fatto di successione di movimento, velocità e azione da parte dei suoi utenti: la Memoria del Reale e dell’esperienza del “divertimento” viene qui rappresentata dalla qualità delle lampade tipo PAR ad alogeni con gelatine colorate che la illuminano, mentre l’uso possibile degli occhiali in realtà aumentata ‘truccati’ dall’artista, “Upside – Down Goggles” (1994-2011) che capovolgono l’ambiente, permettono di individuare una nuova rappresentazione nell’astrazione, sintetizzando nel visitatore il dubbio ulteriore insinuato dall’artista, e cioè che la creazione di una realtà artificiale per astrazione possa permetterci un nuovo modo più libero di osservare il mondo.

Il concetto di “Dubbio” trova così la sua massima condizione di sospensione di giudizio al capo opposto dello spazio espositivo della mostra, con l’opera “Milan Swinging Corridor” (2016), una struttura che ancora una volta segna il passaggio fra l’oscurità e la luce, eliminando anche in questo caso i riferimenti visivi dell’osservatore a favore di impercettibili movimenti del soffitto e delle pareti.

Con la “perdita” di posizione e/o di percezione del proprio Se’ si arriva quindi all’opposta Porta di accesso alla mostra, a quella che potremmo chiamare la Porta del Sogno, rappresentata dall’installazione “Light Corridor” (2016).
Qui una sorta di illuminazione che rimanda direttamente a quella di segnalazione tipo fine-pista aeroportuale, definita da luci LED lampeggianti con un livello di luminosità molto elevato, realizzata con armature stradali a luce LED bianca e da lampade sempre a LED tipo emergenza a luce bianca, provoca un effetto allucinatorio nell’osservatore.
Questa porta che riproduce anche ironicamente il punto fisico “reale” di massimo stacco prima del volo , conduce allo spazio del grande Cubo dell’Hangar, per l’artista una camera da letto, che ospita l’ultima opera del percorso, “Two Roaming Beds (Grey)” (2015): definita da due letti singoli, radiocomandati attraverso un algoritmo e un segnale GPS, che si spostano lentamente e senza sosta con movimento circolare.

L’artista offre al visitatore l’esperienza di dormire in questo spazio per una notte, risvegliandosi al mattino in un punto diverso: ed è per noi la riflessione su questa forma di Libertà a rappresentare l’altro e opposto approccio al “Dubbio” nella nostra esperienza del Mondo, il territorio incontrastato del Volo nei sogni del nostro inconscio.
(Massimo Maria Villa)
Milano – Pirelli Hangar Bicocca – Spazio Navate
Carsten Höller
“Doubt” a cura di Vicente Todolì
Fino al 31 luglio 2016