
L’illuminazione sta diventando un vero e proprio strumento di politica pubblica per le città che ambiscono a essere “più intelligenti”. Per le città che vogliono attirare nuovi investitori e residenti, che intendono sviluppare l’innovazione e la qualità della vita dei loro cittadini, il concetto di smart city sta suscitando un’attenzione crescente: esso viene in particolare utilizzato per definire le città dove le interazioni tra le persone o lo scambio di conoscenze sono migliorate con l’applicazione delle tecnologie dell’informazione.
Nell’ambito dell’associazione LUCI, un network internazionale delle città virtuose per l’illuminazione urbana formato da quasi 70 città in tutto il mondo, vediamo sempre più amministrazioni comunali esplorare queste opportunità smart attraverso le loro reti di illuminazione urbana. L’illuminazione intelligente non permette soltanto alle città di diventare più efficienti sul piano energetico, più reattivo e adattabile alle esigenze dei cittadini, può anche promuovere la mobilità sostenibile, e contribuire ad una maggiore sicurezza e confort degli spazi urbani.
Come oggi sappiamo, l’illuminazione urbana – i pali dell’illuminazione pubblica e le reti, in particolare – possono costituire chiaramente il primo trampolino di lancio per la costruzione di una infrastruttura intelligente per la città, come abbiamo già visto nelle città che stanno testando sistemi intelligenti di illuminazione, come Eindhoven, Glasgow o Copenhagen, per fare qualche nome. Ma una infrastruttura urbana completamente intelligente integrata con un piano generale di illuminazione urbana è un passo ancora un po’ più avanti. Prima di arrivare lì, ci sono alcune domande a cui le città devono dare risposta, e qualche soluzione che deve essere trovata.
In effetti, questo salto in avanti richiede nuove competenze comunali e un cambiamento di prospettive con una maggiore cooperazione trasversale tra i diversi dipartimenti della città. Quindi, la prima sfida è quella di integrare i piani regolatori di illuminazione in ampie strategie a lungo termine della città al fine di garantire azioni di pianificazione e di sviluppo urbano coerenti fin dall’inizio.
Un altro problema riguarda i dati: i lampioni di illuminazione “intelligenti” sono in grado di raccogliere grandi quantità di dati, cosa che offre nuove opportunità per le innovazioni tecnologiche. Ma la raccolta di questo tipo di informazioni ha gravi implicazioni in termini di privacy individuale: chi è il proprietario dei dati, chi ha accesso a queste informazioni e come le dovrà utilizzare? Le città dovranno esaminare la questione e stabilire alcune regole.
Un’altra questione importante è l’interoperabilità tra i software dei diversi produttori dei sistemi di controllo dell’illuminazione intelligente. Poche iniziative per protocolli comuni sono stati avviati (ALiS, TALQ), ma una completa interoperabilità non è ancora stata raggiunta. Le città hanno bisogno di essere certe della loro capacità di mantenere la loro libertà di scelta.
E, soprattutto, mentre è chiaro che l’illuminazione intelligente apre nuove opportunità teoricamente illimitate per le città del futuro, la questione fondamentale per le città è di rispondere a loro stesse: quali sono i servizi a valore aggiunto di cui i loro cittadini hanno davvero bisogno? E’ solo attraverso lo scambio di pratiche e imparando le une dalle altre che le città potranno trovare risposte a queste domande e diventare le città intelligenti di domani.
Mark Burton-Page – General Director, LUCI Association