Dove va il mercato della luce?

1. I Presidenti delle Associazioni

“Infinity” di Stephen Newby (courtesy: Stephen Newby)

I TESTIMONIAL: I PRESIDENTI DELLE ASSOCIAZIONI

Il mercato della luce e le sue tendenze nelle opinioni dei Presidenti delle Associazioni.

Una nuova visione di sistema per la luce

Massimiliano Guzzini, Presidente ASSIL

Il mercato della luce in Italia sta recependo diversi elementi innovativi in tema di applicazione di nuove tecnologie e in ordine alla gestione di sistemi di luce connessa. Quali tendenze saranno nel breve medio termine le più importanti e presenti in termini di volumi di mercato e investimenti?

“Gli apparecchi di illuminazione sono l’infrastruttura ideale per la trasmissione dati per le diverse aree applicative, a beneficio dei consumatori nel retail o musei, di coloro che viaggiano, lavorano o vivono nelle città, ad esempio.

Push notification, indoor navigation e space management rappresentano le principali tendenze applicative nel medio termine: ad oggi è difficile stimare i volumi in quanto molto dipenderà da come le aziende sapranno evolversi e riposizionarsi anche a seguito all’entrata di nuovi player”.

La Direttiva Etichettatura Energetica da un lato e le nuove indicazioni in sede europea in termini di progettualità, ispirate ai temi dell’economia circolare, in che modo sposteranno l’iter dei nuovi prodotti e l’output finale delle soluzioni che saranno a medio termine proposte sul mercato?

“La Commissione Europea intende imporre soluzioni legislative per promuovere prodotti ai quali sia sempre possibile effettuare interventi di riparazione e sostituzione di componenti, quali sorgenti e driver, senza considerare gli ambiti applicativi ed installativi delle diverse tipologie di apparecchi di illuminazione.

Il rischio è che per favorire la circular economy, si spinga il mercato a generare prodotti come “commodities”. ASSIL e LightingEurope stanno lavorando per indirizzare correttamente la Commissione a recepire i nuovi requisiti per evitare possibili impatti negativi sulla competitività dell’industria europea dell’illuminazione”.

Se parliamo di innovazione e di start up nate nel settore dell’illuminazione quale scenario si è andato a definire negli ultimi anni e qual è la tendenza in tal senso?

“In termini di start up la Cina ha favorito la nascita di aziende trader che con prodotti indifferenziati si sono posizionate sulla fascia bassa del mercato creando una forte azione di disturbo alle aziende che fanno innovazione ma che – se non continueranno ad investire in R&D – scompariranno.

La trasformazione digitale in atto anche nel nostro settore ha altresì favorito le start up di aziende legate a soluzioni IoT che cercano di fornire elementi software e hardware ai produttori tradizionali. E nei prossimi anni le opportunità di sviluppo più importanti saranno per le aziende che sapranno cogliere la visione della luce come infrastruttura per lo sviluppo di sistemi interconnessi”.

Di quali nuovi strumenti istituzionali necessiterebbe oggi la filiera dell’illuminazione italiana per coordinare in modo sempre più puntuale ed efficace la propria presenza sui mercati europei?

“Attraverso la partecipazione agli oltre 15 tavoli di LightingEurope, siamo determinati a rappresentare adeguatamente gli interessi del comparto italiano in Europa. Inoltre, grazie alla collaborazione con le Istituzioni e alle sinergie con altre associazioni, intendiamo creare un sistema in grado di sostenere i nuovi trend tecnologici attraverso la formazione, trasformandoli in motore per la crescita e l’internazionalizzazione delle imprese”.

Fare sistema per affrontare l’innovazione in atto

Stefano Bordone, Presidente ASSOLUCE

Il mercato della luce in Italia sta recependo diversi elementi innovativi in tema di applicazione di nuove tecnologie e in ordine alla gestione di sistemi di luce connessa. Quali tendenze saranno nel breve medio termine le più importanti e presenti in termini di volumi di mercato e investimenti?

“Vorrei fare una premessa indispensabile nell’attuale scenario di mercato: per ogni imprenditore impegnato nella produzione è inevitabile avere a che fare con la tecnologia e, quando essa viene recepita dalla filiera, la adattiamo immediatamente ai nostri prodotti in modo che l’offerta finale sia sempre in sintonia con la domanda.

Tale dinamica però fa emergere due aspetti che non possono essere ignorati in fase progettuale: la prima è la mancanza di un’unica tecnologia compatibile, soprattutto per quanto riguarda i nuovi sistemi in regime multistandard; la seconda è l’esigenza da parte dell’utente di poter disporre impianti di illuminazione in grado di garantire cambiamenti cromatici e sfumature, caratteristica fino a qualche anno fa esclusiva del contract e oggi fortemente richiesta negli ambienti domestici.

Ciò detto, i futuri investimenti dovranno puntare a garantire la piena compatibilità dei prodotti con le richieste dell’utente finale, senza però abbandonare la produzione standard che continuerà a mantenere una quota importante del mercato”.

Le tendenze della progettazione nell’ambito dell’Interior Design sembrano orientare sempre più le loro scelte verso soluzioni integrate sul piano dell’architettura e il Product Design delle singole lampade esprime una crescente personalizzazione d’uso dal punto di vista dell’utente. Come valuta questi aspetti e la loro evoluzione nel breve-medio periodo?

“I produttori di impianti di illuminazione si stanno trasformando in ‘customizzatori’ delle esigenze del progettista; non è più sufficiente offrire un prodotto standard da catalogo ma bisogna concentrarsi sulla realizzazione di soluzioni coerenti con progetti sempre più ambiziosi. Tale tendenza è ancora più evidente quando ci si sposta verso l’alto di gamma, ma in futuro probabilmente impatterà su tutte le fasce di mercato”.

Se parliamo di innovazione e di start up nate nel settore dell’illuminazione quale scenario si è andato a definire negli ultimi anni e qual è la tendenza in tal senso?

“L’evoluzione in atto nel mondo dell’illuminazione obbligherà i produttori italiani a fare sistema e a riunirsi. Non dimentichiamoci, infatti, che in tempi recenti importanti realtà del comparto sono state acquisite da grandi gruppi che avevano la necessità di implementare la propria offerta aggiungendo i prodotti per illuminazione.

È una tendenza rischiosa, non lo nego, che può essere arginata o invertita facendo sistema e squadra, mettendo da parte l’individualismo, creando nuove occasioni di sinergia e accordi che migliorino la logistica e la distribuzione. In un settore votato all’export come quello dell’illuminazione d’arredo, dove la quota di prodotto esportato è pari al 72%, è necessario trovare nuove soluzioni e l’aggregazione è l’unica strada da seguire per competere ad armi pari con i nostri concorrenti oltreconfine. Certo, ci sono state alcune individualità che hanno portato innovazione ma il nostro obiettivo è quello di riuscire a supportarle sia sul fronte tecnico-normativo sia con un’efficace azione di lobby presso le istituzioni: continueremo a dialogare con i ministeri competenti per arrivare a un aggiornamento della legislazione inerente al settore illuminazione.

Di quali nuovi strumenti istituzionali necessiterebbe oggi la filiera dell’illuminazione italiana per coordinare in modo sempre più puntuale ed efficace la propria presenza sui mercati europei?

“Semplificazione innanzitutto, soprattutto in sede europea dove vengono analizzate le normative del nostro settore e dove spesso assistiamo a inspiegabili cambi “in corsa” dei regolamenti. Al tempo stesso, abbiamo la necessità di controlli più mirati e costanti sulla qualità delle importazioni dagli altri Paesi…”.

Attenzione alla confusione dei ruoli

Susanna Antico, Presidente APIL

Il mercato della luce in Italia sta recependo diversi elementi innovativi in tema di applicazione di nuove tecnologie e in ordine alla gestione di sistemi di luce connessa. Quali tendenze saranno secondo lei nel breve medio termine le più importanti e presenti in termini di volumi di mercato e investimenti?

“La tecnologia LED ha portato, nell’arco degli ultimi 10 anni, ad una rivoluzione nel nostro settore, cambiando letteralmente il modo di pensare la luce. Questa rivoluzione tecnologica oggi ha raggiunto un buon grado di maturazione, ed annovera tra i punti di forza la facilità di gestione ed adattabilità con sistemi di reti anche complessi. Intravedo per il prossimo futuro una sempre maggiore possibilità di sviluppo di sistemi Internet of Things, in cui l’apparecchio di illuminazione stesso può diventare strumento per la raccolta di informazioni, che possono essere riutilizzate per migliorare le esperienze dell’individuo all’interno degli spazi di cui fruisce”.

Quali ruoli ha assunto la figura del progettista della luce all’interno della filiera nel corso dell’ultimo decennio e quali sono le attività e le politiche di rapporto che sul piano istituzionale avete intrapreso per consolidare questa presenza professionale nel contesto del mercato dell’illuminazione in Italia?

“La figura del progettista della luce si sta delineando sempre di più, da un lato perché il mercato è sempre più aperto e la mancanza di una figura professionale di riferimento, lavorando fuori dai confini nazionali, si fa sentire maggiormente, dall’altra perché la tecnologia è diventata talmente complessa da richiedere figure professionali competenti e specializzate.

APIL è l’unica associazione di categoria in Italia iscritta alle liste del ministero relative alle professioni non riconosciute (legge 4 del 2013), lista che di fatto sancisce la professione. L’iscrizione ad una associazione appartenente alla suddetta lista è diventato un fattore determinante nelle gare pubbliche che fanno riferimento ai CAM e alla norma UNI 11630 2016, sui Criteri di Stesura del Progetto Illuminotecnico. Infine APIL promuove una serie di attività volte all’aggiornamento tecnico professionale di soci e simpatizzanti”.

Se parliamo di innovazione e di start up nate nel settore dell’illuminazione quale scenario si è andato a definire negli ultimi anni e qual è la tendenza in tal senso?

“Con l’applicazione dei LED all’illuminazione molte aziende di elettronica si sono trasformate in aziende di illuminazione creando apprensione da parte delle aziende storiche ma dando anche una grande spinta al mercato.

Si è creata anche molta confusione per cui le competenze e la professionalità diventano sempre più importanti. La ricerca sta dando risultati molto interessanti nella manipolazione a distanza dell’apertura del fascio, della temperatura colore, del warm dimming. Ci sono applicazioni – penso ai musei – dove queste tecnologie possono risolvere grandi problemi. L’opera d’arte è sempre diversa e così è il fascio, la direzione, il colore della luce e il tutto comandato a distanza tramite APP.

Un altro settore di ricerca estremamente interessante è quello legato alla miniaturizzazione e dunque all’integrazione dei sistemi di illuminazione”.

Di quali nuovi strumenti istituzionali necessiterebbe oggi la filiera dell’illuminazione italiana per coordinare in modo sempre più puntuale ed efficace la propria presenza sui mercati europei?

“Il riconoscimento della professione del progettista di illuminazione è sicuramente un aspetto nodale. Da questo punto di vista in Italia siamo molto indietro, a causa di una forte confusione dei ruoli: troppi attori commerciali vantano ruoli di progettista di illuminazione, quando di fatto si limitano ad offrire un servizio tecnico di supporto alla vendita.

Questo porta ad una situazione per la quale realizzazioni spesso importanti e dunque cariche di responsabilità anche sociale non siano affidate ai professionisti. In nome dei LED e del risparmio energetico si permettono, in ambiente urbano ad esempio, realizzazioni carenti e sbagliate. Come riportavo più sopra la tecnologia allo stato solido non è solo risparmio energetico, ma molto altro; per utilizzarla al meglio è però necessaria una progettazione accurata da parte di professionisti capaci ed aggiornati.

In questo senso ci aiutano, come dicevo, le nuove normative, tuttavia la cosa non è sufficiente e personalmente auspico una maggiore collaborazione tra le parti, con rispetto dei ruoli e grande collaborazione, ma senza invasioni di campo”.

Stabilità e regole più chiare per la filiera

Gianpaolo Roscio, Presidente AIDI

Il mercato della luce in Italia sta recependo diversi elementi innovativi in tema di applicazione di nuove tecnologie e in ordine alla gestione di sistemi di luce connessa. Quali tendenze saranno secondo lei nel breve medio termine le più importanti e presenti in termini di volumi di mercato e investimenti?

“Le nuove tecnologie hanno spostato il mercato verso un’offerta che abbraccia tutto ciò che è digitale, connesso e integrato. Pertanto bisognerà sviluppare sempre di più i concetti di ‘IoT ready’e ‘digital light’ e investire molto nell’ human centric lighting. E per fornire prodotti e servizi veramente innovativi le aziende dovranno necessariamente lavorare con specialisti di altri settori, come, ad esempio, quello delle telecomunicazioni”.

Una strategia più efficace relativa agli investimenti per l’illuminazione pubblica e alla realizzazione di progetti integrati per le Smart Cities si colloca immagino fra le priorità della sua azione sul mercato italiano. Che cosa può dirci al riguardo e quali altre opportunità operative vede possibili in questa direzione nel breve-medio termine?

“La Smart Cities oggi è una strategia nella quale la luce svolge un ruolo molto importante per offrire scenari dinamici e rispondere alle numerose esigenze dei cittadini. Pertanto questa è una delle tematiche principali su cui lavorerò durante il mio mandato di presidente di AIDI per creare su tutto il territorio occasioni dove far incontrare e dialogare tutti gli attori coinvolti nelle nuove frontiere dell’illuminazione come le amministrazioni, aziende, utility, progettisti, università, professionisti dell’elettronica e delle telecomunicazioni”.

Se parliamo di innovazione e di start up nate nel settore dell’illuminazione quale scenario si è andato a definire negli ultimi anni e qual è la tendenza in tal senso?

“Per favorire sempre di più lo sviluppo dell’impresa e delle start up innovative bisogna aumentare gli investimenti nella ricerca e formazione con lo sviluppo di nuove competenze e potenziare quindi il collegamento tra il mondo universitario e quello produttivo”.

Di quali nuovi strumenti istituzionali necessiterebbe oggi la filiera dell’illuminazione italiana per coordinare in modo sempre più puntuale ed efficace la propria presenza sui mercati europei?

“L’Europa ci riconosce la qualità e la professionalità che caratterizzano il nostro settore anche se in Italia mancano stabilità e regole chiare per produttori, gestori e amministrazioni.

Mi riferisco in particolare al proliferare delle leggi regionali sull’inquinamento luminoso, dove – con un po’ di sforzo da parte di tutti – si potrebbe finalmente arrivare ad un’ unica legge nazionale, ai CAM (Criteri Minimi Ambientali), al riconoscimento dei TEE (Titoli di Efficienza Energetica), al supporto economico alle pubbliche amministrazioni.

Su queste tematiche dovrebbe intervenire anche la politica e come associazione siamo pronti a dialogare con il nuovo Governo e fornire il nostro contributo”.

(a cura di Massimo Maria Villa)